“Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me". Giovanni 12:32
Ma l’opera della redenzione umana non è l’unico risultato della croce. L’amore di Dio si manifesta in tutto l’universo. Il principe di questo mondo è scacciato. Le accuse di Satana contro Dio vengono confutate e il sospetto che egli ha lanciato contro il cielo è annullato per sempre. Angeli e uomini sono attratti dal Redentore: “E io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me”. SU 477.4
Una persona in mezzo alla folla che circondava Gesù gli rivolse questa domanda: “Noi abbiamo udito dalla legge che il Cristo dimora in eterno; come dunque dici tu che bisogna che il Figliuol dell’uomo sia innalzato? Chi è questo Figliuol dell’uomo? Gesù dunque disse loro: Ancora per poco la luce è fra voi. Camminate mentre avete la luce, affinché non vi colgano le tenebre; chi cammina nelle tenebre non sa dove vada. Mentre avete la luce, credete nella luce, affinché diventiate figliuoli di luce... E sebbene avesse fatto tanti miracoli in loro presenza, pure non credevano in lui”. Giovanni 12:34-37. Essi una volta avevano chiesto al Signore: “Qual segno fai tu dunque perché lo vediamo e ti crediamo? Che operi?” Giovanni 6:30. Innumerevoli segni erano stati dati; ma gli israeliti avevano chiuso i loro occhi e avevano indurito i loro cuori. Ora che il Padre stesso aveva parlato e che essi non potevano più chiedere nessun segno, continuavano a rifiutarsi di credere. SU 477.5
“Pur nondimeno molti, anche fra i capi, credettero in lui; ma a cagione dei Farisei non lo confessavano, per non essere espulsi dalla sinagoga; perché amarono la gloria degli uomini più della gloria di Dio”. Giovanni 12:42, 43. Per evitare rimproveri e disonore, rinnegarono Gesù e respinsero l’offerta della vita eterna. Tanti, attraverso i secoli, hanno fatto la stessa cosa. Il Salvatore rivolge loro queste parole di avvertimento: “Chi ama la sua vita, la perde”. “Chi mi respinge e non accetta le mie parole, ha chi lo giudica: la parola che ho annunziata è quella che lo giudicherà nell’ultimo giorno”. Giovanni 12:48. SU 478.1
Leggi Giovanni 3:25-36. Come si paragona Giovanni Battista a Gesù?
“I discepoli di Giovanni vennero da lui con le loro lamentele, dicendo: “Rabbì, colui che era con te al di là del Giordano, al quale hai reso testimonianza, ecco, lo stesso battezza e tutti vengono a lui”. Giovanni possedeva le comuni infermità della natura umana. In questo caso fu sottoposto a una dura prova. La sua influenza come profeta di Dio era stata maggiore di quella di qualsiasi altro uomo, fino all'inizio del ministero di Cristo; ma la fama di questo nuovo insegnante stava attirando l'attenzione di tutte le persone e, di conseguenza, la popolarità di Giovanni stava diminuendo. I suoi discepoli gli portarono la vera dichiarazione del caso: “Gesù battezza e tutti vengono a Lui”. 2SP 136.4
Giovanni si trovava in una posizione pericolosa; se avesse giustificato la gelosia dei suoi discepoli con una parola di simpatia o di incoraggiamento nei loro mormorii, si sarebbe creata una grave divisione. Ma lo spirito nobile e altruista del profeta risplende nella risposta che diede ai suoi seguaci:- 2SP 137.1
“Un uomo non può ricevere nulla, se non gli viene dato dal Cielo. Voi stessi mi testimoniate che ho detto che non sono il Cristo, ma che sono stato mandato prima di Lui. Colui che ha la sposa è lo sposo; ma l'amico dello sposo, che sta in piedi e lo ascolta, si rallegra molto per la voce dello sposo; questa mia gioia si è dunque realizzata. Lui deve aumentare, ma io devo diminuire."'2SP 137.2
“Se Giovanni avesse manifestato delusione o dolore per essere stato sostituito da Gesù; se avesse permesso che le sue simpatie fossero suscitate in suo favore, quando percepì che il suo potere sul popolo stava diminuendo; se avesse perso di vista per un momento la sua missione in quest'ora di tentazione, il risultato sarebbe stato disastroso per l'istituzione della Chiesa cristiana. Sarebbero stati piantati i semi del dissenso, sarebbe sorta l'anarchia e la causa di Dio sarebbe languita per mancanza di collaboratori adeguati. 2SP 137.3
“Ma Giovanni, a prescindere dagli interessi personali, si alzò in difesa di Gesù, testimoniando la sua superiorità come Promesso d'Israele, la cui via era venuto a preparare. Si identificò pienamente con la causa di Cristo e dichiarò che la sua più grande gioia era il suo successo. Poi, elevandosi al di sopra di tutte le considerazioni mondane, diede questa notevole testimonianza, quasi la controparte di quella che Gesù aveva dato a Nicodemo nel loro colloquio segreto:- 2SP 138.1
“Chi viene dall'alto è al di sopra di tutto; chi è della terra è terreno e parla della terra; chi viene dal cielo è al di sopra di tutto. E ciò che ha visto e udito, lo testimonia; e nessuno riceve la sua testimonianza. Colui che ha ricevuto la sua testimonianza ha messo il sigillo che Dio è vero. Perché colui che Dio ha mandato parla le parole di Dio; perché Dio non gli dà lo Spirito a misura. Il Padre ama il Figlio e ha dato tutte le cose nelle sue mani. Chi crede nel Figlio ha vita eterna; e chi non crede al Figlio non vedrà la vita; ma l'ira di Dio rimane su di lui”. 2SP 138.2
Leggi Giovanni 1:32-36. Che cosa dice qui Giovanni Battista su Gesù che la gente non si aspettava riguardo al Messia tanto atteso?
I delegati di Gerusalemme avevano chiesto a Giovanni: “Perché dunque battezzi?”, e aspettavano una risposta. Ad un tratto, mentre il Battista scrutava la folla, il suo sguardo si accese, il viso gli si illuminò e tutto il suo essere fu scosso da un’emozione profonda. Con la mano protesa gridò: “Io battezzo con acqua; nel mezzo di voi è presente uno che voi non conoscete, colui che viene dietro a me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio de’ calzari”. Giovanni 1:26, 27.SU 91.1
Era questo il messaggio chiaro e inequivocabile che doveva essere rivolto al sinedrio. Le parole di Giovanni non potevano che riferirsi a chi era stato promesso da tanto tempo. Il Messia era in mezzo a loro. Sacerdoti e anziani si guardarono intorno stupefatti, sperando di riuscire a vedere colui di cui aveva parlato Giovanni; ma non potevano riconoscerlo tra la folla. SU 91.2
Quando, al battesimo, Gesù fu definito da Giovanni come l’Agnello di Dio, una luce nuova si riversò sull’opera del Messia. Il profeta pensava alle parole di Isaia: “Come l’agnello menato allo scannatoio”. Isaia 53:7. Durante le settimane seguenti, Giovanni studiò con interesse rinnovato le profezie e il sistema dei sacrifici. Non arrivò a distinguere nettamente le due fasi dell’opera del Cristo — quella dell’umiliazione nel sacrificio e l’altra regale della conquista — ma vide che la sua venuta aveva un significato più profondo di quello indicato dai sacerdoti del popolo. Scorgendo Gesù in mezzo alla folla, di ritorno dal deserto, lo guardò con fiducia, in attesa che desse al popolo un segno del suo vero carattere. Con impazienza attendeva che il Salvatore facesse conoscere la sua missione, ma nessuna parola venne pronunciata, nessun segno venne dato. Gesù non rispose alla proclamazione del Battista e, mescolato tra i discepoli di Giovanni, non fece conoscere la sua missione speciale né fece nulla per mettersi in evidenza. SU 91.3
I capi e i sacerdoti ricordavano che Giovanni aveva ripetutamente sottolineato le profezie relative al Messia e ricordavano anche la scena del battesimo di Gesù, ma non ebbero il coraggio di ammettere che il battesimo di Giovanni proveniva dal cielo. Se in Giovanni avessero riconosciuto un profeta, come credevano pienamente, non avrebbero potuto negare la sua testimonianza, cioè che Gesù di Nazareth era il Figlio di Dio. D’altra parte non potevano nemmeno affermare che il battesimo di Giovanni proveniva dagli uomini in quanto il popolo lo riteneva un profeta. Ecco perché risposero: “Non lo sappiamo”. PV 186.1
Leggi Giovanni 6:51-71. Che cosa disse Gesù che le persone avevano difficoltà ad accettare?
“Io sono il pan della vita. I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono. Questo è il pane che discende dal cielo, affinché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivente, che è disceso dal cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno”. Giovanni 6:48-51. A questa immagine Gesù ne aggiunse un’altra. Egli poteva impartire la vita agli uomini solo con la morte, e nelle parole che seguono indica la sua morte come il mezzo della salvezza: “E il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo”. Giovanni 6:51. SU 287.3
I rabbini chiesero allora con ira: “Come mai può costui darci a mangiare la sua carne?” Giovanni 6:52. Essi finsero di intendere alla lettera le sue parole, come aveva fatto Nicodemo quando chiese: “Come può un uomo nascere quand’è vecchio?” Giovanni 3:4. Compresero in parte il significato di quelle parole, ma non vollero riconoscerlo. Fraintendendo quello che Gesù aveva detto speravano di suscitare nel popolo l’ostilità nei suoi confronti. SU 288.2
Ma il Cristo non rinunciò al simbolismo, anzi ripeté la stessa verità con un linguaggio ancora più forte. “In verità, in verità io vi dico che se non mangiate la carne del Figliuol dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me, ed io in lui”. Giovanni 6:53-56. SU 288.3
Gli israeliti increduli si rifiutarono di scorgere qualcosa al di là del senso immediatamente letterale delle parole del Salvatore. Le leggi cerimoniali proibivano di mangiare il sangue, così essi dettero alle parole di Gesù un significato sacrilego e polemizzarono fra loro. Perfino molti discepoli dissero: “Questo parlare è duro; chi lo può ascoltare?” Giovanni 6:60. SU 289.2
La prova era troppo ardua. L’entusiasmo di coloro che lo avevano cercato per costringerlo a farsi eleggere re si raffreddò. Quel discorso nella sinagoga, dicevano, aveva aperto i loro occhi, e ora vedevano chiaro. A loro giudizio le sue parole erano la chiara confessione che non era il Messia e che nessuna affermazione terrena sarebbe stata possibile con lui. Avevano ammirato con entusiasmo i suoi miracoli, desideravano essere liberati dalla malattia e dalla sofferenza, ma si rifiutavano di condividere la sua vita caratterizzata da spirito di abnegazione. Non si interessavano al misterioso regno spirituale di cui parlava. Le persone non sincere ed egoiste che lo avevano seguito non lo desideravano più. Se non avesse usato il suo potere e il suo ascendente per liberarli dai romani si sarebbero allontanati da lui. SU 290.3
Avendo abbandonato Gesù, non tornarono più sulla loro decisione. SU 291.1
Leggi Giovanni 5:36-38. Che cosa dice qui Gesù riguardo al Padre?
“Ma io ho una testimonianza più grande di quella di Giovanni; perché le opere che il Padre mi ha dato da finire, le stesse opere che io faccio, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. E il Padre stesso, che mi ha mandato, ha testimoniato di me. Voi non avete mai udito la Sua voce, né avete visto la Sua forma. E non avete la sua parola che rimane in voi; perché a chi ha mandato, voi non credete”. La testimonianza del Padre era stata data. 'E Gesù, dopo essere stato battezzato, uscì subito dall'acqua; ed ecco che i cieli gli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e illuminarlo; ed ecco una voce dal cielo che diceva: 'Questo è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto'”. ST 13 novembre 1893, par. 2
Leggi Matteo 3:17, Matteo 17:5, Marco 1:11 e Luca 3:22 (vedere anche 2 Pt. 1:17, 18). Che cosa dice il Padre su Gesù?
Nonostante ciò, ricevettero una grande rivelazione. Ebbero la certezza che il cielo conosceva il grande peccato che stava commettendo la nazione ebraica nel rifiutare il Cristo, e compresero meglio l’opera del Redentore. Videro e udirono cose che superano la comprensione umana. Furono “testimoni oculari della sua maestà” (2 Pietro 1:16) e si convinsero che Gesù era veramente il Messia riconosciuto dall’universo intero, di cui avevano reso testimonianza i patriarchi e i profeti.SU 320.2
Mentre erano ancora assorti nella contemplazione, una nuvola avvolse Mosè ed Elia, li coprì con la sua ombra, e una voce dalla nuvola disse: “Questo è il mio diletto Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto”. Matteo 3:17. Dopo aver contemplato la nube di gloria, più luminosa di quella che precedeva le tribù d’Israele nel deserto, dopo avere udito la voce di Dio che parlava con una solennità tale da far tremare la montagna, i discepoli caddero a terra. Restarono prostrati, con il viso nascosto, finché Gesù si avvicinò a loro e li toccò, dissipando i timori con la sua voce tanto familiare: “Levatevi, e non temete”. Matteo 17:7. Essi allora osarono alzare gli occhi, e videro che la gloria si era dileguata. Mosè ed Elia erano scomparsi. Si ritrovarono sulla montagna, soli con Gesù. SU 320.3
Quando Gesù parlò ai Giudei che partecipavano alla Festa dei Tabernacoli, quale fu la risposta di molti della folla? (Vedere Giovanni 7:37-53).
Egli continuò a insegnare nei giorni seguenti sino a quando giunse l’ultimo giorno, il gran giorno della festa”. Giovanni 7:37. La mattina di quel giorno, mentre il popolo era stanco per quel succedersi di cerimonie, si udì la voce di Gesù nei cortili del tempio: SU 340.5
“Se alcuno ha sete, venga a me e beva. Chi crede in me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Giovanni 7:37, 38. Lo stato d’animo del popolo conferiva una forza particolare a questo invito. Le persone avevano assistito a molte cerimonie fastose, i loro occhi erano stati abbagliati da luci e colori, le loro orecchie deliziate da musica melodiosa. Nulla però, in tutto il ciclo delle cerimonie, aveva soddisfatto le necessità dello spirito e appagato quelle anime assetate di realtà eterne. Gesù le invitò a dissetarsi alla fonte della vita, perché sgorgassero dal loro seno fiumi d’acqua per la vita eterna. SU 340.5
“L'attenzione della gente fu catturata. Quella voce chiara e penetrante trasmise le sue parole fino ai confini più remoti della congregazione. Che effetto ebbero? “Molti del popolo, dunque, quando udirono questo detto, dissero: ‘In verità questo è il Profeta’. Altri dissero: “Questo è il Cristo”. Ma alcuni dicevano: “Il Cristo uscirà dalla Galilea?”. L'incredulità sorse in molte menti, perché stavano ragionando su falsi pretesti. Nella loro ignoranza avevano ricevuto delle dicerie e supponevano che Gesù fosse nato in Galilea. Ma Egli nacque a Betlemme. Alcuni sacerdoti e governanti avrebbero voluto prenderlo, ma non osavano mettergli le mani addosso in modo così pubblico. Il popolo non era della stessa idea dei sacerdoti e dei governanti. Questi ultimi inviarono degli ufficiali per prendere Gesù e fermare quella voce che stava risvegliando un così grande interesse in quell'immenso raduno. Gli ufficiali entrarono alla presenza del Salvatore; ascoltarono le Sue parole, guardarono il Suo volto e fu come glorificato. Le Sue parole parlarono direttamente al loro cuore, ed essi dimenticarono la loro commissione e tornarono senza Gesù. I sacerdoti e i governanti chiesero: “Perché non l'avete portato?”. La risposta arrivò prontamente: “Mai nessuno ha parlato come quest'uomo””. ST 23 luglio 1896, par. 3
“I Farisei, venendo per la prima volta alla presenza di Cristo, avevano provato tutta questa riverenza, tutte queste convinzioni; la loro mente e il loro cuore erano profondamente commossi. Con una forza quasi irresistibile, fu loro imposta la convinzione che “mai nessuno ha parlato come quest'uomo”. Se avessero ceduto all'influenza dello Spirito, avrebbero ricevuto Gesù e sarebbero avanzati dalla luce a una luce più grande; ma si avvolsero nelle loro vesti di moralismo e calpestarono le convinzioni della coscienza. I Farisei risposero agli ufficiali con disprezzo e sdegno: “Anche voi siete ingannati? Qualcuno dei capi o dei farisei ha forse creduto in lui? Ma questo popolo che non conosce la Legge è maledetto”. Qui c'era uno che era il fondamento stesso delle cerimonie ebraiche, uno che aveva fatto la legge, uno che sul Monte Sinai aveva proclamato la legge, uno che conosceva ogni fase e principio della legge. Ma non è stato riconosciuto e non è stato riconosciuto dai leader di Israele. ST 23 luglio 1896, par. 5
“Nicodemo, che andò da Cristo di notte, aveva ricevuto la luce. Gli insegnamenti di Cristo erano come un seme lasciato cadere nel cuore, per germogliare e portare frutto. Era stata accesa una luce che sarebbe aumentata e avrebbe brillato sempre di più fino al giorno perfetto. Le parole di Nicodemo ebbero peso presso i governanti e i Farisei, poiché egli era il capo del popolo e si trovava in alto nel Sinedrio. Disse: “La nostra legge giudica forse un uomo, prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?”. Gli risposero con amara derisione: “Sei anche tu della Galilea? Cerca e guarda; perché dalla Galilea non è sorto alcun profeta”. Non aveva cercato le profezie? Non aveva ascoltato Cristo stesso? Avrebbe potuto testimoniare, con gli ufficiali mandati ad arrestare Gesù: “Mai nessuno ha parlato come quest'uomo”. La lezione impartita quella notte a Nicodemo fu per lui come una luce che brilla in un luogo oscuro fino all'alba del giorno e alla nascita della stella del giorno nel cuore. Chi furono gli ingannati? Gli uomini che soffocarono la convinzione, che distolsero le orecchie dall'udire la verità e si convertirono alle favole”. ST 23 luglio 1896, par. 6