Beati quelli che credono

Lezione 7,4° trimestre 9-15 novembre 2024

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Sabato pomeriggio, 9 novembre

Testo della memoria:

“Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!" Giovanni 20:29


“Il centurione che desiderava che Cristo venisse a guarire il suo servo si sentiva indegno di avere Gesù sotto il suo tetto; la sua fede era così forte nel potere di Cristo che Lo pregò solo di dire una parola e l'opera sarebbe stata compiuta. Quando Gesù lo udì, si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: “In verità vi dico che non ho trovato una fede così grande, non in Israele. E vi dico che molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli. Ma i figli del regno saranno scacciati nelle tenebre esterne; ci sarà pianto e stridore di denti. E Gesù disse al centurione: “Va' per la tua strada; e come hai creduto, così sia fatto a te”. E il suo servo fu guarito nell'ora stessa”. 4T 233.1

“Qui Gesù esaltò la fede in contrasto con il dubbio. Mostrò che i figli di Israele sarebbero inciampati a causa della loro incredulità, che avrebbe portato al rifiuto della grande luce e avrebbe avuto come conseguenza la loro condanna e il loro rovesciamento. Tommaso dichiarò che non avrebbe creduto se non avesse messo il dito nelle impronte dei chiodi e se non avesse infilato la mano nel fianco del suo Signore. Cristo gli diede la prova che desiderava e poi rimproverò la sua incredulità: “Perché mi hai visto, hai creduto; beati quelli che non hanno visto, eppure hanno creduto”. 4T 233.2

“In quest'epoca di tenebre e di errori, gli uomini che si professano seguaci di Cristo sembrano pensare di essere liberi di ricevere o rifiutare i servitori del Signore a loro piacimento e che non saranno chiamati a rendere conto di ciò che fanno. L'incredulità e l'oscurità li portano a questo. La loro sensibilità è offuscata dalla loro incredulità. Violano la loro coscienza e diventano infedeli alle loro convinzioni e si indeboliscono nel potere morale. Vedono gli altri nella stessa luce di loro stessi”. 4T 233.3

Domenica 10 Novembre

Il richiamo ad Abramo


Perché la testimonianza di Abramo fu così importante da essere inclusa nel Vangelo di Giovanni? (Gen. 12:3, Gen. 18:16-18, Gen. 26:4, Matteo 1:1, Atti 3:25).

Gesù continuò, tracciando un netto contrasto tra la posizione degli ebrei e quella di Abramo: “Abraamo, vostro padre, ha gioito nell'attesa di vedere il mio giorno; e l'ha visto, e se ne è rallegrato”. Versetto 56. GDN 354.2

Abramo aveva tanto desiderato vedere il Salvatore promesso, aveva chiesto ardentemente di poter contemplare il Messia prima della sua morte e la sua preghiera venne esaudita. Gli fu concessa una visione in cui poté contemplare il carattere divino di Cristo. Vide il tempo della sua venuta e se ne rallegrò; poté scorgere il sacrificio divino per il peccato ed ebbe un esempio di questo sacrificio tramite la sua stessa esperienza. Gli era stato dato quest'ordine: “Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami... e offrilo là in olocausto”. Genesi 22:2. Pose sull'altare del sacrificio il figlio della promessa, il figlio nel quale si concentravano tutte le sue speranze. E mentre davanti all'altare alzava il coltello per ubbidire a Dio, udì una voce dal cielo che diceva: “Non stendere la mano contro il ragazzo, e non fargli male! Ora so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato il tuo figlio, l'unico tuo”. Versetto 12. Abramo affrontò questa prova terribile e comprese la venuta di Cristo e il grande amore di Dio per il mondo, un amore così grande che per salvarlo permise che suo Figlio affrontasse una morte terribile. GDN 354.3

Abramo imparò da Dio la più grande lezione mai appresa da un mortale. La sua preghiera di poter vedere Cristo prima della sua morte venne esaudita. Egli vide Cristo, vide tutto quello che un mortale può vedere e sopravvivere. Grazie all'ubbidienza incondizionata riuscì a comprendere la visione dell'esperienza di Cristo a cui aveva assistito. Gli fu mostrato che offrendo il suo unico Figlio per la salvezza dei peccatori, Dio compiva il più grande sacrificio che mai un uomo avrebbe potuto fare. GDN 354.4

Attraverso il suo sacrificio, Abramo poté contemplare la missione e il sacrificio del Salvatore. Ma gli israeliti non capivano ciò che il loro cuore orgoglioso non gradiva. Le parole di Cristo relative ad Abramo non avevano nessun profondo significato per i suoi ascoltatori. I farisei trovarono in esse soltanto una nuova occasione per cavillare. Risposero con un sogghigno, come per mostrare che Gesù era fuori di sé: “Tu non hai ancora cinquant'anni e hai veduto Abramo?” Con solennità Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono”. Giovanni 8:57, 58.GDN 355.2

Ci fu un profondo silenzio. Il maestro di Galilea si era appropriato del nome di Dio, rivelato a Mosè per esprimere l'idea di una presenza eterna. Egli aveva dichiarato di essere colui che esiste per sé, colui che era stato promesso a Israele, “le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni”. Michea 5:1. GDN 355.3

Lunedì, 11 Novembre

La testimonianza di Maria


Qual è il significato delle azioni di Maria qui? In che modo fu una testimonianza di chi era veramente Gesù?(Vedere Giovanni 12:1-3).

““Poi Maria prese una libbra di unguento di nardo, molto costoso, e unse i piedi di Gesù, asciugando i suoi piedi con i suoi capelli; e la casa si riempì dell'odore dell'unguento”. Maria aveva conservato a lungo questo unguento; sembrava che non ci fosse l'occasione giusta per usarlo. Ma Gesù aveva perdonato i suoi peccati e lei era piena di amore e di gratitudine verso di Lui. La pace di Dio era su di lei, il suo cuore era pieno di gioia; e desiderava molto fare qualcosa per il suo Salvatore. Decise di ungerlo con il suo unguento. Pensava che l'unguento fosse suo, da usare a suo piacimento, e così fu in un certo senso. Ma se non fosse stato prima di Cristo, non avrebbe potuto essere suo. RH 7 agosto 1900, par. 2

Cercando di evitare di essere osservata, Maria unse la testa e i piedi di Cristo con il prezioso unguento e gli asciugò i piedi con i suoi lunghi e fluenti capelli. Ma quando ruppe la scatola, l'odore dell'unguento riempì la stanza e rese noto il suo gesto a tutti i presenti. “Allora uno dei suoi discepoli, Giuda Iscariota, figlio di Simone, che doveva tradirlo, disse: “Perché questo unguento non è stato venduto per trecento sterline e dato ai poveri?”. Giuda guardò al gesto di Maria con grande dispiacere. Invece di aspettare di sentire ciò che Cristo avrebbe detto al riguardo, cominciò a sussurrare le sue lamentele a coloro che gli erano vicini, rimproverando Cristo per aver subito un tale spreco. “Perché questo unguento non è stato venduto” e il ricavato è stato dato ai poveri? disse. Con astuzia, fece dei suggerimenti che avrebbero potuto risvegliare la disaffezione nelle menti dei presenti, facendo sì che anche gli altri mormorassero...” RH 7 agosto 1900, par. 3

“Maria udì le parole di critica e sentì gli sguardi di abbassamento rivolti a lei. Il suo cuore tremava dentro di lei. Temeva che la sorella la rimproverasse per la sua stravaganza. Anche il Maestro avrebbe potuto ritenerla sconsiderata. Senza scusarsi o giustificarsi, stava per ritirarsi, ma si sentì la voce del suo Signore: “Lasciala stare; perché la disturbi?”. Egli vide che era imbarazzata e angosciata. Sapeva che nell'atto di servizio appena compiuto, aveva espresso la sua gratitudine per il perdono dei suoi peccati; e portò sollievo alla sua mente. Alzando la voce al di sopra del mormorio delle critiche, disse: “Ha fatto un'opera buona con me. Perché voi avete sempre con voi i poveri, e quando volete potete far loro del bene; ma io non ce l'ho sempre”. RH 7 agosto 1900, par. 6

“'Ha fatto quello che ha potuto', continuò Cristo; 'è venuta in anticipo per ungere il mio corpo per la sepoltura'”. Gesù sapeva che quando Maria e coloro che l'accompagnavano sarebbero andati al sepolcro per ungerlo, non avrebbero trovato un Salvatore morto, il cui corpo aveva bisogno delle loro amorevoli cure, ma un Cristo vivo. RH 7 agosto 1900, par. 7

“Maria non poteva rispondere ai suoi accusatori. Non poteva spiegare perché avesse unto Cristo in questa occasione. Ma lo Spirito Santo aveva pianificato tutto per lei. L'ispirazione non ha ragioni da dare. Una presenza invisibile, parla alla mente e all'anima e muove la mano all'azione. Così molte azioni vengono compiute grazie al potere dello Spirito Santo”. RH 7 agosto 1900, par. 8

Martedì 12 Novembre

Il testimonianza inconsapevole di Pilato


In che modo il verdetto di Pilato è collegato al tema del Vangelo di Giovanni? Giovanni 18:38, Giovanni 19:4-22.

Pilato ammirava la pazienza del Salvatore, dalla cui bocca non usciva un lamento. Era sicuro che vedendo quell’uomo così diverso da Barabba, gli ebrei avrebbero provato compassione. Ma egli non conosceva bene l’odio fanatico dei sacerdoti per colui che era la luce del mondo e che era venuto per smascherare le loro tenebre e i loro errori. Essi avevano eccitato il furore della folla, e di nuovo sacerdoti, capi e popolo facevano echeggiare il loro lugubre grido: “Crocifiggilo, crocifiggilo!” Alla fine, spazientito per la loro irragionevole crudeltà, Pilato gridò: “Prendetelo voi, e crocifiggetelo; perché io non trovo in lui alcuna colpa”. Giovanni 19:6. SU 565.2

Il governatore romano, sebbene abituato a scene di crudeltà, era commosso di fronte alle sofferenze di quel prigioniero che, condannato e flagellato, con la fronte sanguinante e lacerata, conservava ancora l’aspetto di un re seduto sul suo trono. Ma i sacerdoti dichiararono: “Noi abbiamo una legge, e secondo questa legge egli deve morire, perché egli s’è fatto Figliuol di Dio”. Giovanni 19:7. SU 565.3

Pilato fremeva di orrore. Non conosceva esattamente né Gesù né la sua missione, ma aveva una fede generica in Dio e negli esseri sovrumani. Prese maggiore consistenza in lui il pensiero che già prima era passato per la mente. Si chiedeva se colui che portava le vesti dello scherno e sul capo una corona di spine, non fosse realmente un essere divino. SU 565.4

Tornò nell’aula del tribunale e chiese a Gesù: “Donde sei tu?” Giovanni 19:9. Ma Gesù non gli rispose nulla. Il Salvatore aveva già parlato ampiamente a Pilato e gli aveva spiegato la sua missione come testimone della verità. Pilato non si era curato di quelle parole e aveva abusato del suo alto ufficio di giudice subordinando i princìpi e l’autorità ai capricci della folla. Gesù non aveva più nulla da dirgli. Offeso per il suo silenzio, Pilato gli disse con superbia: “Non mi parli? Non sai che ho potestà di liberarti e potestà di crocifiggerti? Gesù gli rispose: Tu non avresti potestà alcuna contro di me, se ciò non ti fosse stato dato da alto; perciò chi m’ha dato nelle tue mani, ha maggior colpa”. Giovanni 19:10, 11. SU 565.5

Il Salvatore misericordioso, anche in mezzo alla più intensa sofferenza e al più grande dolore, scusava il più possibile l’azione del governatore romano, che lo abbandonava alla crocifissione. Era una scena importante anche per i secoli futuri. Era un dato importante relativo al carattere di colui che è Giudice di tutta la terra. SU 566.1

Gesù aveva detto: “Chi m’ha dato nelle tue mani, ha maggior colpa”. Gesù alludeva a Caiafa, che in qualità di sommo sacerdote rappresentava la nazione ebraica. Gli ebrei conoscevano a quali princìpi si ispiravano le autorità romane. SU 566.2

Essi conoscevano le profezie che rendevano testimonianza al Messia, ai suoi insegnamenti e anche ai suoi miracoli. I giudici ebrei avevano avuto prove irrefutabili della divinità di colui che condannavano a morte, e sarebbero stati giudicati secondo la conoscenza ricevuta. SU 566.3

Mercoledì, 13 Novembre

La testimonianza di Tommaso


Legga Giovanni 20:19-31. Cosa possiamo imparare dalla storia di Tommaso sulla fede e sul dubbio? Quale errore principale commise Tommaso?

Quando Gesù incontrò per la prima volta i discepoli nella camera alta, Tommaso non era presente. Egli udì la testimonianza degli altri ed ebbe numerose prove della risurrezione di Gesù; ma il suo cuore rimase pieno di dubbi e amarezza. Udendo i discepoli raccontare la meravigliosa apparizione del Salvatore risorto, cadde in preda a una disperazione ancora più profonda. Se Gesù era realmente risuscitato dai morti, non restava più nessuna speranza di un regno terreno. Inoltre, egli si sentiva ferito nel suo orgoglio perché il Maestro si era manifestato agli altri discepoli e non a lui. Era deciso a non credere, e per tutta una settimana rimuginò sulla sua disgrazia, in oscuro contrasto con la speranza e la fede dei suoi fratelli. Durante quei giorni si ripeteva spesso: “Se io non vedo nelle sue mani il segno de’ chiodi e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò”. Giovanni 20:25. Non voleva vedere attraverso gli occhi dei suoi fratelli, né credere in base alla loro testimonianza. Sebbene amasse ardentemente il suo Signore, aveva permesso alla gelosia e alla sfiducia di impossessarsi della sua mente e del suo cuore. SU 617.3

Gesù accolse quell’omaggio, ma dolcemente lo rimproverò per la sua incredulità: “Perché m’hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non han veduto, e hanno creduto!” Giovanni 20:29. Gesù avrebbe voluto che Tommaso avesse creduto sulla base della testimonianza dei suoi fratelli. Se gli uomini di oggi volessero imitare l’esempio di Tommaso, nessuno sarebbe salvato per fede, perché tutti coloro che accettano il Cristo lo fanno sulla base della testimonianza di altri. SU 618.2

Molti di coloro che dubitano si scusano dicendo che se avessero le prove che hanno avuto Tommaso e i suoi compagni, allora crederebbero. Non si rendono conto che non solo hanno le stesse prove, ma anche maggiori. Molti che, come Tommaso, desiderano rimuovere dal loro cuore ogni dubbio, non vedranno mai esauditi i loro desideri, ma si radicheranno sempre più nell’incredulità. Coloro che si abituano a non considerare che il lato negativo delle cose, che mormorano e si lamentano, non si rendono conto di ciò che fanno: spargono il seme del dubbio e raccolgono solo incredulità. Nella nostra epoca, in cui la fede e la fiducia hanno un’importanza essenziale, molti si ritroveranno incapaci di credere e sperare. SU 618.3

Il modo in cui Gesù agì nei confronti di Tommaso contiene una lezione per tutti i suoi discepoli. Il suo esempio indica come dovremmo comportarci nei confronti di coloro che sono deboli nella fede e coltivano i loro dubbi. Gesù non investì Tommaso di rimproveri e neppure polemizzò con lui, ma gli si manifestò. Tommaso era stato irragionevole imponendo le condizioni della sua fede; ma Gesù, con il suo amore generoso e la sua stima, abbatté tutte le barriere. Raramente la polemica vince l’incredulità; al contrario, si mette sulla difensiva e suscita nuovi pretesti e nuove scuse. Ma se Gesù si rivela come il Salvatore crocifisso, pieno di amore e misericordia, allora molte labbra si lasceranno sfuggire involontariamente la confessione di Tommaso: “Signor mio e Dio mio!” SU 618.4

Giovedì, 14 Novembre

La nostra testimonianza


Quali sono alcune cose che abbiamo oggi e che coloro che vivevano al tempo di Gesù non avevano e che dovrebbero aiutarci a credere? (Vedere, ad esempio, Matteo 24:2, Matteo 24:14, Matteo 24:6-8).

Questo uomo vede la scala della visione di Giacobbe, in essa vi scorge il legame che unisce la terra al cielo, l’umanità limitata al Dio infinito. La sua fede è fortificata dall’esempio dei patriarchi e dei profeti che hanno confidato nello stesso Dio che lo sostiene e lo consola, e per il quale sta dando la vita. Da questi santi uomini che attraverso i secoli hanno dato testimonianza della loro fede, egli ode delle parole che lo assicurano della fedeltà di Dio. Gli apostoli, suoi compagni, hanno predicato il Vangelo di Cristo, affrontando il bigottismo religioso e le superstizioni pagane, nella persecuzione e nell’avversità, rinunciando alla loro vita per potere innalzare la luce della croce sulle oscure tenebre dell’infedeltà. Egli ode da loro delle parole che attestano la divinità di Gesù, il Salvatore del mondo. Dalla ruota delle torture, dal rogo, dalle prigioni, dai sotterranei e dalle fosse della terra sale alle sue orecchie il trionfante grido dei martiri. Egli ode la testimonianza dei credenti, che sebbene abbandonati, afflitti e tormentati, danno ardita e solenne testimonianza della loro fede, dichiarando: “Io so in chi ho creduto”. Questi credenti, sacrificando la loro vita per la fede, proclamano al mondo che Colui nel quale essi confidano è capace di salvare anche il più incallito peccatore. UVI 320.4

Riscattato dal sacrificio di Cristo, lavato dal peccato nel suo sangue, rivestito della sua giustizia, Paolo ha la certezza che la sua anima è preziosa agli occhi del suo Redentore. La sua vita è nascosta con Cristo in Dio, ed egli è persuaso che Colui che ha conquistato la morte è capace di custodire tutto quello che è stato affidato alla sua cura. La sua mente afferra la promessa del Salvatore: “Io lo risusciterò nell’ultimo giorno”. Giovanni 6:40 (Luzzi). I suoi pensieri e le sue speranze sono concentrate sulla seconda venuta del suo Signore. E mentre la spada dell’esecutore si abbatte su di lui e le ombre della morte lo circondano, lo accompagna questo suo ultimo pensiero, un pensiero che rivivrà il giorno del grande risveglio, quando incontrerà il Creatore della vita, che lo farà partecipe della gioia dei beati. UVI 321.1

Molti secoli sono trascorsi da quando l’anziano Paolo versò il suo sangue in testimonianza della Parola di Dio e in testimonianza di Gesù Cristo. Nessuna mano fedele ha scritto per le future generazioni le ultime scene della vita di questo uomo santo; malgrado ciò Dio ha preservato per noi il suo testamento in punto di morte. Come uno squillo di tromba, la sua voce ha risuonato attraverso i tempi, rinvigorendo con il suo coraggio le migliaia di persone che hanno testimoniato la loro fede in Cristo, e risvegliando in migliaia di cuori afflitti l’eco della sua trionfante gioia: “Io sto per esser offerto a mo’ di libazione, e il tempo della mia dipartenza è giunto. Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione”. 2 Timoteo 4:6-8 (Luzzi). UVI 321.2

Venerdì, 15 novembre

Approfondimento

Sebbene le persone si uccidano a milioni per liberarsi dal giogo di qualche altra nazione, Mosè liberò l'antico Israele senza fare vittime. Ora dovremmo sapere che la fede rimuove le montagne, mentre il dubbio rovina le nazioni. Non dobbiamo più essere stolti e lenti di cuore nel credere a tutto ciò che i profeti hanno scritto (Lu. 24:25) “Credere” era il motto di Gesù, e dovrebbe essere anche il nostro. Nessun dubitatore entrerà mai nel Suo Regno.

Cominciando da Mosè, proprio dagli inizi della storia biblica, Gesù espose tutto ciò che, nelle Scritture, lo riguardava. Se si fosse fatto riconoscere subito, i discepoli avrebbero provato una gioia così grande che non sarebbero più stati in grado di ascoltarlo. Era necessario, per rafforzare la loro fede, che prima comprendessero i simboli e le profezie messianiche dell'Antico Testamento. Cristo non fece nessun miracolo per convincerli, ma spiegò loro le Scritture. Avevano considerato la sua morte come la fine di tutte le loro speranze. Ora egli dimostrava, mediante i profeti, che questa morte doveva costituire la base della loro fede. GDN 610.3

Istruendo i discepoli, Gesù sottolineò l'importanza della testimonianza che l'Antico Testamento ha reso alla sua missione. Oggi molti cristiani lo trascurano perché sostengono che non ha più valore. Ma questo non è l'insegnamento di Gesù. Egli aveva una stima così alta di quegli antichi scritti che una volta disse: “Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita”. Luca 16:31. GDN 610.4

Cristo ci parla tramite i patriarchi e i profeti, dai tempi di Adamo sino agli eventi finali della storia. Il Salvatore è rivelato chiaramente sia nell'Antico Testamento sia nel Nuovo. Il messaggio delle profezie passate ci fa comprendere meglio la vita di Cristo e gli insegnamenti del Nuovo Testamento. I miracoli di Gesù sono una dimostrazione della sua divinità; ma una prova ancora più evidente della sua missione di Redentore del mondo la si trova nel confrontare le profezie dell'Antico Testamento con la storia del Nuovo. GDN 610.5