Per fede Raab, la prostituta, non perì con gl'increduli, avendo accolto con benevolenza gli esploratori. Ebrei 11:31
Dio stesso, dimostrandosi fermo nel sostenere la verità nei momenti di pericolo, quando gli altri tentennavano. Giosuè era molto preoccupato per l’opera che l’attendeva e fu necessario un messaggio di Dio per fugare i suoi timori e le sue incertezze. PP 406.4
“...Come sono stato con Mosè, così sarò teco...” (Giosuè 1:5) gli assicurò l’Eterno. “...Tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dare ad essi”. Giosuè 1:6. “Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do come ho detto a Mosè”. Giosuè 1:3. Tutto il territorio che si estendeva dalle lontane cime del Libano alla costa del mar Morto, e in oriente sino agli argini dell’Eufrate, doveva appartenere a Israele. PP 407.1
Gli israeliti erano accampati proprio davanti al primo ostacolo da superare per occupare Canaan: il fiume Giordano. Il primo messaggio che Dio aveva dato a Giosuè: “...Levati, passa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figliuoli d’Israele” (Giosuè 1:2), non conteneva nessuna informazione su come attraversare il fiume. Giosuè sapeva che Dio avrebbe dato al suo popolo la possibilità di eseguire i suoi ordini e, animato da questa fede, l’intrepido condottiero iniziò a fare i preparativi per l’avanzata. PP 407.3
Leggi Giosuè 2:1, insieme a Numeri 13:1, 2, 25-28, 33; e Numeri 14:1-12. Perché Giosuè avrebbe iniziato la missione di conquistare la Terra Promessa inviando delle spie?
Pochi chilometri oltre il fiume, davanti all’accampamento degli israeliti, sorgeva la grossa e potente città di Gerico; una fortezza che costituiva la via d’accesso all’interno del paese, ma che appariva un ostacolo terribile all’avanzata d’Israele. Giosuè vi inviò due spie, due giovani che dovevano visitare la città per valutarne la popolazione, le risorse e la consistenza delle sue fortificazioni. L’impresa era particolarmente pericolosa, perché gli abitanti di Gerico, spaventati e insospettiti dalla vicinanza d’Israele, erano costantemente all’erta. Ma una donna della città, di nome Rahab, protesse i due giovani, i quali le manifestarono la loro gratitudine promettendole di risparmiarla quando la città sarebbe stata presa.PP 407.4
Le spie tornarono all’accampamento sane e salve con questo messaggio: “Certo, l’Eterno ha dato in nostra mano tutto il paese. e già tutti gli abitanti del paese han perso coraggio dinanzi a noi”. Giosuè 2:24. PP 407.5
A Gerico, infatti, era stato detto loro: “Abbiamo udito come l’Eterno asciugò le acque del mar Rosso d’innanzi a voi quando usciste dall’Egitto, e quel che faceste ai due re degli Amorei, di là dal Giordano, Sihon e Og, che votaste allo sterminino. E non appena l’abbiamo udito, il nostro cuore si è strutto e non è rimasto più coraggio in alcuno, per via di voi; poiché l’Eterno, il vostro Dio, e Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra”. Giosuè 2:10, 11. PP 407.6
Leggi Giovanni 18:16-18, 25-27 e Giovanni 21:15-19. Quali parallelismi scopri tra la seconda possibilità data a Israele come nazione e a Pietro come persona?
Immediatamente venne dato l’ordine di prepararsi per l’avanzata. La gente doveva procurarsi cibo per tre giorni, e l’esercito doveva essere pronto per la battaglia. Tutti si impegnarono per eseguire i piani del loro condottiero e, assicurandogli il loro sostegno e la loro fiducia, dissero: “Noi faremo tutto quello che ci hai comandato, e andremo dovunque ci manderai; ti ubbidiremo interamente, come abbiamo ubbidito a Mosè. Solamente, sia teco l’Eterno, il tuo Dio, com’è stato con Mosè!” Giosuè 1:17. PP 408.1
Dopo la resurrezione Cristo lo mise alla prova per tre volte: “Simon di Giovanni, m’ami tu più di questi?”, gli chiese. Lungi dal ritenersi migliore degli altri, Pietro si appellò a colui che sa leggere nei cuori: “Signore”, rispose, “tu sai ogni cosa; tu conosci che io t’amo”. Giovanni 21:15, 17. PV 100.3
Dreimal hatte Petrus seinen Herrn öffentlich verleugnet, dreimal verlangte Jesus von ihm nun die Versicherung seiner Liebe und Treue, wobei die wiederholte, gezielte Frage Petrus wie ein spitzer Pfeil ins wunde Herz drang. Vor den versammelten Jüngern enthüllte Jesus, wie tief Petrus seine Tat bereute, und ließ dadurch erkennen, wie gründlich sich der einst so ruhmredige Jünger gedemütigt hatte. LJ 815.1
Leggi Giosuè 2:2-11, Ebrei 11:31 e Giacomo 2:25. Cosa ci dicono questi testi su Raab?
«Raab era una prostituta che viveva sulle mura di Gerico. Nascose i due spioni israeliti inviati per controllare le difese della città. Grazie alla sua gentilezza nei loro confronti e alla sua dichiarazione di fede in Dio, gli spioni promisero che la vita di Raab e della sua famiglia sarebbe stata risparmiata quando Gerico fosse stata attaccata. DG 35.3
«Dio aveva detto che la città di Gerico doveva essere maledetta e che tutti dovevano perire tranne Rahab e la sua famiglia. Essi dovevano essere salvati grazie al favore che Rahab aveva mostrato ai messaggeri del Signore». — The Review and Herald, 16 settembre 1873. DG 36.1
«Nella liberazione di Israele dall'Egitto, la conoscenza della potenza di Dio si diffuse in lungo e in largo. Il popolo bellicoso della fortezza di Gerico tremò. «Non appena abbiamo sentito queste cose», disse Raab, «i nostri cuori si sono sciolti e non è rimasto più alcun coraggio in nessuno, a causa vostra: perché il Signore vostro Dio è Dio in cielo sopra e sulla terra sotto» Giosuè 2:11. — Patriarchi e profeti, 369 (1890). DG 36.2
«Tutti gli abitanti della città [Gerico], con ogni essere vivente che essa conteneva, «uomini e donne, giovani e vecchi, buoi, pecore e asini», furono passati a fil di spada. Solo la fedele Raab, con la sua famiglia, fu risparmiata, in adempimento della promessa fatta dalle spie. La città stessa fu bruciata». — Patriarchs and Prophets, 491 (1890). DG 36.3
«Vedi Matteo 1:1-16 per la genealogia di Gesù, il cui antenato era Rahab». DG 36.4
Leggi Giosuè 2:12-21 ed Esodo 12:13, 22, 23. In che modo i testi dell'Esodo aiutano a comprendere l'accordo tra le spie e Rahab?
«Ecco, quando entreremo nel paese, legherai questo filo scarlatto alla finestra dalla quale ci hai fatto scendere e porterai a casa tua tuo padre, tua madre, i tuoi fratelli e tutta la famiglia di tuo padre». KJV — Giosuè 2:18
«E lei disse: “Sia fatto secondo le vostre parole”. E li congedò, ed essi se ne andarono; e lei legò il filo scarlatto alla finestra». KJV — Giosuè 2:21
Gli israeliti passarono a fil di spada tutti gli uomini e gli animali della città, “uomini, donne, fanciulli e vecchi, e buoi e pecore e asini”. Fu risparmiata solo la fedele Rahab e la sua famiglia, come le spie avevano promesso. La città fu bruciata, e il fuoco divorò i palazzi, i templi, le magnifiche case con lussuosi arredamenti, ricchi drappeggi e costosi vestiti. Mentre “l’argento, l’oro e gli oggetti di rame e di ferro” che non potevano essere distrutti dal fuoco, furono consacrati al servizio del tabernacolo. Fu maledetto anche il luogo in cui sorgeva la città: Gerico non sarebbe più stata una fortezza, e coloro che avrebbero cercato di ricostruire le mura che la potenza di Dio aveva distrutto, sarebbero stati raggiunti dai giudizi di Dio. In presenza di tutto Israele fu dichiarato solennemente: “Sia maledetto nel cospetto dell’Eterno, l’uomo che si leverà a riedificare questa città di Gerico! Ei ne getterà le fondamenta sul suo primogenito, e ne rizzerà le porte sul più giovane dei suoi figliuoli”. Giosuè 6:26. PP 413.2
La distruzione totale degli abitanti di Gerico non era altro che l’esecuzione degli ordini precedentemente dati a Mosè a proposito degli abitanti di Canaan: “.. tu le voterai allo sterminio”. Deuteronomio 7:2. “Ma nelle città di questi popoli... non conserverai in vita nulla che respiri”. Deuteronomio 20:16. A molti, questi ordini appaiono contrari all’amore e alla misericordia di cui sono pervase altre pagine della Bibbia ma in realtà alla base vi è una saggezza e una bontà infinite. Dio stava per dare agli israeliti la terra di Canaan, creando una nazione e un governo che avrebbero rappresentato il suo regno sulla terra. Essi, oltre a essere i custodi della vera religione, dovevano diffonderne i princìpi in tutto il mondo; e poiché i cananei si erano abbandonati al paganesimo più degradante, era necessario liberare il paese da ciò che sicuramente avrebbe impedito l’adempimento dei misericordiosi piani divini. PP 413.3
«Quando Dio stava per colpire i primogeniti d'Egitto, comandò agli Israeliti di radunare i loro figli tra gli Egiziani nelle loro dimore e di spalmare il sangue sugli stipiti delle loro porte, affinché l'angelo distruttore lo vedesse e passasse oltre le loro case. Era compito dei genitori radunare i propri figli. Questo è il vostro compito, questo è il mio compito e il compito di ogni madre che crede nella verità. L'angelo deve mettere un segno sulla fronte di tutti coloro che sono separati dal peccato e dai peccatori, e l'angelo distruttore seguirà, per uccidere completamente sia i vecchi che i giovani. 5T 505.2
Leggi Giosuè 9:1-20. Quali sono le somiglianze e le differenze tra la storia di Raab e quella dei Gabaoniti? Perché sono significative?
«E lei disse agli uomini: "So che il Signore vi ha dato questo paese, che il terrore di voi è caduto su di noi e che tutti gli abitanti del paese sono sgomenti a causa vostra. Abbiamo infatti sentito come il Signore ha prosciugato le acque del Mar Rosso per voi, quando siete usciti dall'Egitto, e ciò che avete fatto ai due re degli Amorei che erano al di là del Giordano, Sihon e Og, che avete completamente distrutto. Non appena abbiamo udito queste cose, il nostro cuore si è sciolto e non è rimasto più coraggio in nessuno, a causa vostra; perché il Signore vostro Dio è Dio in cielo sopra e in terra sotto. Ora dunque, vi prego, giuratemi per il Signore, poiché vi ho mostrato benevolenza, che anche voi mostrerete benevolenza alla casa di mio padre, e datemi un segno veritiero: che salverete la vita a mio padre, a mia madre, ai miei fratelli, alle mie sorelle e a tutto ciò che hanno, e libererete le nostre vite dalla morte». KJV — Giosuè 2:9-13
Gli israeliti lasciarono Sichem per dirigersi verso l’accampamento di Ghilgal dove furono subito raggiunti da una strana delegazione che chiese di stipulare un patto con loro. Questi ambasciatori dissero di provenire da un paese lontano, come il loro aspetto apparentemente confermava. I loro vestiti erano vecchi e consumati, i sandali rappezzati, le provviste stantie e gli otri nei quali avevano messo il vino spaccati e rattoppati, come se fossero stati frettolosamente riparati durante il viaggio. Dissero di essere venuti per stipulare un’alleanza con Israele, per aver sentito raccontare nella loro patria lontana — che dichiaravano essere al di là della Palestina — le meraviglie che Dio aveva compiuto per il suo popolo. Essendo stato chiaramente proibito agli ebrei di allearsi con popolazioni pagane cananee, i loro capi dubitavano che quegli stranieri avessero detto la verità; ma quando chiesero: “Forse voi abitate in mezzo a noi” (Giosuè 9:7) i messaggeri risposero a Giosuè: “Noi siam tuoi servi”. Giosuè 9:8. Poi quando Giosuè chiese loro esplicitamente: “Chi siete e donde venite?” (Giosuè 9:8), ripeterono quanto avevano appena detto, e per dimostrare la loro sincerità aggiunsero: “Ecco il nostro pane; lo prendemmo caldo dalle nostre case, come provvista, il giorno che partimmo per venire da voi, ed ora eccolo duro e sbriciolato; e questi sono gli otri da vino che empimmo tutti nuovi, ed eccoli rotti; e questi i nostri abiti e i nostri calzari, che si sono logorati per la gran lunghezza del viaggio”. Giosuè 9:12, 13. PP 423.1
Gli israeliti si lasciarono convincere da questa richiesta e non chiesero consiglio all’Eterno. “E Giosuè fece pace con loro e fermò con loro un patto, per il quale avrebbe lasciato loro la vita; e i capi della raunanza lo giuraron loro”. Giosuè 9:15. Il trattato fu stipulato, ma tre giorni dopo si scoprì la verità. “...Seppero che quelli eran loro vicini e abitavano in mezzo a loro”. Giosuè 9:16. Dopo essersi resi conto che era impossibile resistere agli ebrei, i gabaoniti, per salvare la loro vita, erano ricorsi allo strattagemma. PP 423.2
Leggi Giosuè 9:21-27. In che modo la soluzione di Giosuè combinava giustizia e grazia?
Quando gli israeliti capirono di essere stati ingannati, provarono una profonda indignazione, che divenne ancora maggiore quando dopo tre giorni di viaggio raggiunsero le città dei gabaoniti, situate nella zona centrale del paese. “...Tutta la raunanza mormorò contro i capi” (Giosuè 9:18), ma essi rifiutarono di infrangere il patto, anche se era stato stipulato con frode, perché dissero: “Noi abbiamo giurato loro nel nome dell’Eterno, dell’Iddio d’Israele”. Giosuè 9:19. E “i figliuoli d’Israele non li uccisero”. Gli israeliti risparmiarono loro la vita, ma senza violare l’ordine divino di distruggere i cananei idolatri, perché i gabaoniti si erano impegnati a rinunciare alle loro divinità e a offrire il culto all’Eterno. Quello degli israeliti era stato quindi un giuramento che non li costringeva a commettere nessun peccato; per questo, pur essendo stato sancito con l’inganno, il patto non doveva essere annullato. PP 423.3
Un impegno che non costringa a compiere il male, deve essere sempre considerato sacro. L’inviolabilità di un giuramento o di un impegno non può essere intaccata da interessi egoistici, dall’idea di trarne profitto o dalla vendetta. “Le labbra bugiarde sono un abominio per l’Eterno”. Proverbi 12:22. “Salirà al monte dell’Eterno” e “potrà stare nel luogo suo santo” colui che avendo “giurato, foss’anche a suo danno, non muta”. Salmi 24:3; 15:4. PP 424.1
I gabaoniti vennero risparmiati, ma avrebbero lavorato nel santuario per svolgere i lavori più pesanti. Giosuè “li destinò ad essere spaccalegna e acquaioli per la raunanza e per l’altare dell’Eterno”. Giosuè 9:27. Queste condizioni furono accettate dai gabaoniti con gratitudine: consci di essere colpevoli, erano felici di continuare a vivere anche in una situazione molto umile. “Ed ora eccoci qui nelle tue mani” dissero a Giosuè “trattaci come ti par che sia bene e giusto di fare”. Giosuè 9:25. Così, per secoli, i discendenti di questi uomini lavorarono per il santuario. PP 424.2
Il territorio dei gabaoniti comprendeva quattro città. A capo del popolo non c’era un re, ma anziani o senatori. Gabaon, la città più importante, “era una città grande, come una delle città reali... e tutti gli uomini suoi erano valorosi”. Giosuè 10:2. Il fatto che gli abitanti di una città così potente fossero ricorsi a un espediente così umiliante per salvare la loro vita, indica chiaramente quale fosse il terrore che gli israeliti incutevano negli abitanti di Canaan. PP 424.3
Per i gabaoniti sarebbe stato ben più vantaggioso agire onestamente nei confronti d’Israele sottomettendosi all’Eterno, perché così, oltre ad avere salva la vita, avrebbero evitato il disonore e la schiavitù, frutti del loro inganno. Dio aveva detto che tutti coloro che avrebbero rinunciato al paganesimo, unendosi a Israele, avrebbero condiviso le benedizioni del patto e sarebbero stati ben accetti anche se stranieri e, tranne alcune eccezioni, questi uomini poterono godere degli stessi privilegi e favori degli israeliti; il Signore infatti aveva detto: “Quando qualche forestiero soggiornerà con voi nel nostro paese, non gli farete torto. Il forestiero che soggiorna tra voi, lo tratterete come colui ch’è nato tra voi; tu l’amerai come te stesso”. Levitico 19:33, 34. Poi, a proposito della Pasqua e dell’offerta dei sacrifici: “Vi sarà una sola legge per tutta l’assemblea e per lo straniero che soggiorna tra voi... come siete voi, così sarà lo straniero davanti all’Eterno”. Numeri 15:15. PP 424.4
Se non fossero ricorsi all’inganno, i gabaoniti avrebbero avuto gli stessi diritti d’Israele. Ma ora quegli abitanti di una “città reale” in cui “tutti gli uomini suoi erano valorosi” diventando per generazioni spaccalegna e portatori d’acqua, avrebbero subìto una grande umiliazione. Coloro che per ingannare si erano vestiti da poveri ora venivano umiliati dal giogo di una schiavitù perpetua. Nel corso dei secoli la loro condizione di servi avrebbe testimoniato l’avversione di Dio per la falsità. PP 425.1
Le schiere d’Israele smontarono le tende e scesero sino alla riva del Giordano. Tutti sapevano che senza l’aiuto di Dio non avrebbero potuto sperare di attraversare il fiume. In quel momento dell’anno — era primavera — a causa dell’acqua di fusione proveniente dalle nevi, il livello del Giordano si era talmente alzato da superare gli argini e da renderne difficile il passaggio lungo i guadi, ma Dio voleva che gli israeliti attraversassero il fiume in maniera miracolosa. Giosuè trasmise al popolo l’ordine divino di santificarsi; gli israeliti dovevano abbandonare i loro peccati e purificarsi. “Domani” disse Giosuè “l’Eterno farà meraviglie in mezzo a voi”. Giosuè 3:5. L’arca del patto doveva precederli, e quando gli israeliti avrebbero visto il segno della presenza dell’Eterno, trasportato dai sacerdoti dal centro dell’accampamento verso il fiume, avrebbero dovuto partire seguendolo. Il racconto del passaggio del Giordano ci è pervenuto nei dettagli. Giosuè disse: “Da questo riconoscerete che l’Iddio vivente è in mezzo a voi, e ch’egli caccerà certamente dinanzi a voi i Cananei... ecco, l’arca del Patto del Signore di tutta la terra sta per passare davanti a voi per entrare nel Giordano”. Giosuè 3:10, 11.PP 408.2
L’avanzata iniziò al momento stabilito; l’arca, portata a spalla dai sacerdoti, guidava l’avanguardia. Il popolo aveva ricevuto l’ordine di rimanere indietro di quasi un chilometro rispetto all’arca. PP 408.3
Gli sguardi di tutti erano fissi sui sacerdoti che avanzavano verso la riva del Giordano. Videro che l’arca sacra veniva trasportata rapidamente verso il fiume tumultuoso, finché i piedi dei portatori furono ricoperti dall’acqua. Allora, all’improvviso, mentre a monte l’acqua veniva risucchiata, il resto fluiva a valle, e così apparve il letto del fiume. PP 408.4
Ubbidendo a un ordine divino, i sacerdoti avanzarono verso il centro e vi rimasero finché tutto il popolo attraversò il letto e raggiunse l’altra riva. Per tutti gli israeliti era chiaro che la potenza che tratteneva le acque del Giordano era la stessa che quarant’anni prima aveva aperto ai loro padri un varco nel mar Rosso PP 408.5
Alla fine, quando tutto il popolo ebbe attraversato il fiume, anche l’arca fu portata sulla riva occidentale e appena raggiunse un luogo sicuro “e i sacerdoti... stettero a piè fermo sull’asciutto” (Giosuè 3:17), le acque, che erano state trattenute, furono liberate e ricoprirono il solco scavato dall’acqua. PP 408.6
In ricordo di questo miracolo, mentre i sacerdoti che sostenevano l’arca erano ancora nel mezzo del Giordano, dodici uomini scelti precedentemente, uno per ogni tribù, presero una pietra dal letto del fiume e la portarono sulla riva occidentale. Queste pietre dovevano formare un monumento per ricordare alle generazioni future il luogo in cui gli israeliti si erano accampati per la prima volta oltre il fiume. Il popolo ricevette da Giosuè l’ordine di ripetere ai figli, e ai figli dei loro figli, la storia della liberazione che Dio aveva compiuto per loro: “Onde tutti i popoli della terra riconoscano che la mano dell’Eterno è potente, e voi temiate in ogni tempo l’Eterno, il vostro Dio”. Giosuè 4:24. PP 409.1
L’influsso che questo miracolo ebbe sia sugli ebrei sia sui loro nemici, fu molto importante. Per Israele rappresentava la certezza della continua presenza e protezione di Dio, una prova del fatto che egli avrebbe operato per loro attraverso Giosuè, come prima era avvenuto con Mosè. Gli israeliti, che ora stavano per conquistare il paese, avevano bisogno di essere rincuorati; li attendeva un’opera straordinaria che quarant’anni prima aveva fatto vacillare la fede dei loro padri. Prima del passaggio del Giordano il Signore aveva dichiarato a Giosuè: “Oggi comincerò a renderti grande agli occhi di tutto Israele, affinché riconoscano che, come fui con Mosè, così sarò con te”. Giosuè 3:7. PP 409.2
La promessa fu mantenuta: “In quel giorno l’Eterno rese grande Giosuè agli occhi di tutto Israele; ed essi lo temettero, come avean temuto Mosè tutti i giorni della sua vita”. Giosuè 4:14. PP 409.3