Vivere nella terra

Lezione 11, 4º trimestre, 06 dicembre – 12 dicembre 2025

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Sabato pomeriggio 6 dicembre

Testo da memorizzare:

« Una risposta gentile calma la collera, una parola pungente eccita l'ira. Proverbi 15:1


Dopo la discesa dello Spirito Santo, i discepoli iniziarono a proclamare un Salvatore vivente, e la salvezza delle anime divenne il loro unico desiderio. Essi si rallegrarono nella soave comunione con i santi. Erano gentili, premurosi, altruisti e pronti a fare qualsiasi sacrificio per amore della verità. Nella quotidiana relazione con gli altri rivelarono l’amore che Cristo aveva loro elargito. Con parole e azioni altruistiche, cercarono di alimentare questo amore nel cuore dei loro simili.UVI 343.5

I credenti dovevano sempre nutrire tale amore. Essi dovevano progredire nella spontanea ubbidienza a questo nuovo comandamento. Dovevano essere così intimamente uniti a Cristo da divenire capaci di adempiere tutti i suoi comandamenti. La loro vita doveva magnificare la potenza di un Salvatore che poteva renderli giusti mediante la sua giustizia. UVI 344.1

Ben presto si notò un cambiamento. I credenti iniziarono a cercare i difetti degli altri; il loro animo fu condizionato da una critica malevola che finì per allontanarli dal Salvatore e dal suo amore. Essi divennero più rigidi circa le cerimonie esteriori e più scrupolosi nella teoria che nella pratica della fede. Presi da questo spirito di condanna, finirono per trascurare i loro propri errori. Non praticarono più l’amore fraterno che Cristo aveva ordinato e, peggio ancora, non si resero conto della loro perdita. Non compresero che la felicità e la gioia stavano uscendo dalla loro vita e che avendo escluso l’amore di Dio dai loro cuori avrebbero ben presto camminato nelle tenebre. UVI 344.2

Domenica 7 dicembre

Dedizione


Leggi Giosuè 22:1-8. Cosa ci dicono questi versetti sull'impegno dei Rubeniti, dei Gaditi e della mezza tribù di Manasse?

Due tribù d’Israele, Gad e Ruben, insieme a mezza tribù di Manasse, ricevettero la terra prima di attraversare il Giordano. Gli ampi altipiani e le foreste di Galaad e di Basan, offrivano estesi pascoli per i greggi e le mandrie di quella gente dedita alla pastorizia. Questi israeliti, in mancanza di territori simili in altre zone, desideravano occupare queste terre impegnandosi a fornire un numero di soldati proporzionale alla loro popolazione per aiutare loro fratelli oltre il Giordano e combattere al loro fianco finché tutti sarebbero entrati in possesso della loro terra. Le due tribù e mezzo assolsero ai loro obblighi; infatti quando le altre dieci entrarono in Canaan quarantamila tra i “figliuoli di Ruben, i figliuoli di Gad e mezza tribù di Manasse... pronti di tutto punto per la guerra, passarono davanti all’Eterno nelle pianure di Gerico, per andare a combattere”. Giosuè 4:12, 13. Questi soldati non tornarono nelle loro terre prima di aver combattuto con coraggio per anni accanto ai loro fratelli. Avevano lottato uniti agli altri israeliti e ora, dopo avere spartito il bottino, ritornavano “...con grandi ricchezze, moltissimo bestiame, con argento, oro rame, ferro e una grandissima quantità di vestimenti...” (Giosuè 22:8), tutte cose che dovevano spartire con coloro che erano rimasti con le famiglie e i greggi! Giosuè, sapendo quanto sarebbe stata forte, per queste tribù che abitavano lontano dal santuario e dedite a una vita nomade, la tentazione di adeguarsi ai costumi dei popoli pagani che vivevano ai loro confini, li salutò con preoccupazione. PP 434.6

Erano ancora angustiati da tristi presentimenti, quando Giosuè e gli altri capi vennero a conoscenza di strane notizie. Presso il Giordano, non lontano dal luogo in cui Israele aveva miracolosamente attraversato il fiume, le due tribù insieme a metà di quella di Manasse, avevano eretto un grande altare, simile a quello degli olocausti consacrato a Sciloh. Una legge divina proibiva severamente, pena la morte, di creare un culto oltre a quello del santuario, e se questo era lo scopo di quell’altare, per evitare che il popolo si allontanasse dalla vera fede, doveva essere eliminato. PP 435.1

Lunedì 8 dicembre

Accuse...


Leggi la storia delle tribù che tornarono in Giosuè 22:9-20. Quali accuse muovono le tribù della Giordania occidentale contro quelle della Giordania orientale? In che misura queste accuse erano fondate?

Erano ancora angustiati da tristi presentimenti, quando Giosuè e gli altri capi vennero a conoscenza di strane notizie. Presso il Giordano, non lontano dal luogo in cui Israele aveva miracolosamente attraversato il fiume, le due tribù insieme a metà di quella di Manasse, avevano eretto un grande altare, simile a quello degli olocausti consacrato a Sciloh. Una legge divina proibiva severamente, pena la morte, di creare un culto oltre a quello del santuario, e se questo era lo scopo di quell’altare, per evitare che il popolo si allontanasse dalla vera fede, doveva essere eliminato. PP 435.1

I rappresentanti del popolo si riunirono a Sciloh, dove manifestarono tutta la loro indignazione, e il fermento che li animava, proponendo di schierarsi contro i colpevoli, e per l’intervento dei più cauti fu deciso di inviare prima una delegazione, per ottenere dalle tribù stanziate oltre il Giordano una spiegazione della loro condotta. A capo di dieci prìncipi, scelti uno per tribù, venne inviato Fineas, che si era distinto per lo zelo mostrato a Peor. PP 435.2

Le due tribù e mezzo avevano commesso l’errore di compiere un atto che destava preoccupazioni veramente gravi senza dare nessuna spiegazione e gli ambasciatori, convinti che i loro fratelli fossero colpevoli, li rimproverarono duramente, accusandoli di ribellione contro il Signore e invitandoli a ricordare come Israele era stato castigato per essersi unito a Baal-Peor. Facendosi portavoce di tutto Israele, Fineas dichiarò che se i figli di Gad e Ruben non avessero voluto vivere nel loro paese senza un altare dei sacrifici, sarebbero stati ben accetti dai loro fratelli dall’altra parte del fiume, con i quali avrebbero condiviso beni e privilegi. PP 435.3

Martedì 9 dicembre

Ossessionati dal passato


Rileggi Giosuè 22:13-15, ma questa volta alla luce di Numeri 25. Perché gli Israeliti scelgono Fineas come capo della delegazione alle due tribù e mezzo?

Tutti riconobbero l’adeguatezza della punizione e la gente raggiunse rapidamente il tabernacolo confessando con lacrime e profonda umiliazione i propri peccati. Mentre gli israeliti stavano piangendo davanti a Dio, alla porta del tabernacolo, le piaghe stavano ancora facendo strage e i giudici eseguivano il loro terribile compito, Zimri, uno dei nobili d’Israele, entrò nel campo seguito da una prostituta madianita, una principessa “di una casa patriarcale in Madian”, che egli accompagnò sino alla sua tenda. Mai l’immoralità era stata più sfrontata. Zimri, accecato dal vino, mentre i sacerdoti e i capi d’Israele erano prostrati per il dolore e l’umiliazione, e piangevano all’ingresso della “tenda di convegno” implorando che il Signore risparmiasse il suo popolo, si vantò della sua decisione in pieno giorno davanti al popolo, come per sfidare l’ira divina e deridere i giudici. Fineas, figlio del sommo sacerdote Eleazar, si alzò e, con in mano un giavellotto “andò dietro a quell’uomo d’Israele nella sua tenda” e lo uccise insieme alla donna. La piaga cessò e mentre i sacerdoti che avevano eseguito gli ordini divini furono onorati da tutto Israele, il sacerdozio fu confermato alla loro famiglia per sempre. PP 386.1

Fineas “ha rimossa l’ira mia dai figliuoli d’Israele”, diceva il messaggio divino che continuava così: “Perciò digli ch’io fermo con lui un patto di pace, che sarà per lui e per la sua progenie dopo di lui l’alleanza d’un sacerdozio perpetuo, perch’egli ha avuto zelo per il suo Dio, e ha fatta l’espiazione per i figliuoli d’Israele”. Numeri 25:12, 13. PP 386.2

Mercoledì 10 dicembre

Una risposta gentile


Leggi Giosuè 22:21-29 alla luce di Proverbi 15:1. Cosa possiamo imparare dalla risposta delle tribù orientali?

Se il paese normalmente produceva solo il necessario per supplire alle necessità della gente, come sarebbero sopravvissuti nell’anno in cui non ci sarebbe stato raccolto? Dio aveva ampiamente provveduto con questa promessa: “Io disporrò che la mia benedizione venga su voi il sesto anno, ed esso vi darà una raccolta per tre anni. E l’ottavo anno seminerete e mangerete della vecchia raccolta fino al nono anno; mangerete della raccolta vecchia finché sia venuta la nuova”. Levitico 25:21, 22. PP 448.3

L’osservanza dell’anno sabatico doveva costituire una benedizione sia per la terra sia per la popolazione. Il suolo, rimanendo incolto per una stagione, avrebbe in seguito prodotto con più abbondanza. Gli israeliti durante questo periodo venivano sollevati dalle fatiche dei campi, per recuperare le energie fisiche necessarie per il lavoro degli anni successivi; inoltre potevano svolgere varie attività. Avevano anche molto tempo per la meditazione e la preghiera, per studiare gli insegnamenti del Signore ed educare la loro famiglia. PP 448.4

Per gli schiavi ebrei l’anno sabatico era quello della loro liberazione che doveva essere accompagnata da regali; il Signore infatti aveva ordinato: “E quando lo manderai via da te libero non lo rimanderai a vuoto; lo fornirai liberalmente di doni tratti dal tuo gregge, dalla tua aia e dal tuo strettoio; gli farai parte delle benedizioni che l’Eterno, il tuo Dio, t’avrà largite”. Deuteronomio 15:13, 14. PP 449.1

Il salario di un operaio doveva essere pagato con tempestività: “Non defrauderai il mercenario povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese... Gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, poich’egli è povero, e l’aspetta con impazienza”. Deuteronomio 24:14, 15. PP 449.2

Giovedì 11 dicembre

Risoluzione del conflitto


Leggi Giosuè 22:30-34. In che modo questo intero episodio ci offre alcuni spunti di riflessione sulla risoluzione dei conflitti e sui modi per garantire l'unità della chiesa? (Confronta con Salmo 133; Giovanni 17:20-23; 1 Pietro 3:8, 9).

Molti di coloro che sono sensibilissimi anche ai più piccoli rimproveri che vengono loro rivolti, sono troppo severi con quanti sbagliano. Il rimprovero o la censura non hanno mai permesso a nessuno di tornare sulla giusta via; anzi molti, proprio per questo non si sono comportati in modo corretto e sono diventati insensibili. Un atteggiamento gentile e tollerante può salvare colui che sbaglia ed evitare un grande numero di peccati. La saggezza che dimostrarono gli israeliti della tribù di Ruben e i loro compagni è degna di essere imitata; con onestà, cercando di promuovere la causa della vera religione, essi furono giudicati negativamente e censurati con severità. Ma, prima di cercare di difendersi, di spiegare chiaramente le loro ragioni e dimostrare la loro innocenza, ascoltarono con pazienza e gentilezza le accuse degli altri israeliti. In questo modo il problema che avrebbe potuto suscitare gravi conseguenze, fu risolto amichevolmente. PP 436.5

Coloro che sono dalla parte della ragione possono sforzarsi di rimanere calmi e rispettosi dei sentimenti altrui, anche quando sono accusati ingiustamente. Dio conosce tutto ciò che gli uomini fraintendono e interpretano male: noi possiamo tranquillamente affidargli i nostri problemi. Egli sicuramente difenderà coloro che confidano in lui, come scoprì la colpa di Acan. Coloro che sono animati dallo spirito del Cristo avranno la pazienza, l’amore e la bontà necessari. PP 437.1

Dio vuole che fra il suo popolo si manifesti l’unione e l’amore fraterno. Il Cristo, poco prima della crocifissione, pregò chiedendo che i suoi discepoli fossero uniti come Egli lo è con il Padre, in modo che il mondo potesse credere che era stato Dio a inviarlo. Questo sublime insegnamento e questa magnifica preghiera, sono valide attraverso i secoli, anche per noi. Gesù infatti aggiunge: “Io non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola”. Giovanni 17:20. PP 437.2

Senza sacrificare neanche un aspetto della verità, dovremmo sforzarci costantemente di raggiungere questa unità. Gesù indicò con le seguenti parole le caratteristiche dei suoi discepoli: “Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli se avete amore gli uni per gli altri”. Giovanni 13:35. L’apostolo Pietro esorta la chiesa, dicendo: “Siate tutti concordi, compassionevoli, pieni d’amor fraterno, pietosi, umili; non rendendo male per male, od oltraggio per oltraggio, ma, al contrario, benedicendo; poiché a questo siete stati chiamati onde ereditiate la benedizione”. 1 Pietro 3:8, 9. PP 437.3


Venerdì 12 dicembre

Approfondimento

«Le difficoltà e le incomprensioni che ancora sorgono tra il popolo di Dio sono spesso simili, per natura e conseguenze, a quelle che minacciarono di rivelarsi così disastrose per Israele. Le dieci tribù erano piene di timore che il popolo che Dio aveva accettato come suo potesse dividersi negli interessi e nel culto, da qui la loro prontezza nel rimproverare immediatamente la presunta defezione dei loro fratelli. Eppure, proprio in quello sforzo di mantenere l'onore di Dio e la purezza di Israele, vediamo quali risultati gravi e persino fatali avrebbero potuto derivare da un semplice malinteso. ST 12 maggio 1881, par. 15

«Uomini che cercavano onestamente di promuovere la causa della vera religione furono giudicati male e severamente rimproverati. La saggezza manifestata nel loro comportamento in queste circostanze difficili è degna di essere imitata. Quali grandi mali potrebbero essere evitati se tale condotta fosse seguita dai membri di tutte le nostre chiese. Un individuo può essere ingiustamente sospettato o censurato dai suoi fratelli, ma non dovrebbe per questo motivo cedere alla rabbia o nutrire il desiderio di vendetta. Una tale occasione offre l'opportunità di sviluppare la preziosa grazia della mitezza e della tolleranza. ST 12 maggio 1881, par. 16

«Tutti i cristiani dovrebbero prestare attenzione a evitare i due estremi: da un lato la negligenza nel trattare il peccato, dall'altro il giudizio severo e il sospetto infondato. Gli israeliti che manifestarono tanto zelo contro gli uomini di Gad e Ruben ricordavano come, nel caso di Acan, Dio avesse rimproverato la mancanza di vigilanza nel scoprire i peccati esistenti tra loro. Allora decisero di agire prontamente e con serietà in futuro; ma nel cercare di farlo caddero nell'estremo opposto. Invece di accogliere i loro fratelli con censura, avrebbero dovuto prima informarsi cortesemente per conoscere tutti i fatti del caso. ST 12 maggio 1881, par. 17

«Ci sono ancora molti che sono chiamati a sopportare false accuse. Come gli uomini d'Israele, possono permettersi di essere calmi e premurosi, perché hanno ragione. Dovrebbero ricordare con gratitudine che Dio conosce tutto ciò che è frainteso e interpretato male dagli uomini, e possono tranquillamente lasciare tutto nelle sue mani. Egli difenderà sicuramente la causa di coloro che ripongono la loro fiducia in lui, così come ha scoperto la colpa nascosta di Acan. ST 12 maggio 1881, par. 18

«Quanto male si eviterebbe se tutti, quando accusati ingiustamente, evitassero le recriminazioni e usassero invece parole miti e concilianti. Allo stesso tempo, coloro che nel loro zelo di opporsi al peccato hanno ceduto a sospetti ingiusti, dovrebbero sempre cercare di avere la visione più favorevole dei loro fratelli e dovrebbero rallegrarsi quando questi vengono trovati innocenti». ST 12 maggio 1881, par. 19