“Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". Giovanni 18:37
Un terremoto aveva indicato l’ora della morte del Cristo, e un altro terremoto ne segnalò il momento del trionfo. Colui che aveva vinto la morte e il sepolcro uscì dalla tomba come un conquistatore, tra il sussultare della terra, il bagliore dei lampi e lo scoppio dei fulmini. Quando verrà la seconda volta, scuoterà “non solo la terra, ma anche il cielo” (Ebrei 12:26); “La terra barcollerà come un ebbro, vacillerà come una capanna” (Isaia 24:20); “I cieli sono arrotolati come un libro” (Isaia 34:4); “Gli elementi infiammati si dissolveranno, e la terra e le opere che sono in essa saranno arse” (2 Pietro 3:10); “Ma l’Eterno sarà un rifugio per il suo popolo, una fortezza per i figliuoli di Israele”. Gioele 3:16. SU 599.4
Al momento della morte di Gesù, i soldati avevano visto la terra avvolta dalle tenebre di mezzanotte; al momento della risurrezione videro lo splendore degli angeli illuminare la notte e udirono gli esseri del cielo cantare con gioia trionfante: “Tu sei il vincitore di Satana e delle potenze delle tenebre. Tu hai sommerso la morte nella vittoria!” SU 600.1
Il Cristo uscì dalla tomba glorificato e i soldati romani lo videro. I loro occhi si fissarono sul volto di colui che, poco prima, avevano beffeggiato e deriso, e in quell’Essere glorificato riconobbero il prigioniero che avevano visto nell’aula del tribunale e sul cui capo avevano posto una corona di spine. Era colui che non aveva reagito davanti a Pilato e a Erode e il cui corpo era stato lacerato dalle frustate; era colui che era stato inchiodato sulla croce, di fronte al quale i sacerdoti e i capi, pieni di superbia, avevano detto: “Ha salvato altri e non può salvar se stesso!” Matteo 27:42. Era colui che era stato deposto nel sepolcro nuovo di Giuseppe. Il cielo aveva liberato quel prigioniero. Neppure delle montagne accumulate sul suo sepolcro avrebbero potuto impedirgli di uscirne. SU 600.2
Leggi Giovanni 18:33-38. Di cosa parlarono Pilato e Gesù?
Per conoscere come stavano le cose e per sottrarsi al clamore della folla, prese Gesù in disparte e gli chiese di nuovo: “Sei tu il re dei giudei?” Gesù non rispose direttamente alla domanda. Sapeva che lo Spirito Santo lottava in Pilato, e gli offrì la possibilità di manifestare la sua convinzione chiedendogli: “Dici questo di tuo, oppure altri te l'hanno detto di me?” Giovanni 18:33, 34. In altre parole, Pilato faceva quella domanda per ripetere le accuse dei sacerdoti oppure perché desiderava conoscere il messaggio di Cristo? Pilato capì quello che Gesù voleva dire, ma per orgoglio non volle ammettere quella convinzione che si stava impossessando di lui. “Sono io forse Giudeo? La tua nazione e i capi dei sacerdoti ti hanno messo nelle mie mani; che cosa hai fatto?” Versetto 35. GDN 556.2
Pilato si lasciò sfuggire quell'occasione preziosa. Ma Gesù non volle lasciarlo senza dargli un'ulteriore possibilità. Non rispose direttamente alla sua domanda, ma spiegò chiaramente la sua missione e gli fece capire che non cercava un trono terreno. GDN 556.3
“Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori combatterebbero perché io non fossi dato in man dei giudei; ma ora il mio regno non è di qui. Allora Pilato gli disse: Ma dunque, sei tu re? Gesù rispose: Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”. Versetti 36, 37. GDN 556.4
Gesù dichiarò che la sua Parola faceva conoscere la verità a coloro che erano pronti a riceverla. Essa aveva in sé la capacità di affermarsi, e il segreto del progresso del suo regno di verità risiedeva nella potenza di questa Parola. Egli desiderava far comprendere a Pilato che la sua vita poteva essere rinnovata e ristabilita solo accettando questa verità.GDN 556.5
Pilato desiderava conoscere la verità. Aveva idee confuse; a mala pena aveva afferrato le parole del Salvatore, però sentiva nel cuore un grande desiderio di arrivare a comprenderne il significato. Chiese: “Che cos'è verità?”, ma non attese la risposta. Il tumulto esterno lo richiamò alle preoccupazioni del momento: i sacerdoti reclamavano una decisione immediata. Ed egli uscì e davanti al popolo disse solennemente: “Io non trovo colpa in lui”. Giovanni 18:38. GDN 556.6
“Quando la verità viene accolta nel cuore, inizia l'opera di raffinazione e santificazione di chi la riceve. Colui che custodisce la verità, non sentirà di non avere più bisogno di illuminazione, ma si renderà conto, man mano che mette in pratica la verità nella sua vita pratica, di avere bisogno di una luce continua per aumentare la sua conoscenza. Man mano che porterà la verità nella sua vita, percepirà la sua reale ignoranza e si renderà conto della necessità di avere un'istruzione più approfondita, per capire come utilizzare al meglio le sue capacità”. CE 137.2
Leggi Giovanni 18:38-19:5. In che modo Pilato cercò di convincere il popolo a chiedere il rilascio di Gesù?
Ed egli uscì e davanti al popolo disse solennemente: “Io non trovo alcuna colpa in lui”. Giovanni 18:38. SU 557.5
Queste parole di un giudice pagano erano uno sferzante rimprovero contro i capi d’Israele che accusavano il Salvatore. Nell’udirle, la delusione e la collera dei sacerdoti e degli anziani non ebbero più limiti. Essi avevano a lungo complottato per quella condanna e, profilandosi la prospettiva di una liberazione di Gesù, sembravano decisi a farlo a pezzi. Minacciarono ad alta voce Pilato di denunciarlo presso il governo romano, e lo accusarono di non voler condannare Gesù che, a loro giudizio, si era schierato contro Cesare. SU 558.1
Voci irritate dicevano che la ribellione di Gesù era nota in tutto il paese. I sacerdoti affermavano: “Egli solleva il popolo insegnando per tutta la Giudea; ha cominciato dalla Galilea ed è giunto fin qui”. Luca 23:5. SU 558.2
Pilato non aveva nessuna intenzione di condannare Gesù. Sapeva che gli ebrei lo accusavano spinti dall’odio e dal pregiudizio, ma conosceva il suo dovere: la giustizia esigeva che Gesù fosse liberato immediatamente. Pilato temeva però il furore del popolo. Se non avesse accondisceso alla condanna di Gesù, sarebbe sorto un tumulto; ed era proprio questo che temeva. Quando udì che Gesù era della Galilea, decise di mandarlo da Erode, sovrano di quella provincia che in quei giorni si trovava a Gerusalemme. Facendo così, sperava di scaricare su Erode la responsabilità di quella condanna. Pensò anche che quella fosse un’ottima occasione per porre fine a una vecchia contesa che esisteva fra lui ed Erode. Così avvenne. Il processo del Salvatore fu l’occasione perché si ristabilisse la loro amicizia. SU 558.3
“Indurito com'era, Erode non osò ratificare la condanna di Cristo. Desiderava sollevarsi dalla terribile responsabilità e rimandò Gesù alla sala del giudizio romano”. DA 731.4
Pilato fu deluso e amareggiato quando gli ebrei tornarono con il prigioniero; chiese impazientemente che cosa volevano che facesse, ricordando loro che aveva già esaminato Gesù e che non aveva trovato in lui nessuna colpa; disse inoltre che delle accuse rivolte non ne aveva potuto provare nessuna. Aveva mandato Gesù da Erode, tetrarca della Galilea, uno della loro nazione, ma anche lui non aveva trovato in Gesù nulla degno di morte. “Io dunque, dopo averlo castigato, lo libererò”. Luca 23:16. SU 561.2
Pilato, facendo questa concessione, mostrò la sua debolezza. Aveva affermato che Gesù era innocente, ma aveva accettato di farlo flagellare per accontentare i suoi accusatori. Per giungere a un compromesso con la folla, sacrificava un principio di giustizia. Si poneva così in una situazione svantaggiosa. Approfittando della sua indecisione, la folla reclamò a gran voce la vita del prigioniero. Se Pilato fosse stato fermo sin dall’inizio e si fosse rifiutato di condannare un uomo che trovava senza colpa, avrebbe infranto quella catena fatale che lo avrebbe legato al rimorso per tutta la vita. Se avesse proclamato chiaramente le sue convinzioni intorno alla giustizia, gli ebrei non avrebbero osato imporgli la loro volontà. Certo, Gesù sarebbe stato ugualmente condannato a morte, ma Pilato non ne avrebbe avuto la responsabilità. Invece Pilato, a poco a poco aveva violato la propria coscienza. Aveva trovato pretesti per non giudicare con giustizia ed equità, e ora si trovava in balia dei sacerdoti e dei capi. L’incertezza e l’indecisione provocarono la sua rovina. SU 561.3
La preghiera di Gesù per i suoi nemici si estendeva a tutto il mondo, e abbracciava ogni peccatore dal principio sino alla fine dei tempi. Tutti sono responsabili della crocifissione del Figlio di Dio, e tutti possono ottenere liberamente il perdono. Chiunque vuole può riconciliarsi con Dio e avere la vita eterna. Appena Gesù fu inchiodato, uomini robusti sollevarono brutalmente quello strumento di tortura e lo conficcarono nel terreno, provocando un dolore atroce nel figlio di Dio. Pilato aveva redatto un’iscrizione in ebraico, in greco e in latino, e l’aveva fatta porre sulla croce, proprio sul capo di Gesù. In essa si leggeva: “Gesù il Nazareno, il Re de’ Giudei”. I giudei si irritarono per quella iscrizione. Nel tribunale di Pilato avevano gridato: “Crocifiggilo!... Noi non abbiamo altro re che Cesare” (Giovanni 19:19, 15), dichiarando così che chiunque riconosceva un altro re era un traditore. Quella iscrizione, fatta apporre da Pilato, era conforme ai loro sentimenti; in essa non era espressa alcuna accusa, se non che Gesù era il re dei giudei. Quella iscrizione era il riconoscimento della fedeltà che gli ebrei dovevano al potere romano: chiunque si attribuiva il titolo di re dei giudei veniva giudicato e condannato a morte. I sacerdoti avevano fatto torto a se stessi. Quando complottavano contro Gesù, Caiafa aveva esplicitamente dichiarato che era bene che uno solo morisse per salvare tutto il popolo. Adesso la loro ipocrisia si manifestava. Pur di sopprimere Gesù, erano pronti a sacrificare perfino la loro esistenza come nazione. SU 573.2
I sacerdoti si resero conto della gravità di quello che avevano dichiarato e chiesero a Pilato di cambiare quell’iscrizione. “Non scrivere: il Re dei Giudei; ma che egli ha detto: Io sono il Re de’ Giudei”. Giovanni 19:21. Ma Pilato, arrabbiato con se stesso per la sua precedente debolezza, e sprezzando la gelosia e l’invidia di quegli astuti sacerdoti e capi, rispose con freddezza: “Quel che ho scritto, ho scritto”. Giovanni 19:22. SU 574.1
Una potenza superiore a quella di Pilato e dei giudei aveva disposto che fosse collocata quell’iscrizione sul capo di Gesù. Dio voleva far riflettere gli uomini e indurli a investigare le Scritture. Il luogo della crocifissione era vicino alla città. Migliaia di pellegrini si trovavano a Gerusalemme, ed essi sarebbero venuti a sapere di quella iscrizione che attestava che Gesù di Nazaret era il Messia. Si trattava di una verità vivente, scritta da una mano guidata da Dio. SU 574.2
Leggi Giovanni 19:25-27. Quale scena toccante riguardante la madre di Gesù avvenne sulla croce?
Mentre Gesù guardava la folla, il suo sguardo si posò su una figura ai piedi della croce. Era sua madre, sostenuta dal discepolo Giovanni. Ella non poteva stare lontana dal figlio e Giovanni, sapendo che la fine era vicina, l’aveva ricondotta presso la croce. Nel momento della morte Gesù si ricordò di lei. Guardando il suo volto sconvolto dal dolore, e poi quello di Giovanni, le disse: “Donna, ecco il tuo figlio!” Poi disse a Giovanni: “Ecco tua madre!” Giovanni 19:26, 27. SU 578.1
Giovanni comprese le parole di Gesù e accettò quel compito; da quel momento prese Maria in casa sua e ne ebbe tenera cura. Il Salvatore amorevole e compassionevole, pur in mezzo alla sofferenza fisica e al tormento morale, pensò premurosamente a sua madre. Non aveva denaro da lasciarle; ma aveva avvinto a sé il cuore di Giovanni, e a lui ora affidava sua madre come un prezioso deposito. Così assicurò a Maria ciò di cui aveva bisogno: la tenera simpatia di qualcuno che l’amava perché ella amava Gesù. Accogliendola come se avesse un compito sacro da assolvere, Giovanni riceveva una grande benedizione: Maria gli avrebbe sempre ricordato il suo amato Maestro. SU 578.2
Leggi Giovanni 19:28-30. Qual è il significato delle parole di Gesù in punto di morte: “È finita”?
Nel momento in cui Gesù esclamò: “È compiuto!”, dei sacerdoti officiavano nel tempio. Era l'ora del sacrificio della sera. L'agnello, simbolo di Cristo, stava per essere immolato. Il sacerdote, con i sontuosi paramenti sacerdotali, aveva il coltello in mano, come Abramo quando stava per uccidere il proprio figlio. La folla contemplava attenta la scena. Ma in quello stesso momento la terra fu scossa perché il Signore stesso si avvicinava. Con un rumore lacerante la cortina interna del tempio fu strappata in due, da cima a fondo, da una mano invisibile e svelò agli occhi della folla il luogo in cui si manifestava la presenza di Dio. Lì, sul propiziatorio, il Signore esprimeva la sua gloria. Soltanto il sommo sacerdote sollevava la cortina che separava il luogo santissimo dall'altra parte del santuario, una volta l'anno, per fare l'espiazione dei peccati del popolo. Ma adesso quella cortina era strappata in due. Il luogo santissimo del santuario terreno aveva perso il suo carattere sacro. GDN 581.1
Ovunque regnavano terrore e confusione. Il sacerdote stava per immolare la vittima, ma il coltello gli cadde dalla mano tremante e l'agnello fuggì. Il simbolo si era incontrato con la sua realtà nel momento della morte del figlio di Dio. Il grande sacrificio era compiuto. La via che dà accesso al santuario è aperta, una via nuova e vivente, accessibile a tutti; l'umanità peccatrice e sofferente non ha più bisogno di aspettare la venuta del sommo sacerdote. Da quel momento in poi il Salvatore avrebbe officiato in cielo come sacerdote e avvocato. Fu come se una voce dicesse agli adoratori: “Sono cessati tutti i sacrifici e tutte le offerte per il peccato. Il Figlio di Dio è venuto secondo la sua Parola”. “Ecco, vengo (nel rotolo del libro è scritto di me) per fare, o Dio, la tua volontà”. Ed “è entrato una volta per sempre nel luogo santissimo... Così ci ha acquistato una redenzione eterna”. Ebrei 10:7; 9:12. GDN 581.2
Leggi Giovanni 20:1-7. Qual è l'importanza per noi di ciò che è raffigurato in questi versetti?
Le donne non erano giunte al sepolcro provenendo tutte dalla stessa direzione. Maria Maddalena arrivò per prima, e avendo visto che la pietra era stata rotolata, si allontanò di corsa per avvertire i discepoli. Nel frattempo sopraggiunsero le altre donne. Una luce illuminava la tomba, ma il corpo di Gesù non c’era più. Mentre erano lì immobili per lo stupore, improvvisamente si resero conto di non essere sole. Un giovane, vestito di abiti bianchi e splendenti sedeva sulla pietra: era l’angelo che l’aveva fatta rotolare. Aveva assunto un aspetto umano per non suscitare timore; una luce divina risplendeva ancora intorno a lui, e le donne si spaventarono. Si voltarono per fuggire, ma le parole dell’angelo le fecero fermare: “Voi, non temete; perché io so che cercate Gesù, che è stato crocifisso. Egli non è qui, poiché è risuscitato come avea detto; venite a vedere il luogo dove giaceva. E andate presto a dire a’ suoi discepoli: Egli è risuscitato da’ morti”. Matteo 28:5-7. Le donne guardarono nuovamente il sepolcro e udirono ancora una volta quel meraviglioso annuncio. Un altro angelo, in forma umana era lì, e disse loro: “Perché cercate il vivente fra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi com’Egli vi parlò quand’era ancora in Galilea, dicendo che il Figliuol dell’uomo doveva esser dato nelle mani d’uomini peccatori ed esser crocifisso, e il terzo giorno risuscitare”. Luca 24:5-7. SU 605.3
Egli è risorto! Egli è risorto! Le donne non si stancavano di ripetere quelle parole. Non c’era più bisogno di aromi e unguenti. Il Salvatore non era morto, era vivo. Allora si ricordarono che quando Gesù aveva parlato della sua morte, aveva anche citato la sua risurrezione. Che giorno stupendo per il mondo! Le donne si allontanarono dal sepolcro “con spavento ed allegrezza grande, corsero ad annunziar la cosa a’ suoi discepoli”. Matteo 28:8. SU 606.1
Leggi Giovanni 20:8-10. Qual era il significato del panno per il viso piegato?
Maria non aveva udito quello splendido annuncio. Era andata da Pietro e da Giovanni con questo triste messaggio: “Han tolto il Signore dal sepolcro, e non sappiamo dove l’abbiano posto”. Giovanni 20:2. I due apostoli accorsero al sepolcro e trovarono che le cose stavano come Maria aveva detto. Videro le lenzuola e i panni, ma il loro Signore non c’era più. Anche quella era una prova della sua risurrezione: i panni non erano in disordine, ma ognuno al suo posto, piegati con cura. Giovanni “vide, e credette”. Giovanni 20:8. Egli non comprendeva ancora quello che le Scritture dicevano sulla risurrezione del Cristo, ma si ricordò delle parole con cui Gesù aveva annunciato la sua risurrezione. SU 606.2
Era stato Gesù stesso a riporre i panni con tanta cura. Quando l’angelo potente si era avvicinato alla tomba, c’era ancora l’altro angelo che con la sua schiera aveva vegliato sul corpo del Signore. L’angelo sceso dal cielo rotolò la pietra, mentre l’altro entrò nella tomba e tolse le bende dal corpo del Signore. Il Salvatore con le sue stesse mani le raccolse e le mise al loro posto. Per colui che guida le stelle e gli atomi, nulla è privo di importanza. L’ordine e la perfezione caratterizzano tutta la sua opera. SU 606.3
Leggi Giovanni 20:11-13. Che cosa accadde qui che mostra perché Maria Maddalena non capiva ancora il significato della tomba vuota?
Maria aveva seguito Giovanni e Pietro alla tomba e vi era rimasta anche quando essi ritornarono a Gerusalemme. Una grave tristezza pesava sul suo cuore mentre guardava la tomba vuota: avvicinatasi, scorse due angeli, uno al capo e l'altro ai piedi del luogo dove Gesù era stato posto. Questi le chiesero: “Donna, perché piangi?” Maria rispose loro: “Perché hanno tolto il mio Signore, e non so dove l'abbiano deposto”. Poi si allontanò per cercare qualcuno che potesse dirle che cosa era accaduto al corpo di Gesù. Udì allora un'altra voce: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?” Con gli occhi velati di lacrime Maria intravide la forma di un uomo e, pensando che fosse il giardiniere, gli chiese: “Signore, se tu l'hai portato via, dimmi dove l'hai deposto, e io lo prenderò”. Giovanni 20:13-15. Se quella tomba era stata considerata troppo onorevole per Gesù, ella gli avrebbe procurato un altro posto. GDN 605.4
Leggi Giovanni 20:14-18. Cosa cambiò tutto per Maria?
Gesù con la sua voce familiare, le disse: “Maria”. Ella si rese subito conto che chi le parlava non era un estraneo. Si girò e si ritrovò davanti al Cristo vivente. Per la gioia si dimenticò che era stato crocifisso; si gettò verso di lui per abbracciarne i piedi, ed esclamò: “Rabbunì!” Ma il Cristo alzò la mano e le disse: “Non mi toccare, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli, e di’ loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, all’Iddio mio e Iddio vostro”. Giovanni 20:16, 17. E Maria andò a portare ai discepoli questa buona notizia. SU 606.4
Mentre il Salvatore si trovava in presenza di Dio e riceveva i doni per la sua chiesa, i discepoli riflettevano sulla sua tomba vuota, tristi e in lacrime. In quel giorno di gioia per tutto il cielo, i discepoli erano incerti, confusi e perplessi. L’incredulità con cui avevano accolto la testimonianza delle donne dimostrava a quale livello fosse giunta la loro fede. L’annuncio della risurrezione del Cristo era così lontano dai loro pensieri che essi non riuscivano a crederci. Era troppo bello per essere vero. Avevano ascoltato le dottrine pseudo-scientifiche dei sadducei per così tanto tempo da avere un concetto molto vago della risurrezione. Sapevano ben poco sulla risurrezione dei morti e non potevano comprendere quel grande annuncio. Gli angeli avevano detto alle donne: “Andate a dire ai suoi discepoli ed a Pietro, ch’Egli vi precede in Galilea; quivi lo vedrete, come v’ha detto”. Marco 16:7. Quegli angeli avevano accompagnato Gesù durante tutta la sua esperienza terrena, erano stati testimoni del suo processo e della sua crocifissione, e avevano udito le parole che aveva detto ai discepoli. E tutto questo traspariva nel messaggio che annunciavano e che recava i segni della sua autenticità. Queste parole potevano provenire soltanto dai messaggeri del loro Signore risorto. SU 607.2
Gli angeli avevano detto: “Andate a dire ai suoi discepoli ed a Pietro”. Fin dalla morte del Cristo, Pietro era tormentato dal rimorso. Non poteva dimenticare il modo vergognoso con cui aveva rinnegato il Maestro e il triste e compassionevole sguardo del suo Salvatore. Fra tutti i discepoli, egli era quello che aveva sofferto di più. Ora è chiamato per nome: gli viene comunicata la certezza che il suo pentimento è accettato, e che il suo peccato è perdonato. SU 607.3
“Ma andate a dire ai suoi discepoli ed a Pietro, ch’Egli vi precede in Galilea; quivi lo vedrete”. Tutti i discepoli avevano abbandonato Gesù e tutti furono invitati a incontrarlo ancora. Il Maestro non li aveva rigettati. Quando Maria Maddalena raccontò loro che aveva visto il Signore, ripeté l’invito a recarsi in Galilea. Questo invito fu rivolto per la terza volta. Dopo la visita al Padre, Gesù apparve alle altre donne e disse loro: “Vi saluto! Ed esse, accostatesi, gli strinsero i piedi e l’adorarono. Allora Gesù disse loro: Non temete; andate ad annunziare a’ miei fratelli che vadano in Galilea; là mi vedranno”. Matteo 28:9, 10. SU 608.1
Dopo la sua risurrezione, Gesù volle innanzi tutto assicurare i discepoli che il suo amore e la sua premura per loro non erano mutati. Egli apparve loro più volte per convincerli che era il loro Salvatore vivente, che aveva infranto i legami della morte e non poteva più essere trattenuto dal sepolcro, e per rivelare loro che li amava con lo stesso affetto di quando era il loro amato Maestro. Egli avrebbe rinsaldato sempre più questi legami, e fece annunciare ai suoi fratelli che lo avrebbero incontrato in Galilea. SU 608.2
Questo appuntamento così preciso ricordò ai discepoli le parole con cui il Cristo aveva annunciato loro la sua risurrezione. Ma non potevano ancora essere pienamente felici a causa del dubbio e delle perplessità che li tormentavano. Non riuscivano a credere neppure alle donne che dicevano di aver visto il Signore. Pensavano che fossero vittime di un’allucinazione. Sembrava che le difficoltà si fossero moltiplicate. Il sesto giorno della settimana era morto il loro Salvatore; il primo giorno della settimana successiva il suo corpo era sparito, ed essi erano stati accusati di averlo sottratto per ingannare il popolo. Pensavano di non poter modificare la falsa opinione che si diffondeva sul loro conto. Temevano l’odio dei sacerdoti e la collera del popolo e desideravano la presenza di Gesù che li aveva aiutati in ogni difficoltà. SU 608.3