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Lezione 13, 2° trimestre, 21-27 giugno 2025

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Sabato pomeriggio 21 giugno

Testo da memorizzare:

« Egli rispose: "Sono Ebreo e venero il Signore Dio del cielo, il quale ha fatto il mare e la terra". Giona 1:9


Le profezie che il grande “Io Sono” ha trasmesso tramite la sua Parola sono altrettanti anelli della catena degli eventi, dall’eternità del passato all’eternità del futuro. Esse ci rivelano dove ci troviamo oggi nella successione dei secoli e che cosa ci possiamo aspettare dal futuro. Tutto ciò che i profeti hanno predetto sarebbe avvenuto entro la nostra epoca è registrato nelle pagine della storia e possiamo essere certi che tutto ciò che deve ancora avvenire si realizzerà sicuramente al momento opportuno. PR 270.5

I segni dei tempi proclamano che siamo arrivati alla vigilia di avvenimenti grandi e solenni. Tutto sembra pronto. Le profezie del Salvatore relative a ciò che accadrà prima del suo ritorno si adempiranno sotto i nostri occhi. Cfr. Matteo 24:6, 7. PR 271.1

La nostra epoca riveste un profondo interesse per tutti noi. Sovrani, funzionari di stato, uomini e donne di ogni classe riflettono su quanto sta accadendo intorno a loro. Essi osservano i rapporti che intercorrono fra le nazioni, considerano il grado di intensità che va assumendo ogni elemento terreno e riconoscono che qualcosa di grande e decisivo sta per accadere: il mondo sta per affrontare una crisi senza precedenti. Solo la Bibbia ci offre una giusta chiave di lettura di queste cose. In essa sono descritte le scene finali della storia del mondo, vengono presentati gli eventi che proiettano già le loro ombre sinistre; la notizia del loro approssimarsi fa tremare la terra e gli uomini sono angosciati! PR 271.2

Parlando di questa nostra epoca il profeta Isaia così si esprime: “Il Signore spacca la terra e la fa tremare; ne sconvolge la superficie e ne disperde gli abitanti... essi non hanno osservato la legge del Signore e sono stati infedeli alla sua alleanza eterna. Per questo la terra è maledetta, quelli che l’abitano ne sono gravemente puniti...”. Isaia 24:1-6; cfr. Gioele 1:15-18, 12; Geremia 4:19, 20. PR 271.3

Domenica 22 giugno

Il profeta riluttante


Leggi Matteo 12:38-42. A quali parti della storia di Giona si riferisce Gesù quando si rivolge agli scribi e ai farisei? Quali lezioni sul giudizio si trovano nella sua dichiarazione?

Di conseguenza, Gesù fu arrestato giovedì mattina presto; processato davanti ad Anna mentre era ancora buio (Giovanni 18:13); portato davanti a Caifa nell'assemblea del Sinedrio (il suo processo legale) all'alba (Matteo 26:57; 27:1); poi davanti a Pilato, venerdì, prima dell'alba, verso l'ora sesta (Giovanni 19:14); poi davanti a Erode (Luca 23:7); poi di nuovo davanti a Pilato (Luca 23:11); e infine fu crocifisso la mattina dello stesso giorno, verso la terza ora (Marco 15:25) - le 9:00 del mattino, ora moderna.

Questa cronologia dimostra che la sua cattura, i suoi processi e la sua crocifissione furono accuratamente e astutamente premeditati per avvenire di notte e al mattino presto, al fine di evitare qualsiasi tumulto, poiché «temevano il popolo» (Luca 20:19).

Che Egli rimase nel sepolcro per due notti e risuscitò la domenica; che i tre giorni e le tre notti sono il tempo che intercorre tra il Suo primo processo legale e il momento della Sua risurrezione; che il cuore della terra è stato erroneamente interpretato come la tomba, quando invece, come dimostra l'esperienza di Giona, è simbolico della prigionia di Cristo nelle mani dei peccatori e nel sepolcro (Matteo 20:19; 16:21; 17:22, 23; 27:63; Luca 9:22; 24:21; 18:33; 24:7; – «Così è scritto, e così doveva Cristo soffrire e risorgere dai morti il terzo giorno». (Luca 24:46); che il segno dei «tre giorni e tre notti» si è letteralmente adempiuto dal giovedì mattina, momento del suo processo legale, alla domenica mattina quando è risorto; che l'agnello pasquale, che stava per essere ucciso quando Gesù era sulla croce, non era quello che fu ucciso il primo giorno della settimana di Pasqua, il quattordicesimo giorno del mese, ma quello che fu ucciso il sedicesimo giorno, il secondo giorno delle feste; – tutte queste conclusioni sono saldamente fondate sui fatti concreti qui esposti con semplicità; non, caro lettore, su favole o traduzioni a te sconosciute, o sui cosiddetti «manoscritti originali», che tu stesso non puoi leggere, che non ti sono accessibili e alcuni dei quali non esistono nemmeno!

Durante il suo ministero sulla terra, Cristo alluse alle conseguenze positive che si erano verificate dopo la predicazione di Giona a Ninive e paragonò gli abitanti di quella città pagana con il cosiddetto popolo di Dio del suo tempo. Dichiarò: “Nel giorno del giudizio gli abitanti di Ninive si alzeranno a condannare questa gente, perché essi cambiarono vita quando ascoltarono la predicazione di Giona. Eppure, di fronte a voi c’è uno che è più grande di Giona!” Matteo 12:41. PR 150.6

Quando Cristo venne sulla terra gli uomini erano assorbiti dagli affari e dalle rivalità commerciali; pensavano solo ai propri interessi. Allora, al di sopra di tutta questa confusione, la sua voce, simile alla tromba di Dio, proclamò: “Se un uomo riesce a guadagnare anche il mondo intero, ma perde la vita, che vantaggio ne ricava? C’è forse qualcosa che un uomo possa dare per riavere in cambio la propria vita?” Marco 8:36, 37. PR 151.1

Come la predicazione di Giona fu un segno per i niniviti, così la predicazione di Cristo fu un segno per la sua generazione. Ma queste parole furono accolte in modo molto diverso! Nonostante l’indifferenza e il disprezzo, il Salvatore proseguì la sua opera e portò a termine la sua missione. PR 151.2

Lunedì, 23 giugno

L'opera di pentimento


Leggi Giona 3:5-10. Perché questa profezia non si è avverata?

Confuso, umiliato, incapace di comprendere l’intenzione di Dio nel risparmiare Ninive, Giona aveva comunque compiuto la sua missione avvertendo quella grande città. Nonostante l’evento predetto non si fosse verificato, il messaggio proveniva da Dio e raggiunse comunque lo scopo: la gloria della sua grazia fu rivelata ai pagani. Coloro che erano vissuti a lungo “...incatenati in un’orrida prigione giacevano nel buio più profondo... Allora nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li salvò da ogni pericolo, li fece uscire dal buio più profondo, spezzò le loro catene... Con la sua parola li fece guarire e li strappò dalla morte”. Salmi 107:10, 13, 14, 20. PR 150.5

Il nostro Dio è misericordioso. I trasgressori della sua legge vengono trattati con pazienza e tenera compassione. Però ai nostri giorni, quando uomini e donne hanno tante occasioni per conoscere la legge divina rivelata nelle Sacre Scritture, il Signore dell’universo non può considerare favorevolmente le città corrotte in cui regnano la violenza e la criminalità. La sua pazienza nei confronti di coloro che si ostinano a disubbidire sta esaurendosi rapidamente. PR 152.1

Ci si deve sorprendere per un improvviso e inatteso mutamento nel comportamento dell’Essere supremo nei confronti degli abitanti di questo mondo caduto e ribelle? Ci si deve forse stupire se il castigo segue la trasgressione e la crescente criminalità, se Dio giunge alla distruzione di coloro che hanno fatto guadagni disonesti con l’inganno, la frode e l’estorsione? Nonostante il fatto che un messaggio sempre più chiaro sia giunto fino a loro, molti hanno rifiutato di riconoscere la sovranità dell’Eterno e hanno scelto di rimanere fedeli a colui che è all’origine della prima ribellione contro il cielo. PR 152.2

La pazienza di Dio è molto grande, al punto che quando pensiamo all’offesa fatta ai suoi comandamenti, rimaniamo stupiti. L’Onnipotente non ha esercitato il suo potere come avrebbe potuto farlo, ma sicuramente punirà gli empi che disprezzano le legittime esigenze del Decalogo. PR 152.3

Martedì 24 giugno

La festa di Belsatsar


Leggi Daniele 5:1-31. Quali importanti messaggi spirituali possiamo trarre da questo racconto? Cosa ha fatto cadere Belsazar?

A causa della follia e della debolezza di Baldassar, nipote di Nabucodonosor, Babilonia sarebbe presto caduta. Chiamato ancora giovane a partecipare agli affari dello stato si gloriava della sua potenza e sfidava il Dio del cielo. Aveva avuto molte occasioni per conoscere la volontà divina e adeguarsi ad essa rendendosi conto delle proprie responsabilità. Era a conoscenza dell’amara esperienza vissuta da suo nonno che, per decreto divino, era stato allontanato per un certo periodo di tempo dalla società umana; conosceva la sua conversione e la sua miracolosa riabilitazione. Ma l’amore per il piacere e l’ambizione personale cancellarono quelle lezioni che non avrebbe mai dovuto dimenticare. Baldassar sprecò le opportunità che gli erano state offerte e trascurò di utilizzare i mezzi a sua disposizione per acquisire una maggiore conoscenza della verità. Quello che Nabucodonosor aveva imparato a costo di indicibili sofferenze e umiliazioni fu da lui ignorato con colpevole indifferenza. PR 265.2

Non passò molto tempo e cominciarono le sconfitte militari. Babilonia fu assediata da Ciro, nipote di Dario il Medo, comandante in capo degli eserciti uniti di Media e di Persia. Ma dentro la città — fortezza apparentemente inespugnabile — dalle larghe e solide mura, con le porte di rame, protetta dal fiume Eufrate, fornita di abbondanti riserve alimentari, questo re così mondano si sentiva al sicuro e trascorreva il tempo in feste e gozzoviglie. PR 265.3

Senza la minima preoccupazione il re Baldassar, orgoglioso e arrogante, “...invitò a un gran banchetto mille dei suoi più alti funzionari e si mise a bere vino insieme a loro”. Daniele 5:1. Tutte le attrattive che la ricchezza e il potere potevano assicurare aggiungevano splendore alla scena. Fra gli ospiti vi erano donne belle e affascinanti, uomini di genio e di grande distinzione, prìncipi e dignitari. Bevevano vino in abbondanza e gozzovigliavano sotto il suo influsso inebriante.PR 265.4

Col cervello offuscato dalla vergognosa ubriachezza e dominato dagli istinti e dalle passioni più basse della natura umana, il re stesso assunse la direzione di quell’orgia. Nel bel mezzo della festa “...diede ordine di portare le coppe d’oro e d’argento che suo padre aveva preso dal tempio di Gerusalemme. Le voleva usare per bere assieme ai suoi alti funzionari, alle mogli e alle concubine”. Daniele 5:2. Con questo gesto voleva dimostrare che non vi era nulla di troppo sacro che egli non potesse utilizzare. PR 266.1

“Gli furono perciò portate le coppe d’oro... Quando furono ancora più brilli cominciarono a cantare le lodi degli dei d’oro e d’argento, di bronzo e di ferro, di legno e di pietra”. Daniele 5:4. PR 266.2

Baldassar neppure lontanamente pensava che ci fosse un testimone celeste alla sua orgia idolatra che si rendesse conto di questa profanazione, sentisse le espressioni della gioia sacrilega degli invitati e riconoscesse la loro idolatria. Ben presto, però, quell’ospite che non era stato invitato fece notare la sua presenza. Quando l’orgia era al culmine apparve una mano pallida che tracciò sul muro della sala con caratteri scintillanti come fuoco parole che, sebbene del tutto sconosciute ai presenti, erano un presagio di sventura per il re e i suoi ospiti. Seguì un silenzio assoluto mentre uomini e donne, presi da indicibile terrore, guardavano la mano che lentamente scriveva le parole misteriose. Passarono davanti a loro, come in una visione panoramica, le azioni delle loro vite malvagie; era come se si trovassero davanti al tribunale dell’Eterno di cui avevano sfidato il potere. Nel luogo in cui pochi istanti prima regnavano l’ilarità e l’ironia blasfema, si vedevano volti impalliditi e si udivano grida di terrore. Quando Dio provoca il terrore negli uomini essi sono incapaci di nascondere l’intensità della loro paura. PR 266.3

Mercoledì 25 giugno

Il prosciugamento dell'Eufrate


Leggi Daniele 5:18-31 e Apocalisse 16:12-19. Quali parallelismi trovi tra alcune delle piaghe dell'Apocalisse e la storia della caduta di Babilonia?

Mentre era ancora nel salone della festa, circondato da coloro il cui destino era ormai segnato, il re venne informato da un messaggero che la città era stata invasa dal nemico nonostante le strutture da lui ritenute così sicure: “Hanno occupato i guadi dei fiumi... I soldati sono presi dal panico!” Geremia 51:32. Mentre con i suoi dignitari beveva nei sacri vasi dell’Eterno, lodando i loro dei d’oro e d’argento, i Medi e i Persiani avevano fatto deviare le acque dell’Eufrate dal loro letto ed erano penetrati nel cuore della città ormai indifesa. L’esercito di Ciro era già sotto le mura del palazzo reale, la città era piena di soldati nemici “come uno sciame di cavallette” (Geremia 51:14) e le loro grida di trionfo potevano essere udite al di sopra delle grida disperate dei convitati terrorizzati. “In quella stessa notte, Baldassar, re di Babilonia, venne ucciso” e un monarca straniero lo sostituì sul trono. PR 269.1

La capitale dell'antica Babilonia era costruita su entrambe le sponde dell'Eufrate, che divideva la città in due parti. Il fiume era anche la fonte d'acqua che alimentava un fossato fortificato intorno alla città. Quindi, poiché gli antichi babilonesi furono i primi a costruire sulle rive dell'Eufrate, e poiché l'applicazione originale deve riferirsi ai primi coloni che vi si stabilirono, il «grande fiume Eufrate» emerge come un tipo delle «acque... dove siede la prostituta» (Apocalisse 17:15) - la Babilonia moderna. E questa importante verità è amplificata dal fatto che l'antica città di Babilonia non esiste più, mentre la profezia parla di una Babilonia odierna.

Ora, affinché esista una Babilonia moderna, è necessario che oggi si ripetano le condizioni e gli eventi che caratterizzavano essenzialmente l'antica Babilonia in relazione al popolo di Dio. Di conseguenza, la loro cattività in Babilonia, il tipo (Geremia 29:10), deve trovare il suo parallelo in Babilonia, l'antitipo. È quindi molto evidente che l'angelo “legato nel grande fiume Eufrate” [Apocalisse 9:14] deve essere figurativo della chiesa cristiana durante il periodo della sua cattività nell'antitipica Babilonia - “quella grande città” sorta dopo l'epoca di Giovanni.

Inoltre, l'affermazione fatta dalla voce proveniente dall'altare d'oro, «sciogli i quattro angeli che sono legati», dimostra in modo conclusivo che quando la «voce» parlò, la chiesa (gli angeli) era già in cattività e doveva essere sciolta.

L'esecuzione del comando «Liberate i quattro angeli», che significava liberare la chiesa dalla sua prigionia in Babilonia, portò alla sua liberazione dalla lunga schiavitù alla tirannia del governo ecclesiastico-statale e alla restituzione della Bibbia al popolo di Dio, affinché potesse studiare e adorare con timore e senza favorire nessuno, rendendo conto solo alla propria coscienza e al proprio Dio. Con la conseguente dissoluzione dell'unione tra Chiesa e Stato, i «quattro angeli» furono liberati.

Giovedì 26 giugno

Ciro, l'unto


Leggi 2 Cronache 36:22, 23. In che modo la storia di Ciro è parallela a quella di Nabucodonosor? In che modo differisce? Qual è il significato del decreto? Dopo tutto, quale impatto ebbe sulla prima venuta di Gesù secoli dopo?

L’arrivo dell’esercito di Ciro davanti alle mura di Babilonia fu per gli ebrei il segno che la loro liberazione era vicina. Più di un secolo prima della nascita di Ciro la profezia lo aveva citato per nome e aveva precisato l’opera che avrebbe compiuto conquistando la città di Babilonia e preparando così il ritorno degli israeliti dall’esilio. Il profeta Isaia si era espresso in questi termini: “Il Signore dice al re Ciro, che egli ha scelto: “Ti do tutto il mio appoggio per sottomettere le nazioni, per detronizzare i re e spalancare davanti a te le porte sbarrate della città. Ti precederò per prepararti il terreno ed eliminare davanti a te ogni ostacolo, per abbattere le porte di bronzo e rompere le spranghe di ferro. Ti farò scoprire tesori segreti, ricchezze ben nascoste. Così tu riconoscerai che io, il Signore, il Dio d’Israele ti ho affidato un incarico””. Isaia 45:1-3. PR 277.1

Quando gli eserciti del conquistatore persiano entrarono improvvisamente nella capitale babilonese sfruttando il letto del fiume, le cui acque erano state deviate, e Ciro entrò dalle porte interne rimaste incautamente aperte e prive di protezione, gli ebrei ebbero la prova evidente dell’adempimento letterale della profezia di Isaia relativa all’improvvisa sconfitta dei loro oppressori. Questo sarebbe dovuto essere un segno inconfutabile del fatto che Dio stava dirigendo gli avvenimenti in loro favore, in quanto alla profezia che indicava la caduta e la conquista di Babilonia venivano aggiunte le parole: “Al re Ciro ordino: Tu sei il capo che io ho scelto per realizzare i miei piani. Tu farai ricostruire Gerusalemme; farai riedificare il suo tempio”. “...ho chiamato il re Ciro e gli ho spianato la via. Egli ricostruirà la mia città, Gerusalemme, e farà tornare a casa gli esiliati che mi appartengono, senza ricevere un soldo, senza un regalo. Così dice il Signore dell’universo!” Isaia 44:28; 45:13. PR 277.2

Ciro, sotto il cui comando l'esercito medo-persiano marciò su Babilonia, non era ancora nato quando il profeta Isaia scrisse di lui. Ma Dio si ricordò della sua promessa e quando Belsatsar si sentiva perfettamente al sicuro nella notte di baldoria e di fatale dissolutezza, Dio aprì davanti a Ciro le porte a due ante e rese possibile la conquista del regno. Lì i Medi e i Persiani incontrarono Daniele e i suoi compagni, che richiamarono l'attenzione di Ciro sulle Scritture che non solo avevano predetto la sua vittoria, ma avevano anche predetto il suo nome. Avendo visto e sentito il potere di Dio, Ciro fu spinto a decretare:

Esdra 1:2-11 – «Così dice Ciro, re di Persia: Il Signore Dio del cielo mi ha dato tutti i regni della terra e mi ha incaricato di costruirgli una casa a Gerusalemme, che è in Giuda. Chi di voi appartiene al suo popolo? Il suo Dio sia con lui, e salga a Gerusalemme, che è in Giuda, e costruisca la casa del Signore Dio d'Israele, che è in Gerusalemme. E chiunque rimane in qualsiasi luogo dove dimora, gli uomini del suo luogo lo aiutino con argento, con oro, con beni e con bestiame, oltre all'offerta volontaria per la casa di Dio che è a Gerusalemme. Allora si alzarono i capi dei padri di Giuda e di Beniamino, i sacerdoti e i leviti, con tutti quelli che Dio aveva risvegliato, per salire a costruire la casa del Signore che è a Gerusalemme. E tutti quelli che erano intorno a loro li fortificarono con oggetti d'argento, d'oro, con beni, con bestiame e con cose preziose, oltre a tutto ciò che era offerto volontariamente. Anche il re Ciro fece portare gli oggetti sacri della casa del Signore, che Nabucodonosor aveva portato via da Gerusalemme e aveva messo nella casa dei suoi dèi; Ciro, re di Persia, li fece portare dal tesoriere Mitredate e li consegnò a Sheshbazzar, principe di Giuda. Questo è il loro numero: trenta vasi d'oro, mille vasi d'argento, ventinove coltelli, trenta bacinelle d'oro, bacinelle d'argento di seconda specie, quattrocento e dieci, e altri vasi, mille. Tutti i vasi d'oro e d'argento erano cinquemilaquattro. Scebazzar portò con sé tutti questi, insieme ai prigionieri che erano stati condotti da Babilonia a Gerusalemme».

Non è difficile capire che se i governanti dell'impero medo-persiano avessero continuato a governare con lo stesso spirito di Ciro, il regno sarebbe durato fino ad oggi. Quel regno, però, cedette il posto alla Grecia; la Grecia a Roma; e Roma alle nazioni di oggi. È abbastanza chiaro che i regni odierni esistono ancora perché Dio ha voluto così. 

Venerdì 27 giugno

Approfondimento

A ogni nazione apparsa sulla scena della storia è stato permesso di occupare il suo posto sulla terra per dimostrare quanto fosse in grado di attuare gli obiettivi dell’Onnipotente. La profezia ha tracciato l’apparizione e l’ascesa dei grandi imperi mondiali: Babilonia, Medo-Persia, Grecia e Roma. Con ognuno di essi, come con le nazioni di minore importanza, la storia si è ripetuta. Ogni paese ha avuto il suo periodo di prova; tutti hanno fallito, la loro gloria si è spenta e la loro potenza è svanita. PR 269.4

Anche se le nazioni hanno rifiutato di seguire i princìpi divini provocando così la loro rovina, l’Onnipotente ha perseguito nel corso dei secoli l’obiettivo che si era prefisso. Fu quello che il profeta Ezechiele vide in una meravigliosa visione datagli durante il suo esilio nella terra dei caldei quando, con i suoi occhi attoniti, vide le immagini simboliche che rivelavano l’azione di una potenza che dirigeva la vita e le attività dei sovrani terreni. PR 270.1

Sulle rive del fiume Chebar, Ezechiele vide venire dal settentrione “un uragano... In una grande nube, tutta circondata da bagliori, lampeggiavano fulmini”. Alcune ruote che si intersecavano fra loro erano mosse da quattro esseri viventi. Al di sopra di tutto questo “vidi qualcosa simile a un trono di zaffiro e su quello sedeva una figura dall’aspetto umano”. “Vidi che i cherubini avevano sotto ogni ala qualcosa simile a una mano”. Ezechiele 1:4, 26; 10:8. Le ruote erano sistemate in modo talmente complicato da dare l’impressione di una grande confusione, però si muovevano in perfetta armonia. Esseri celesti, sostenuti e guidati dalla mano che stava sotto le ali dei cherubini, spingevano le ruote. Sopra di loro, sul trono di zaffiro, vi era l’Eterno, e attorno al suo trono vi era un arcobaleno, emblema della misericordia divina. PR 270.2

Nello stesso modo in cui la complessità delle ruote era guidata dalla mano che stava sotto le ali dei cherubini, così il complicato gioco degli eventi umani è sotto il controllo divino. In mezzo alle contese e al tumulto delle nazioni colui che siede al di sopra dei cherubini guida tuttora le vicende di questo mondo. PR 270.3

La storia del mondo ci trasmette ancora oggi molti insegnamenti. Nel suo vasto piano, Dio ha attribuito un ruolo a ogni popolo e a ogni individuo. Oggi uomini e nazioni vengono messi alla prova e valutati con il metro di misura posto nella mano di colui che non si può sbagliare. Uomini e nazioni decidono la loro sorte in base alla loro scelta e Dio dirige tutto in vista dell’adempimento dei suoi progetti. PR 270.4