
Di tutte le belle promesse che il Signore aveva fatte alla casa d'Israele, non una andò a vuoto: tutto giunse a compimento. Giosuè 21:45
Finite le guerre di conquista, Giosuè si ritirò in un luogo tranquillo nella sua casa a Timnath-Serah; e “molto tempo dopo che l’Eterno ebbe dato requie a Israele, liberandolo da tutti i nemici, che lo circondavano, Giosuè... convocò tutti gli anziani, i capi, i giudici e gli ufficiali del popolo”. Giosuè 23:1, 2. PP 438.1
Alcuni anni dopo l’insediamento d’Israele in Palestina gli stessi errori che avevano precedentemente provocato il castigo del popolo cominciavano a ripresentarsi. Giosuè, sentendosi indebolito dalla vecchiaia, e comprendendo che la sua missione stava per concludersi, temette per il futuro del suo popolo. Si rivolse allora ai capi israeliti che si erano riuniti intorno a quel vecchio condottiero, e con un interessamento più profondo di quello di un padre, disse: “Voi avete veduto tutto ciò che l’Eterno, il vostro Dio, ha fatto a tutte queste nazioni, cacciandole dinanzi a voi; poiché l’Eterno, il vostro Dio, è quegli che ha combattuto per voi”. Giosuè 23:3. Per quanto i cananei fossero stati soggiogati, occupavano ancora una vasta zona del paese promesso a Israele; per questo Giosuè esortò il suo popolo a non abbandonarsi a una vita facile e a non dimenticare che il Signore aveva ordinato di cacciare completamente queste nazioni idolatre. PP 438.2
In Giosuè 21:43-45, quale immagine di Dio viene dipinta nel libro? In che modo queste parole si applicano non solo alla Terra Promessa storica, ma anche alla realtà della nostra salvezza (2 Timoteo 2:11-13)?
Gli israeliti si erano fermati troppo presto. Le tribù si erano separate occupando i loro possedimenti, l’esercito si era sciolto, e riprendere le ostilità sembrava un’impresa difficile e incerta. Ma Giosuè dichiarò: “L’Eterno, l’Iddio vostro, le disperderà Egli stesso dinanzi a voi e le scaccerà dinanzi a voi e voi prenderete possesso del loro paese, come l’Eterno, il vostro Dio, v’ha detto. Applicatevi dunque risolutamente ad osservare e a mettere in pratica tutto ciò che è scritto nel libro della legge di Mosè, senza sviarvene né a destra né a sinistra”. Giosuè 23:5, 6. PP 438.3
Giosuè si rivolse agli israeliti affinché testimoniassero che per tutto il tempo in cui essi avevano adempiuto alle condizioni di Dio, Egli li aveva sempre benedetti con le sue promesse. “Riconoscete dunque con tutto il vostro cuore e con tutta l’anima vostra” disse Giosuè “che neppur una di tutte le buone parole che l’Eterno, il vostro Dio, ha pronunciate su voi, è caduta a terra”. Giosuè 23:14. Dichiarò poi che così come il Signore aveva mantenuto le sue promesse non avrebbe dimenticato le sue minacce. “E avverrà che, come ogni buona parola che l’Eterno, il vostro Dio, vi aveva detta si è compiuta per voi, così l’Eterno adempirà a vostro danno tutte le sue parole di minaccia... Se trasgredite il patto che l’Eterno il vostro Dio v’ha imposto... l’ira dell’Eterno s’accenderà contro di voi, e voi perirete presto, scomparendo dal buon paese ch’Egli v’ha dato”. Giosuè 23:15, 16. PP 438.4
Sono molti coloro che si lasciano cullare dal pensiero ingannevole, suggerito da Satana, secondo cui l’amore che Dio nutre per il suo popolo sarebbe così grande da scusare i loro peccati e le sue minacce pur avendo una loro logica nel suo governo morale non si adempiranno mai letteralmente. Dio ha sempre trattato le sue creature con giustizia, rivelando la vera natura del peccato e dimostrando che esso porta sicuramente alla miseria e alla morte. Il perdono incondizionato non è mai esistito e mai esisterà perché esso implicherebbe l’abbandono della giustizia, vero fondamento del governo di Dio, che getterebbe nella costernazione i mondi che sono rimasti puri. Dio ha lealmente indicato le conseguenze del peccato, se non fosse così come potrebbero adempiersi le sue promesse? Una bontà che esclude la giustizia, non è più bontà, ma debolezza. PP 439.1
Leggi Giosuè 23:1-5. Quali sono i punti salienti dell'introduzione di Giosuè?
Per l’occasione, Giosuè ordinò che l’arca fosse portata da Sciloh. In un momento così solenne Giosuè voleva che questo simbolo della presenza di Dio impressionasse profondamente il popolo. Dopo aver sottolineato quanto Dio si fosse dimostrato buono con Israele, li chiamò nel nome dell’Eterno a scegliere chi avrebbero voluto servire. Alcuni, segretamente, praticavano l’idolatria, e Giosuè voleva che decidessero di bandire quel peccato da Israele. “Se vi par mal fatto servire all’Eterno” disse “scegliete oggi a chi volete servire”. Giosuè 24:15. Giosuè voleva che servissero Dio spontaneamente e non perché erano obbligati. L’amore per il Signore è il vero fondamento della religione. Servire Dio, sperando solo di ottenere una ricompensa o evitare una punizione, non ha nessun valore. L’apostasia dichiarata non offende Dio più dell’ipocrisia e di un culto formale. PP 439.4
L’anziano condottiero esortò gli israeliti a valutare tutti gli elementi presentati. Se ritenevano sbagliato servire l’Eterno, fonte di ogni bene, in quel giorno avrebbero dovuto dirlo. Dovevano scegliere chi servire: o gli dèi che “i loro padri servirono di là dal fiume” e che Abramo fu chiamato ad abbandonare, o “gli dei degli Amorei”, del paese in cui abitavano, e quindi vivere come le nazioni idolatre e corrotte che li circondavano. Quelle erano parole di aspro rimprovero per Israele. Gli dèi degli amorei non erano riusciti a proteggere i loro adoratori. Quel popolo malvagio era stato distrutto per i propri peccati abominevoli e degradanti, e il loro magnifico paese era stato dato al popolo di Dio. Che follia per Israele scegliere quelle divinità per il cui culto gli amorei erano stati distrutti! “Quanto a me e alla casa mia” disse Giosuè “serviremo all’Eterno”. Giosuè 24:15. Quel santo zelo che animava profondamente il loro capo contagiò il popolo e i suoi appelli suscitarono una risposta decisa: “Lungi da noi l’abbandonare l’Eterno per servire ad altri dei”. Giosuè 24:16. PP 440.1
Quali sono le somiglianze tra il modo in cui gli Israeliti conquistarono Canaan sotto la guida di Giosuè e il modo in cui i cristiani di oggi possono vivere una vita spirituale vittoriosa? (Leggi Giosuè 23:10, Colossesi 2:15, 2 Corinzi 10:3-5 ed Efesini 6:11-18).
Colui che ha deciso di entrare nel regno dello Spirito scoprirà che tutte le passioni e le forze di una natura non rigenerata, potenziate dalle forze del regno delle tenebre si sono coalizzate contro di lui. L’egoismo e l’orgoglio si schiereranno a favore di tutto ciò che è peccato. Non siamo in grado da soli di dominare i desideri malvagi e le abitudini che cercano di avere il sopravvento. Non possiamo sconfiggere il potente nemico che ci stringe nelle sue spire. Solo Dio può darci la vittoria. Egli desidera che diventiamo padroni di noi stessi, della nostra volontà e delle nostre scelte. Ma non può operare in noi senza il nostro consenso e la nostra collaborazione. Lo Spirito di Dio opera attraverso le forze e le facoltà dell’uomo. Le nostre energie sono necessarie per collaborare con Dio. GMB 163.3
La vittoria non sarà ottenuta senza una preghiera sincera, l’umiliazione dell’io a ogni nuovo passo. La nostra volontà non deve essere costretta a collaborare con gli agenti divini ma deve sottomettersi spontaneamente. Non diventerete cristiani degni del cielo, anche se fosse possibile costringervi con un’intensità cento volte maggiore dell’influsso dello Spirito di Dio. La morsa di Satana non sarebbe spezzata. La volontà deve essere sottoposta a Dio. Non siete capaci da soli di sottomettere i vostri obiettivi, i vostri desideri e le vostre inclinazioni alla volontà di Dio, ma se desiderate ottenere questa volontà il Signore compirà per voi quest’opera e demolirà “i ragionamenti e tutto ciò che si eleva orgogliosamente contro la conoscenza di Dio facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo”. 2 Corinzi 10:5. GMB 164.1
Perché pensi che Giosuè abbia assunto una posizione così forte riguardo alle relazioni di Israele con le nazioni circostanti (Giosuè 23:6-8, 12, 13)?
Dio è l’autore della vita, e sin dall’inizio le sue leggi avevano lo scopo di perpetuarla. Ma il peccato, infrangendo l’ordine che Dio aveva costituito, provocò la discordia. Finché il peccato esisterà, la sofferenza e la morte saranno inevitabili. L’uomo può cercare di sfuggire al suo terribile destino, solo perché il Redentore ha sopportato per lui la maledizione del peccato. PP 439.2
Prima che Giosuè morisse i capi e i rappresentanti del popolo, dietro suo invito si riunirono rapidamente a Sichem. In tutto il paese nessun luogo era così legato a sacri ricordi, per il patto che Dio aveva stipulato con Abramo e Giacobbe e per i solenni giuramenti del popolo quando stava per entrare in Canaan. Gli israeliti si riunirono in presenza del loro capo, ormai vicino alla morte, davanti alle montagne di Ebal e Gherizim, già testimoni di un patto che ora erano chiamati a rinnovare. Numerose erano le prove dell’azione di Dio in loro favore: Egli aveva dato agli israeliti una terra che non avevano lavorato, città che non avevano edificato, vigne e oliveti che non avevano piantato. Giosuè ricordò ancora una volta la storia d’Israele, rievocando le meraviglie che Dio aveva compiuto per loro, affinché tutti potessero comprendere l’amore e la misericordia divina, e servirlo “con integrità e fedeltà”. PP 439.3
Per l’occasione, Giosuè ordinò che l’arca fosse portata da Sciloh. In un momento così solenne Giosuè voleva che questo simbolo della presenza di Dio impressionasse profondamente il popolo. Dopo aver sottolineato quanto Dio si fosse dimostrato buono con Israele, li chiamò nel nome dell’Eterno a scegliere chi avrebbero voluto servire. Alcuni, segretamente, praticavano l’idolatria, e Giosuè voleva che decidessero di bandire quel peccato da Israele. “Se vi par mal fatto servire all’Eterno” disse “scegliete oggi a chi volete servire”. Giosuè 24:15. Giosuè voleva che servissero Dio spontaneamente e non perché erano obbligati. L’amore per il Signore è il vero fondamento della religione. Servire Dio, sperando solo di ottenere una ricompensa o evitare una punizione, non ha nessun valore. L’apostasia dichiarata non offende Dio più dell’ipocrisia e di un culto formale. PP 439.4
Come dovremmo interpretare le descrizioni dell'ira di Dio e della giustizia punitiva in Giosuè (Giosuè 23:15, 16) e in altre parti della Scrittura? (Vedi anche Numeri 11:33; 2 Cronache 36:16; Apocalisse 14:10, 19; Apocalisse 15:1).
Il popolo d’Israele aveva fatto la sua scelta. Rivolgendosi a Gesù aveva detto: “Non costui, ma Barabba”. Barabba, ladro e assassino, era il rappresentante di Satana. Gesù era il rappresentante di Dio. Gesù era stato rigettato, Barabba era stato scelto. Ed essi avrebbero avuto Barabba. Con la loro scelta avevano accettato colui che sin dal principio era stato bugiardo e assassino. Satana era il loro capo, ed essi ne avrebbero seguito il dominio, compiendo le sue opere ed eseguendo la sua volontà. Quel popolo che aveva scelto Barabba al posto di Cristo, ne avrebbe provata la crudeltà per tutto il tempo della sua esistenza. GDN 567.4
Guardando l’Agnello di Dio ferito e umiliato, gli ebrei avevano gridato: “Il suo sangue sia sopra noi e sopra i nostri figli”. Quella dichiarazione terribile giunse fino al trono di Dio; quella sentenza che le loro labbra avevano pronunciato fu scritta in cielo; quella richiesta venne esaudita: il sangue del figlio di Dio fu sui loro figli, sui figli dei loro figli, come una maledizione perpetua. GDN 567.5
In maniera terribile essa si attuò nella distruzione di Gerusalemme; e nei secoli successivi la condizione della nazione ebraica non sarebbe stata meno spaventosa: un tralcio separato dalla vite, un ramo morto e senza frutti, destinato a essere raccolto e bruciato. Da un paese all’altro, per tutto il mondo, nel corso dei secoli, morto per i propri errori e i propri peccati. GDN 567.6
In modo ancora più terribile quella richiesta si adempirà nel gran giorno del giudizio. Allora Cristo apparirà di nuovo sulla terra, e gli uomini lo vedranno, non più come un prigioniero circondato da una folla rabbiosa, ma come il Re dei cieli. Cristo verrà nella sua gloria, nella gloria di suo Padre e dei santi angeli. Miriadi e miriadi di angeli, figli di Dio, belli e trionfanti, splendenti di benevolenza e gloria, saranno al suo seguito. Si siederà sul trono della sua gloria e davanti a lui si riuniranno tutte le nazioni. Allora ogni occhio lo vedrà, anche coloro che lo hanno trafitto. Al posto della corona di spine porterà una corona di gloria e indosserà vesti bianchissime di “un tal candore che nessun lavandaio di panni sulla terra può dare”. Marco 9:3. “E sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome: Re dei Re e Signore dei Signori”. Apocalisse 19:16. GDN 568.1
Saranno presenti coloro che lo beffeggiarono e lo ferirono. I sacerdoti e i capi rivedranno la scena del tribunale, e ogni particolare si ripresenterà alla loro mente come scritto in caratteri di fuoco. Allora coloro che dissero: “Il suo sangue sia sopra noi e sopra i nostri figliuoli”, vedranno esaudita la loro preghiera. Allora tutto il mondo se ne renderà conto e capirà. Sapranno contro chi, come esseri deboli e finiti, hanno combattuto. Nella loro agonia e nel loro spavento grideranno alle montagne e alle rocce: “Cadeteci addosso, nascondeteci dalla presenza di colui che siede sul trono e dall’ira dell’Agnello; perché è venuto il gran giorno della sua ira. Chi può resistere?” Apocalisse 6:16, 17. GDN 568.2
Giosuè esorta Israele ad amare il Signore loro Dio (Giosuè 23:11; confronta con Deuteronomio 6:5). L'amore non può essere forzato, altrimenti cesserebbe di essere ciò che è essenzialmente. Ma in che senso l'amore può essere comandato?
«Dio non forza la volontà o il giudizio di nessuno. Egli non prova alcun piacere nell'obbedienza servile. Desidera che le creature delle sue mani lo amino perché è degno di amore. Vuole che gli obbediscano perché hanno un apprezzamento intelligente della sua saggezza, giustizia e benevolenza. E tutti coloro che hanno una giusta concezione di queste qualità lo ameranno perché sono attratti da lui nell'ammirazione dei suoi attributi. GC88 541.3
«I principi di gentilezza, misericordia e amore, insegnati ed esemplificati dal nostro Salvatore, sono una trascrizione della volontà e del carattere di Dio. Cristo dichiarò di non aver insegnato nulla se non ciò che aveva ricevuto dal Padre suo. I principi del governo divino sono in perfetta armonia con il precetto del Salvatore: «Amate i vostri nemici». Dio esercita la giustizia sui malvagi, per il bene dell'universo e anche per il bene di coloro sui quali si abbattono i suoi giudizi. Li renderebbe felici se potesse farlo in accordo con le leggi del suo governo e la giustizia del suo carattere. Li circonda con i segni del suo amore, concede loro la conoscenza della sua legge e li segue con le offerte della sua misericordia; ma essi disprezzano il suo amore, rendono vana la sua legge e rifiutano la sua misericordia. Pur ricevendo costantemente i suoi doni, disonorano il Donatore; odiano Dio perché sanno che egli aborrisce i loro peccati. Il Signore sopporta a lungo la loro perversità; ma alla fine arriverà l'ora decisiva, quando il loro destino sarà deciso. Allora incatenerà questi ribelli al suo fianco? Li costringerà a fare la sua volontà? GC88 542.1
«Coloro che hanno scelto Satana come loro capo e sono stati controllati dal suo potere, non sono preparati per entrare alla presenza di Dio. L'orgoglio, l'inganno, la licenziosità, la crudeltà sono diventati parte integrante del loro carattere. Possono entrare in Paradiso per dimorare per sempre con coloro che hanno disprezzato e odiato sulla terra? La verità non sarà mai gradita a un bugiardo; la mitezza non soddisferà l'autostima e l'orgoglio; la purezza non è accettabile per i corrotti; l'amore disinteressato non appare attraente agli egoisti. Quale fonte di gioia potrebbe offrire il Paradiso a coloro che sono completamente assorbiti da interessi terreni ed egoistici? GC88 542.2
«Coloro che hanno trascorso la loro vita in ribellione contro Dio potrebbero essere improvvisamente trasportati in Paradiso e testimoniare l'alto e santo stato di perfezione che esiste lì, dove ogni anima è piena d'amore, ogni volto raggiante di gioia; musica incantevole in melodiosi accordi che si elevano in onore di Dio e dell'Agnello; e flussi incessanti di luce che scorrono sui redenti dal volto di Colui che siede sul trono, coloro i cui cuori sono pieni di odio verso Dio, la verità e la santità potrebbero mescolarsi alla folla celeste e unirsi ai loro canti di lode? Potrebbero sopportare la gloria di Dio e dell'Agnello? No, no; sono stati concessi loro anni di prova, affinché potessero formare il loro carattere per il cielo; ma non hanno mai allenato la mente ad amare la purezza; non hanno mai imparato il linguaggio del cielo, e ora è troppo tardi. Una vita di ribellione contro Dio li ha resi inadatti al cielo. La sua purezza, santità e pace sarebbero una tortura per loro; la gloria di Dio sarebbe un fuoco divorante. Desidererebbero fuggire da quel luogo santo. Accoglierebbero con favore la distruzione, per poter essere nascosti dal volto di Colui che è morto per redimerli. Il destino dei malvagi è determinato dalla loro stessa scelta. La loro esclusione dal cielo è volontaria da parte loro, e giusta e misericordiosa da parte di Dio. GC88 542.3
Il Salvatore ha sofferto una morte tormentosa per riacquistare l’eredità divina e offrire all’uomo un’altra possibilità: “Ond’è che può anche salvar appieno quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, vivendo egli sempre per intercedere per loro”. Ebrei 7:25. Con la sua vita immacolata, l’obbedienza e la morte sul Calvario, Cristo è divenuto l’intercessore dell’umanità perduta, l’autore della nostra salvezza che interviene in nostro favore non semplicemente presentando delle suppliche, ma rivendicando da conquistatore il trofeo della vittoria. La sua offerta è perfetta e da intercessore Egli esegue l’opera che si è proposto presentando dinanzi a Dio il turibolo contenente i suoi meriti immacolati e le preghiere, le confessioni ed i ringraziamenti del suo popolo. Con il profumo della sua giustizia, tutto questo sale a Dio come un odore soave. Di fronte ad un’offerta così gradevole Dio copre ogni colpa e trasgressione col suo perdono. PV 102.2
Cristo si è impegnato a fungere da nostro sostituto e garante e non trascura nessuno. Colui che non ha potuto vedere gli esseri umani abbandonati alla rovina eterna ma si è sacrificato per la loro redenzione, accetterà con pietà e misericordia chiunque si rende conto di non potersi salvare da solo. PV 102.3
Gesù non chiuderà gli occhi di fronte a chi lo supplica tremando, anzi lo risolleverà. Lui, che col suo sacrificio espiatorio ha messo a disposizione dell’uomo una sorgente inesauribile di forza morale, non mancherà di usare questa forza in nostro favore. Deponiamo ai suoi piedi i nostri peccati e affanni perché Egli ci ama. Il suo sguardo e le sue parole ci invitano ad aver fiducia. Egli plasmerà il nostro carattere secondo la sua volontà. PV 103.1
Con tutta la sua potenza Satana non riesce a sopraffare una sola anima che con fede semplice si affida a Cristo: “Egli dà forza allo stanco, e accresce vigore a colui ch’è spossato”. Isaia 40:29. PV 103.2
“Se confessiamo i nostri peccati, Egli è fedele e giusto da rimetterci i peccati e purificarci da ogni iniquità”. 1 Giovanni 1:9. Il Signore ci invita: “Soltanto riconosci la tua iniquità: tu sei stata infedele all’Eterno, al tuo Dio”. Geremia 3:13. “V’aspergerò d’acqua pura, e sarete puri; io vi purificherò di tutte le vostre impurità e di tutti i vostri idoli”. Ezechiele 36:25. PV 103.3