Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". Giovanni 11:25, 26.
Gesù, per orientare la fede di Marta nella giusta direzione, le disse: “Io son la risurrezione e la vita”. Giovanni 11:25. Egli possiede la vita, una vita propria, non ricevuta. “Chi ha il Figliuolo ha la vita”. 1 Giovanni 5:12. La divinità del Cristo è per il credente certezza di vita eterna. Gesù ha detto: “Chi crede in me, anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai. Credi tu questo?” Giovanni 11:25, 26. Gesù alludeva al suo ritorno. Allora i giusti che saranno morti risusciteranno incorruttibili, mentre quelli viventi saranno portati in cielo, senza conoscere la morte. Il miracolo che Gesù stava per compiere doveva rappresentare la risurrezione di tutti i giusti morti. Con le sue parole e le sue opere, Gesù si è presentato come l’autore della risurrezione. Colui che stava per morire sulla croce possedeva le chiavi della morte, ne era il vincitore e riaffermava la sua potenza e il suo diritto di conferire la vita eterna. SU 401.6
Leggi Giovanni 6:1-14. Quali paralleli si possono trovare qui tra Gesù e Mosè? Cioè, che cosa fece Gesù qui che avrebbe dovuto ricordare alla gente la liberazione che i loro antenati avevano ricevuto attraverso il ministero di Mosè?
La giornata stava per concludersi; il sole calava all’orizzonte, ma la gente si attardava. Gesù aveva lavorato tutto il giorno senza poter né mangiare né riposarsi. Era stanco e aveva fame. I discepoli lo esortarono a riposarsi, ma non poteva sottrarsi alla folla che gli si accalcava intorno. SU 272.4
I dodici insistettero ancora perché congedasse tutti. Molti erano venuti da lontano e non avevano mangiato nulla sin dal mattino; avrebbero potuto procurarsi degli alimenti nelle città e nei villaggi vicini, ma Gesù rispose: “Date lor voi da mangiare”. Marco 6:37. Poi si volse a Filippo e gli chiese: “Dove comprerem noi del pane perché questa gente abbia da mangiare?” Giovanni 6:5. Gesù voleva mettere alla prova la fede del discepolo. Filippo guardò la grande folla e si rese conto che era impossibile procurarsi tanto cibo. Rispose che duecento denari non sarebbero bastati per dare un pezzo di pane a ciascuno. Gesù si informò sulla quantità di alimenti che avevano. Andrea disse: “V’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cosa sono per tanta gente?” Giovanni 6:9. Il Maestro ordinò che gli fossero portati. Poi, affinché vi fosse ordine e tutti potessero essere testimoni del miracolo, fece sedere la gente sull’erba in gruppi di cinquanta o di cento. Allora Gesù prese il cibo, “e levati gli occhi al cielo, benedisse e spezzò i pani, e li dava ai discepoli, affinché li mettessero dinanzi alla gente... E tutti mangiarono e furon sazi; e si portaron via dodici ceste piene di pezzi di pane, ed anche i resti dei pesci”. Marco 6:41-43. SU 272.5
Gesù compiva miracoli solo per rispondere a reali necessità. Ognuno dei suoi miracoli mirava a rivolgere l’attenzione verso l’albero della vita, le cui foglie sono per la guarigione delle genti. Il cibo distribuito dai discepoli racchiudeva un tesoro di lezioni. Esso era molto semplice. I pesci e i pani d’orzo erano l’alimentazione ordinaria dei pescatori del mar di Galilea. Gesù avrebbe potuto offrire un pasto succulento; ma alimenti preparati unicamente per la soddisfazione del palato non avrebbero potuto insegnare nessuna lezione utile. Egli voleva ricordare quale fosse l’alimentazione naturale stabilita da Dio. Nessun banchetto ha mai potuto procurare tanta gioia quanta ne hanno suscitata il riposo e il pasto frugale offerti da Gesù a quella gente seduta sull’erba. SU 273.2
Leggi Giovanni 6:14, 15, 26-36. Come rispose la gente al Suo miracolo e come Gesù lo utilizzò per cercare di insegnare loro chi era?
La folla seduta sull’erba, in quel crepuscolo di primavera, si nutriva del cibo che il Cristo aveva provveduto. Nelle sue parole aveva riconosciuto una voce divina. Solo la potenza di Dio poteva compiere le guarigioni di cui erano stati testimoni. Per di più il miracolo dei pani aveva assicurato a tutti le sue benedizioni. Al tempo di Mosè il Signore aveva nutrito Israele nel deserto con la manna. Chi poteva essere colui che li aveva nutriti in quel giorno se non il Messia annunciato da Mosè? Nessun uomo avrebbe potuto, con cinque pani d’orzo e due pesci, fornire il cibo sufficiente a migliaia di persone affamate. Dicevano gli uni agli altri: “Questi è certo il profeta che ha da venire al mondo”. Giovanni 6:14. SU 278.1
Pieni di entusiasmo, vogliono immediatamente proclamarlo re. Si accorgono però che Gesù non cerca di attirare l’attenzione su di sé e non aspira agli onori. È totalmente diverso dai sacerdoti e dagli anziani, e si teme che non voglia rivendicare i suoi diritti sul trono di Davide. Perciò si consultano e decidono di impadronirsi di lui con la forza e proclamarlo re d’Israele. I discepoli sono subito d’accordo con la folla nel ritenere che il loro Maestro sia l’erede del trono di Davide, e aggiungono che si sottrae a questo onore per modestia. Se il popolo avesse esaltato il suo Liberatore, i sacerdoti e gli anziani sarebbero stati costretti a onorare colui che veniva rivestito dell’autorità di Dio. SU 278.3
Con molto impegno si preparavano ad attuare il loro piano; ma Gesù si rese conto del loro progetto e ne vide i risvolti che a loro sfuggivano. Persino in quel momento i sacerdoti e gli anziani tramavano contro la sua vita, accusandolo di disorientare il popolo. Al tentativo di metterlo sul trono sarebbe seguita una violenta insurrezione che avrebbe ostacolato l’affermazione del regno spirituale. Bisognava frenare subito quel progetto. Gesù chiamò i discepoli e ordinò loro di imbarcarsi e ritornare a Capernaum mentre lui avrebbe licenziato la folla. SU 278.4
Mai era parso così difficile eseguire un ordine del Maestro. I discepoli attendevano da tempo un movimento popolare che ponesse Gesù sul trono, e non si rassegnavano all’idea che invece tutto si risolvesse nel nulla. La folla, riunita per la Pasqua, era ansiosa di vedere il nuovo profeta. Ai discepoli sembrava che quella sarebbe stata l’occasione favorevole perché il loro Maestro salisse sul trono d’Israele. Esaltati da quell’ambizione, era difficile per loro andarsene e lasciare Gesù su quella riva deserta. Mossero delle obiezioni, ma Gesù parlò con un insolito tono di autorità. Vedendo inutile ogni opposizione, si diressero in silenzio verso il lago. SU 279.1
Gesù ordinò alla folla di disperdersi; lo fece con tale autorità che nessuno osò resistergli. Le espressioni di lode e di esaltazione si spegnevano sulle labbra. Si fermarono nel momento in cui stavano per rapirlo; la gioia che rischiarava i loro volti svanì. L’aspetto maestoso di Gesù e le sue poche e autorevoli parole placarono il tumulto e fecero fallire i piani più decisi. Riconobbero in lui una potenza superiore e vi si sottomisero senza discutere. SU 279.2
Rimasto solo Gesù “se ne andò sul monte a pregare”. Marco 6:46. Per ore intercedette presso Dio, non per sé, ma per gli uomini. Chiese al Padre la capacità di rivelare loro chiaramente il carattere divino della sua missione, affinché Satana non li accecasse e non pervertisse la loro capacità di giudizio. Il Salvatore sapeva che la sua missione terrena sarebbe ben presto terminata e pochi lo avrebbero accettato come Redentore. Con l’animo angosciato pregò per i suoi discepoli che avrebbero dovuto affrontare una prova difficile. SU 279.3
Le speranze a lungo accarezzate, fondate su errori popolari, sarebbero cadute nella maniera più penosa e umiliante. Invece che sul trono di Davide lo avrebbero visto sulla croce. Quella sarebbe stata la sua incoronazione. Non comprendendo il valore di tutto ciò, sarebbero caduti in forti tentazioni. Se lo Spirito Santo non avesse illuminato la loro mente e non avesse dato loro una visione più ampia, la fede dei discepoli sarebbe svanita. Gesù soffrì perché la loro concezione del regno si limitava a una dimensione terrena. Un peso doloroso opprimeva il suo cuore e con le lacrime agli occhi innalzava a Dio le sue preghiere. SU 279.4
Dubitavano perché l’ambizione li aveva accecati. Sapevano dell’odio dei farisei e volevano che Gesù fosse onorato come meritava. Non potevano accettare l’idea che, pur essendo discepoli di un Maestro così potente, dovessero essere disprezzati come impostori. Fino a quando sarebbero stati considerati discepoli di un falso profeta? Gesù quando avrebbe affermato la sua autorità regale? Perché possedendo una così grande potenza non si manifestava e non rendeva la loro missione meno difficile? Perché non aveva strappato a una morte violenta Giovanni Battista? Facendo questi ragionamenti i discepoli si trovarono immersi nelle tenebre spirituali e arrivarono a chiedersi se Gesù non fosse davvero un impostore, come pretendevano i farisei. SU 280.1
Quel giorno i discepoli avevano visto le opere meravigliose del Cristo. Era parso che il cielo fosse sceso sulla terra. Il ricordo di quel giorno glorioso avrebbe dovuto riempirli di fede e speranza. Se avessero parlato di queste cose non avrebbero certo offerto occasioni alla tentazione. Ma, delusi, non avevano ascoltato le parole del Cristo: “Raccogliete i pezzi avanzati, che nulla se ne perda”. Giovanni 6:12. Erano state ore benedette per i discepoli, però le avevano dimenticate. Intanto le acque del lago si agitavano. Siccome i loro pensieri erano tetri e deprimenti, il Signore occupò le loro menti con qualcos’altro. Spesso Dio agisce così con gli uomini che si creano pesi e difficoltà. Non era il momento di porsi dei problemi perché un pericolo reale li minacciava. SU 280.2
Leggi Giovanni 9:1-16. Cosa pensavano i discepoli della causa della cecità di quest'uomo e come Gesù corresse le loro false credenze?
Gli ebrei generalmente credevano che il peccato fosse punito in questa vita. Ogni sofferenza era considerata come la punizione di qualche errore compiuto o da colui che soffriva o dai suoi genitori. È vero che ogni sofferenza è la conseguenza della trasgressione della legge di Dio, ma questa verità era stata alterata. Satana, l’autore del peccato e delle sue conseguenze, ha indotto gli uomini a pensare che la malattia e la morte siano state volute da Dio come una punizione arbitraria del peccato. Così chi soffriva molto, colpito da qualche grave sventura, doveva portare anche il peso di essere considerato un grande peccatore. SU 357.1
Questa concezione predisponeva gli ebrei a rifiutare Gesù. Colui che portava i nostri dolori e le nostre malattie, era spregiato, “pari a colui dinanzi al quale ciascuno si nasconde la faccia”. Isaia 53:3. SU 357.2
Quella guarigione fece restare perplessi i farisei; ma essi manifestarono ancora più il loro odio perché il miracolo era stato compiuto in giorno di sabato. SU 357.5
Leggi Giovanni 9:17-34. Quali domande fecero i capi e come rispose il cieco?
Allora lo condussero dai farisei. Di nuovo gli fu chiesto come avesse recuperato la vista. “Ed egli disse loro: Egli mi ha messo del fango sugli occhi, mi son lavato, e ci veggo. Perciò alcuni dei Farisei dicevano: Quest’uomo non è da Dio perché non osserva il sabato”. Giovanni 9:15. I farisei volevano dimostrare che Gesù era un peccatore e che quindi non poteva essere il Messia. Non sapevano che colui che aveva guarito quel cieco aveva anche stabilito l’osservanza del sabato. Essi, pur così zelanti, non avevano nessuno scrupolo di macchinare un assassinio in quel giorno. Ma molti, venendo a conoscenza di quel miracolo, si commossero e si convinsero che colui che aveva aperto gli occhi del cieco non poteva essere un uomo comune. In risposta all’accusa secondo cui Gesù era un peccatore, perché non osservava il sabato, essi dissero: “Come può un uomo peccatore far tali miracoli?” Di nuovo i rabbini si rivolsero al cieco miracolato e gli chiesero: “E tu, che dici di lui, dell’averti aperto gli occhi? Egli rispose: È un profeta”. I farisei allora dubitarono che fosse nato cieco e che avesse recuperato la vista. Fecero chiamare i suoi genitori e domandarono loro: “È questo il vostro figliuolo che dite esser nato cieco?” Giovanni 9:16-19. SU 358.1
I farisei si resero conto che in questo modo pubblicizzavano l’opera compiuta da Gesù. Non potevano negare il miracolo. Il cieco manifestava gioia e gratitudine. Ora egli poteva contemplare le meraviglie della natura e riempirsi gli occhi delle bellezze della terra e del cielo. Siccome raccontava a tutti liberamente la sua esperienza, essi cercarono nuovamente di farlo tacere, e gli dissero: “Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quell’uomo è un peccatore”. Ciò significava: non dire più che quell’uomo ti ha dato la vista; è stato Dio che lo ha fatto. Ma il cieco rispose: “S’egli sia un peccatore, non so, una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo. Essi allora gli dissero: Che ti fece egli? Come t’aprì gli occhi?” Giovanni 9:24-26. Con tutte queste parole cercavano di confonderlo perché si disorientasse. Satana e i suoi angeli erano dalla parte dei farisei e unirono le loro forze e la loro astuzia ai ragionamenti umani per annullare l’efficacia dell’opera del Cristo. Essi volevano indebolire le convinzioni che si stavano formando in molte menti. Ma anche gli angeli di Dio erano presenti per incoraggiare l’uomo che aveva recuperato la vista. SU 359.2
S’egli sia un peccatore, non so, una cosa so, che ero cieco e ora ci vedo. Essi allora gli dissero: Che ti fece egli? Come t’aprì gli occhi?” Giovanni 9:24-26. Con tutte queste parole cercavano di confonderlo perché si disorientasse. Satana e i suoi angeli erano dalla parte dei farisei e unirono le loro forze e la loro astuzia ai ragionamenti umani per annullare l’efficacia dell’opera del Cristo. Essi volevano indebolire le convinzioni che si stavano formando in molte menti. Ma anche gli angeli di Dio erano presenti per incoraggiare l’uomo che aveva recuperato la vista. SU 359.2
I farisei pensavano di avere a che fare soltanto con quell’uomo ignorante che era nato cieco; non vedevano colui contro il quale lottavano. Una luce divina brillò nell’animo del miracolato. Mentre quegli ipocriti cercavano di indurlo all’incredulità, il Signore lo aiutò a mostrare con la forza e la prontezza delle sue risposte che non era stato ingannato. Egli disse: “Ve l’ho già detto e voi non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse anche voi diventar suoi discepoli? Essi l’ingiuriarono e dissero: Sei tu discepolo di costui; ma noi siam discepoli di Mosè. Noi sappiamo che a Mosè Dio ha parlato; ma quant’è a costui, non sappiam di dove sia”. Giovanni 9:27-29. SU 359.3
Il Signor Gesù sapeva che quell’uomo stava affrontando una dura prova; perciò gli accordò la sua grazia e la capacità di esprimersi in modo da essere un suo testimone. Egli rispose ai farisei con parole che costituivano un duro rimprovero alle loro domande. Pretendevano di essere gli interpreti delle Scritture, le guide religiose della nazione, mentre davanti a loro c’era qualcuno che compiva miracoli ed essi non ne riconoscevano né la potenza per la quale li compiva né il suo carattere né le sue dichiarazioni. “Questo poi è strano” aggiunse quell’uomo “che voi non sappiate di dove sia; eppure, m’ha aperto gli occhi! Si sa che Dio non esaudisce i peccatori; ma se uno è pio verso Dio e fa la sua volontà, quello egli esaudisce. Da che mondo è mondo non s’è mai udito che uno abbia aperto gli occhi ad un cieco nato. Se quest’uomo non fosse da Dio, non potrebbe far nulla”. Giovanni 9:30-33. SU 359.4
Quell’uomo aveva affrontato i suoi inquisitori sul loro stesso terreno. Il suo ragionamento era irrefutabile. I farisei rimasero attoniti e silenziosi di fronte alle sue parole tanto sensate. Per alcuni attimi regnò un profondo silenzio. Poi i sacerdoti e i rabbini infuriati, come se temessero una contaminazione dal suo contatto, si cinsero le vesti, si scossero la polvere dai calzari e gridarono contro di lui: “Tu sei tutto quanto nato nel peccato e insegni a noi? E lo cacciaron fuori”. Giovanni 9:34. SU 360.1
Per la prima volta quell’uomo, che era stato cieco, vide il volto di chi l’aveva guarito. Prima aveva visto i suoi genitori turbati e perplessi, poi le facce aggrottate dei rabbini, ora i suoi occhi scorgevano il volto affettuoso e sereno di Gesù. Aveva già riconosciuto, a suo rischio, che Egli deteneva una potenza divina; adesso gli veniva offerta una rivelazione più ampia. SU 360.3
Alla domanda del Salvatore “Credi tu nel Figliuol di Dio?”, quell’uomo rispose con un’altra domanda: “E chi è egli, Signore, perché io creda in lui? Gesù gli disse: Tu l’hai già veduto; e quei che parla teco, è lui”. Giovanni 9:36, 37. E quell’uomo si gettò ai suoi piedi e l’adorò. Non solo aveva recuperato uno dei cinque sensi, ma anche la vista dello spirito. Aveva conosciuto il Cristo e lo aveva accettato come l’inviato di Dio. SU 360.4
Leggi Giovanni 11:38-44. Che cosa fece Gesù a sostegno della Sua dichiarazione?
Gesù, per orientare la fede di Marta nella giusta direzione, le disse: “Io son la risurrezione e la vita”. Giovanni 11:25. Egli possiede la vita, una vita propria, non ricevuta. “Chi ha il Figliuolo ha la vita”. 1 Giovanni 5:12. La divinità del Cristo è per il credente certezza di vita eterna. Gesù ha detto: “Chi crede in me, anche se muoia, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morrà mai. Credi tu questo?” Giovanni 11:25, 26. Gesù alludeva al suo ritorno. Allora i giusti che saranno morti risusciteranno incorruttibili, mentre quelli viventi saranno portati in cielo, senza conoscere la morte. Il miracolo che Gesù stava per compiere doveva rappresentare la risurrezione di tutti i giusti morti. Con le sue parole e le sue opere, Gesù si è presentato come l’autore della risurrezione. Colui che stava per morire sulla croce possedeva le chiavi della morte, ne era il vincitore e riaffermava la sua potenza e il suo diritto di conferire la vita eterna. SU 401.6
“Togliete via la pietra!” SU 404.3
“L’ordine di Gesù è eseguito. La pietra viene spostata. Tutto viene fatto apertamente e con deliberazione. Tutti possono rendersi conto che non c’è inganno. Il corpo di Lazzaro giace nella tomba, freddo e silenzioso. Le piagnone interrompono i lamenti. Il gruppo dei presenti, sorpreso e nell’attesa, aspetta con trepidazione intorno al sepolcro. SU 404.4
Gesù è calmo. La solennità dell’ora grava su tutti i presenti. Il Maestro si avvicina ancora al sepolcro poi, alzando gli occhi al cielo, dice: “Padre, ti ringrazio che m’hai esaudito”. Giovanni 11:41. Non molto prima i suoi nemici lo avevano accusato di bestemmia e avevano raccolto le pietre per lapidarlo perché pretendeva di essere il Figlio di Dio. Lo avevano accusato di compiere i suoi miracoli con la potenza di Satana. Ma qui Gesù chiama Dio suo Padre e con completa fiducia si dichiara Figlio di Dio. SU 404.5
In quel momento veniva data ai discepoli e al popolo la prova più convincente della relazione tra il Cristo e Dio che dimostrava che l’affermazione di Gesù non era un’impostura. SU 405.1
“E detto questo, gridò con gran voce: Lazzaro vieni fuori!” Giovanni 11:43. La sua voce chiara e penetrante colpisce l’orecchio del morto. Nelle sue parole c’è la potenza della divinità. Sul suo volto illuminato dalla gloria di Dio i presenti scorgono la manifestazione della sua potenza. Tutti gli occhi sono fissi sull’ingresso della tomba e le orecchie tese al più lieve rumore. Sorpresi ed eccitati, tutti aspettano la testimonianza della divinità del Cristo, la conferma o la smentita del suo rapporto con Dio. SU 405.2
“Betania era vicina a Gerusalemme, e la notizia della risurrezione di Lazzaro giunse ben presto in quella località. I capi vennero subito informati dalle spie che avevano assistito al miracolo. Convocarono immediatamente il sinedrio per decidere cosa fare. Gesù aveva chiaramente manifestato di essere il Signore della morte e della vita. Quel miracolo potente era la migliore dimostrazione del fatto che Dio aveva inviato suo Figlio nel mondo per la salvezza dell’umanità. Quella dimostrazione della potenza divina era sufficiente per convincere ogni persona dotata di ragione e di coscienza. SU 406.1
Molti fra coloro che furono testimoni della risurrezione di Lazzaro credettero in Gesù, mentre l’odio dei sacerdoti contro di lui aumentava. Avevano respinto le precedenti prove della sua divinità e questo nuovo miracolo li aveva resi ancora più furiosi. Lazzaro era stato risuscitato alla luce del giorno, di fronte a una folla di testimoni; niente avrebbe potuto sminuire l’importanza di quella prova. Per questa ragione l’odio dei sacerdoti cresceva e con maggiore ostinazione decisero di porre termine al ministero del Cristo. SU 406.2
I sadducei non sapevano che cosa fare per sminuire l’impressione favorevole che il miracolo aveva prodotto sul popolo. Come avrebbero potuto distogliere la popolazione da colui che aveva vinto la morte? Vennero fatte circolare false notizie, ma il miracolo non poteva essere negato e non si sapeva come renderne vani gli effetti. SU 406.4