Eventi prefigurativi

Lezione 12, 2° trimestre, 14-20 giugno 2025

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Sabato pomeriggio, 14 giugno

Testo della memoria:

«Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza. 2 Timoteo 1:7


Quando Dio invia agli uomini dei messaggi tanto importanti, da rappresentarli con angeli che volano in mezzo al cielo, desidera che ogni persona dotata di intelligenza li ascolti. Il terribile giudizio pronunciato contro gli adoratori della bestia e della sua immagine (cfr. Apocalisse 14:9-11) dovrebbe indurre molti a studiare queste profezie per sapere che cos’è il marchio della bestia e come si può evitare di riceverlo. Ma le masse rifiutano di ascoltare la verità e preferiscono le favole. L’apostolo Paolo parla degli ultimi giorni in questi termini: “...verrà il tempo che non sopporteranno la sana dottrina...” 2 Timoteo 4:3. Questo tempo è giunto. La gente non ama la verità biblica, perché entra in conflitto con l’amore per il mondo. Satana, allora, presenta quelle seduzioni che li attraggono. GC 465.1

Dio, però, avrà sulla terra un popolo che farà della Bibbia l’unica norma di ogni dottrina e la base di ogni riforma. Né l’opinione dei dotti né le seduzioni della scienza né il credo o le decisioni dei concili ecclesiastici, tanto discordi quanto numerosi, devono essere presi in considerazione in relazione a questioni di fede. Prima di accettare una qualsiasi dottrina o comandamento è necessario assicurarsi che sia sostenuto chiaramente da “Così dice il Signore”. GC 465.2

Domenica 15 giugno

Daniele 2 e l'approccio storicista alla profezia


Leggi Daniele 2:31-45. Qual era il sogno di Nabucodonosor e come lo interpretò Daniele?

I regni che sono caduti, quelli che ancora esistono e quelli che devono ancora venire, le cui leggi riguardano il popolo di Dio, sono stati descritti in modo pittoresco sia da Daniele che da Giovanni il Rivelatore.

Nabucodonosor, re dell'antica Babilonia, mentre era in dubbio sulla durata del suo regno, vide in sogno una grande immagine composta da quattro metalli. La sua testa era di «oro», il petto e le braccia di «argento», le cosce di «bronzo», le gambe di «ferro» e i piedi di «ferro mescolato con argilla». Interpretando la visione, Daniele disse al re:

I quattro metalli della grande immagine simboleggiano, come le quattro bestie, una successione di quattro re nei rispettivi periodi. I piedi (destro e sinistro) di ferro e argilla rappresentano ovviamente due divisioni di re (di destra e di sinistra) in un quinto periodo, il tempo in cui il Dio del cielo «stabilirà un regno che non sarà mai distrutto». Le dita dei piedi indicano, naturalmente, una molteplicità di re in entrambi i partiti, quello di destra e quello di sinistra.

«Nei giorni di questi re [non dopo, ma nei giorni dei re simboleggiati dai piedi e dalle dita dei piedi della grande immagine] il Dio del cielo», dice Daniele, richiamando l'attenzione sul regno al suo inizio, «stabilirà un regno che non sarà mai distrutto: e il regno non sarà lasciato ad altri popoli, ma esso [il regno] frantumerà e consumerà tutti questi regni, e rimarrà per sempre». Dan. 2:44. Vediamo quindi che mentre le nazioni della nostra epoca (simboleggiate dai piedi e dalle dita dei piedi della grande immagine di Daniele 2:41, 42) esistono ancora, il Signore stabilirà il regno con cui le rovescerà. Allora si dirà: «I regni di questo mondo sono diventati i regni del nostro Signore e del suo Cristo, ed egli regnerà nei secoli dei secoli». Apocalisse 11:15.

Cosa colpisce l'immagine? Non è forse la pietra che Daniele rivela essere simbolica del Regno di Dio restaurato? Tenete anche presente il fatto che l'immagine non viene colpita dalla pietra fino a quando questa (la pietra) non viene tagliata dalla montagna, senza mani, e che in seguito cresce e riempie la terra, diventando a sua volta una montagna. A chiarimento di questa verità, il profeta Isaia aggiunge:

«E avverrà negli ultimi giorni che il monte della casa del Signore sarà stabilito sulla cima dei monti e sarà elevato al di sopra dei colli; e tutte le nazioni affluiranno ad esso. E molti popoli andranno e diranno: «Venite, saliamo al monte del Signore, alla casa del Dio di Giacobbe; ed Egli ci insegnerà le Sue vie, e noi cammineremo nei Suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge, e da Gerusalemme la parola del Signore». Isaia 2:2, 3.

Così come la pietra, tagliata in modo soprannaturale da un monte, si trasforma soprannaturalmente in un altro monte e poi riempie tutta la terra, così si rivela il processo di trasformazione della profezia in storia: che la pietra (in quanto destinata a crescere) è simbolica dei primi frutti del regno; che il regno nascente inizia con i 144.000 «servi di Dio» (Apocalisse 7:3); che di conseguenza la chiesa di Laodicea (in quanto ultima in cui il grano e la zizzania si mescolano, e quindi quella in cui viene raccolto il grano, i 144.000 primi frutti) è necessariamente la montagna da cui viene tagliata o presa la pietra, il primo frutto del regno.

Inoltre, si vede che il fatto che siano «tagliati senza mani», senza l'aiuto umano, indica chiaramente il fatto che essi sono raccolti dagli angeli; che il loro aumento, quindi, come rivela la crescita della pietra, è il risultato successivo della raccolta dei secondi frutti da tutte le nazioni, che fa sì che la montagna o il regno riempia la terra; e che quest'opera soprannaturale di tagliare la pietra, di separare i 144.000, il nucleo del regno, è la purificazione della chiesa.

Infine, poiché la pietra, come si è visto, è tagliata – il regno infantile è istituito – «nei giorni di questi re» (i re delle dita dei piedi), non dopo i loro giorni, e poiché i 144.000 «servi di Dio» stanno sul monte Sion (Apocalisse 14:1), ne consegue in modo conclusivo che il regno di pietra all'inizio è stabilito in Terra Santa, mentre i re delle dita dei piedi sono ancora in vita.

È quindi fuori discussione che i 144.000 servi innocenti di Dio (Apocalisse 14:5), che compongono il governo di Dio all'inizio, la pietra che colpisce l'immagine e che successivamente diventa una grande montagna che riempie tutta la terra, sono determinanti per il rovesciamento finale di tutti i governi terreni. Di conseguenza, chi altri in quel momento in tutto il mondo, chi altri se non loro stessi, avrebbe potuto essere descritto così:

«... sono uomini meravigliosi;... un popolo grande e potente; non c'è mai stato nulla di simile, né ci sarà mai più, fino alle generazioni future». Zaccaria 3:8; Gioele 2:2.

Lunedì, 6 giugno

Adorare l'immagine


Leggi Daniele 3:1-12. Quale significato si può trovare nel fatto che la statua fosse tutta d'oro e che il re esigesse che fosse adorata?

Le parole “La testa d’oro sei tu” avevano prodotto una profonda impressione nella mente del sovrano. I saggi del suo regno, approfittando delle circostanze e del suo ritorno all’idolatria, gli proposero di fare una statua simile a quella vista in sogno e di collocarla in un luogo in cui tutti potessero vedere la testa d’oro che secondo l’interpretazione rappresentava il suo regno. PR 254.3

Compiaciuto per il suggerimento, Nabucodonosor decise di attuarlo, anzi di andare oltre. Invece di riprodurre l’immagine così come l’aveva vista nel sogno, decise di superare l’originale. La sua statua non sarebbe stata composta di vari metalli di valore decrescente a partire dalla testa fino ai piedi, ma sarebbe stata tutta d’oro, simbolo perfetto di Babilonia, regno eterno, indistruttibile e onnipotente che avrebbe ridotto in pezzi tutti gli altri regni. PR 254.4

L’idea di stabilire un impero e una dinastia eterni colpiva l’immaginazione del potente sovrano: le nazioni della terra non avrebbero potuto resistere ai suoi eserciti. Con l’entusiasmo che scaturiva dalla sua ambizione illimitata e dal suo orgoglio convocò i saggi del suo regno affinché lo consigliassero sui metodi da seguire per raggiungere il suo obiettivo. Dimenticando le meravigliose rivelazioni del sogno, dimenticando che il Dio d’Israele, tramite Daniele, aveva rivelato il significato del sogno, dimenticando che questa interpretazione aveva salvato i dignitari del regno, dimenticando tutto eccetto il desiderio di stabilire la loro sovranità e il loro potere personale, il re e i suoi consiglieri decisero di fare il possibile affinché la supremazia fosse accordata a Babilonia, degna di un onore universale. PR 254.5

Leggi Daniele 3:17, 18, le parole dei tre giovani ebrei in sfida al re. Cosa ci insegna questo riguardo alla fede e a ciò che a volte essa può esigere da noi?

Ma le minacce del re furono inutili. Egli non riuscì a impedire che restassero fedeli al Sovrano dell’universo. Dalla storia dei loro padri essi avevano imparato che la disubbidienza a Dio aveva come risultato il disonore, il disastro e la morte, mentre il timore dell’Eterno è il principio della saggezza, la fonte di ogni vera prosperità. Con calma, guardando la fornace, dissero: “...Maestà, non abbiamo bisogno di giustificarci. Sappi comunque che il nostro Dio, quel Dio che noi serviamo è capace di salvarci...”. Daniele 3:16, 17. La loro fede traeva forza dall’idea che Dio sarebbe stato glorificato mediante la loro liberazione e aggiunsero con sicurezza trionfante: “E anche se non lo facesse, sappi, maestà, che noi ci rifiutiamo di servire i tuoi dei e di adorare la statua d’oro che tu hai fatto collocare”. Daniele 3:18. PR 256.5

“E subito, così com’erano vestiti, con i mantelli, i calzari, le tuniche e i turbanti furono gettati nella fornace ardente. Secondo l’ordine severo del re, la fornace era stata accesa al massimo. Perciò, appena i soldati andarono per gettare nel fuoco Sadrach, Mesach e Abdenego, essi stessi morirono bruciati dalle fiamme”. Daniele 3:21. PR 257.1

Il Signore, però, non dimenticò i suoi figli. Quando i tre giovani furono gettati nella fornace, il Salvatore si presentò direttamente in mezzo a loro e camminò con loro nel fuoco. In presenza del Signore, creatore del caldo e del freddo, le fiamme persero il loro potere distruttivo. Dal suo seggio reale il re guardava aspettandosi di vedere coloro che lo avevano sfidato ormai completamente bruciati. Ma il suo orgoglio improvvisamente crollò. I dignitari che gli stavano vicini videro il suo volto impallidire. Mentre guardava attentamente le fiamme che divampavano, girandosi verso i suoi consiglieri, chiese allarmato: “Non abbiamo gettato tre uomini legati in mezzo al fuoco?... Eppure io vedo quattro uomini, sciolti camminare in mezzo al fuoco. Non sono bruciati e il quarto poi somiglia a un essere divino”. Daniele 3:24, 25. PR 257.2

Quel re pagano come poteva sapere com’era il Figlio di Dio? I deportati ebrei che in Babilonia occupavano posizioni di rilievo avevano rappresentato nella loro vita e nel loro carattere la verità. Quando erano stati interrogati circa le ragioni della loro fede, avevano risposto senza esitare. Con chiarezza e semplicità avevano illustrato i princìpi della giustizia insegnando così a quanti stavano intorno a loro chi era il Dio che adoravano. Avevano parlato di Cristo, il futuro Redentore, e fu così che nell’aspetto della quarta persona in mezzo alle fiamme il re riconobbe il Figlio di Dio. PR 257.3

Quanto sono importanti le lezioni che si possono trarre dall’esperienza dei tre giovani ebrei nella pianura di Dura! Ai nostri giorni molti servitori di Dio, pur essendo innocenti dovranno subire umiliazioni e maltrattamenti da parte di coloro che, ispirati da Satana, sono pieni di invidia o animati da fanatismo religioso. La loro collera si manifesterà in modo particolare nei confronti degli osservatori del quarto comandamento e alla fine sarà emanato un decreto che li denuncerà passibili di morte. PR 258.6

Il periodo di distretta che si va profilando davanti al popolo di Dio richiederà una fede incrollabile. I suoi figli dovranno dimostrare che adorano soltanto il Signore e che nessuna considerazione, neppure quella della stessa vita, può indurli alla minima concessione nei confronti di un falso culto. Per un uomo leale, gli ordini dati dai peccatori, la cui visione è limitata, non avranno nessun valore rispetto alla Parola di Dio. È necessario rimanere fedeli alla verità anche a costo della prigione, dell’esilio e della stessa morte. PR 258.7

Come ai giorni di Sadrach, Mesach e Abdenego, alla fine dei tempi il Signore agirà con potenza in favore di coloro che si schiereranno saldamente dalla parte della giustizia. Colui che camminò con i tre giovani nella fornace ardente sarà con i suoi fedeli ovunque essi siano. La sua presenza sarà per loro una fonte di conforto e di sostegno. Nella più terribile delle persecuzioni che si ricordino nella storia i suoi eletti rimarranno incrollabili. Satana, con tutti i suoi eserciti, non potrà distruggere neppure il più debole dei santi di Dio. Alcuni angeli potenti li proteggeranno e l’Eterno si manifesterà a loro come “il Dio degli dei” in grado di salvare tutti coloro che hanno fiducia in lui. PR 259.1

Martedì 17 giugno

Adorare di nuovo l'immagine


Leggi Apocalisse 13:11-17; Apocalisse 14:9, 11, 12; Apocalisse 16:2; Apocalisse 19:20 e Apocalisse 20:4. Quale contrasto si presenta qui che contrappone i comandamenti di Dio ai comandamenti degli uomini?

La bestia con due corna esercita tutto il potere che esercitava la prima bestia, simile a un leopardo, dimostrando ancora una volta di essere una potenza mondiale. In effetti, è proprio un tale potere che serve per costringere tutti gli abitanti della terra ad adorare come lui comanda e per attuare un sistema di governo simile a quello della Chiesa e dello Stato, antiquato quanto il Medioevo stesso. Sì, ci vuole un tale potere per influenzare il mondo, per salvare coloro i cui nomi sono scritti nel Libro della Vita dell'Agnello, per costringerli a inchinarsi davanti a lui.

Quando il decreto della bestia sarà approvato, secondo cui nessuno potrà comprare o vendere e chiunque non si conformerà sarà ucciso, solo Dio potrà proteggere il Suo popolo, il popolo i cui nomi sono scritti nel “Libro”.

Quando questo avverrà, cosa che non è più lontana dall'orizzonte, allora coloro i cui nomi sono scritti nel “Libro della Vita” saranno liberati, ma tutti gli altri avranno ricevuto il marchio della bestia. Non ci sarà una via di mezzo, né una classe media. 

Leggi Romani 1:18-25. (Nota il collegamento tra Romani 1:18 e Apocalisse 14:9, 10 riguardo all'“ira di Dio”). In che modo la questione dell'adorazione dell'immagine è solo un'altra manifestazione dello stesso principio riguardo a chi gli esseri umani danno in ultima analisi la loro fedeltà?

L'ira di Dio, come comunemente intesa, è costituita dalle sette ultime piaghe (Apocalisse 15:1) e si abbatterà durante il periodo tra la fine del tempo di prova e la seconda venuta di Cristo.

In contrasto con coloro che osservano i comandamenti di Dio e hanno la fede di Gesù, il terzo angelo indica un altro gruppo di persone, contro cui viene pronunciato un solenne e terribile avvertimento: “Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, beverà anch’egli del vino dell’ira di Dio...” Apocalisse 14:9, 10. Per comprendere questo messaggio è necessaria una corretta interpretazione dei simboli utilizzati. Che cosa rappresentano la bestia, l’immagine, il marchio? GC 343.1

La bestia con due corna “...faceva sì [comandava] che a tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, fosse posto un marchio sulla mano destra o sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere se non chi avesse il marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome”. Apocalisse 13:16, 17. Il terzo angelo avverte: “...Se qualcuno adora la bestia e la sua immagine e ne prende il marchio sulla fronte o sulla mano, berrà anch’egli del vino dell’ira di Dio...” Apocalisse 14:9. La “bestia” che viene citata e la cui adorazione è imposta da quella con due corna, è la prima bestia di Apocalisse 13, simile al leopardo: il papato. L’immagine della bestia rappresenta quella forma di protestantesimo apostata che si andrà gradatamente sviluppando quando le chiese protestanti cercheranno l’aiuto del potere civile per imporre i loro dogmi. Resta ora da stabilire cos’è il “marchio della bestia”. GC 348.2

Mercoledì, 18 giugno

La persecuzioni della Chiesa delle origini


Leggi Atti 12:1-17. Quali elementi di questa storia potrebbero prefigurare gli eventi degli ultimi giorni?

«Gli scettici possono deridere l'idea che un angelo glorioso dal cielo presti attenzione a una questione così banale come prendersi cura di questi semplici bisogni umani, e possono mettere in dubbio l'ispirazione del racconto. Ma nella saggezza di Dio queste cose sono registrate nella storia sacra a beneficio non degli angeli, ma degli uomini, affinché, quando si troveranno in situazioni difficili, possano trovare conforto nel pensiero che il cielo sa tutto. Gesù dichiarò ai suoi discepoli che nemmeno un passero cade a terra senza che il Padre celeste se ne accorga, e che se Dio può tenere a mente i bisogni di tutti gli uccellini del cielo, tanto più si prenderà cura di coloro che possono diventare sudditi del Suo regno e, attraverso la fede in Lui, possono essere eredi dell'immortalità. Oh, se solo la mente umana potesse comprendere — nella misura in cui il piano di redenzione può essere compreso da menti finite — l'opera di Gesù nell'assumere la natura umana e ciò che deve essere compiuto per noi da questa meravigliosa condiscendenza, i cuori degli uomini si scioglierebbero di gratitudine per il grande amore di Dio e con umiltà adorerebbero la saggezza divina che ha ideato il mistero della grazia!». 5T 749.1

«Oggi gli angeli del cielo sono inviati per ministrare a coloro che saranno eredi della salvezza. Non sappiamo ancora chi essi siano; non è ancora stato manifestato chi vincerà e condividerà l'eredità dei santi nella luce; ma gli angeli del cielo stanno attraversando la terra in lungo e in largo, cercando di confortare gli afflitti, di proteggere i periti, di conquistare i cuori degli uomini a Cristo. Nessuno viene trascurato o ignorato. Dio non fa preferenze di persone e ha uguale cura di tutte le anime che ha creato». ST, 13 dicembre 1905, par. 6

«Lo stesso angelo che aveva lasciato le corti reali del cielo per salvare Pietro dal potere del suo persecutore, era stato il messaggero dell'ira e del giudizio per Erode. L'angelo colpì Pietro per risvegliarlo dal sonno, ma fu con un colpo diverso che colpì il malvagio re, portando su di lui una malattia mortale». — The Spirit of Prophecy 3:344. TA 234.1

Giovedì 19 giugno

Il marchio della bestia


Leggi Matteo 12:9-14 e Giovanni 5:1-16. Quale questione spinse i capi religiosi a voler uccidere Gesù?

Gesù fu condotto davanti al sinedrio sotto l’accusa di avere trasgredito il sabato. Se in quel momento gli ebrei fossero stati liberi, un’accusa simile sarebbe stata sufficiente per condannarlo a morte. Ma la loro dipendenza dai romani impedì che questo avvenisse. Essi avevano perso il diritto d’infliggere una condanna capitale e la loro accusa contro Gesù non poteva essere presa in considerazione da un tribunale romano. Speravano tuttavia di raggiungere altri scopi. Nonostante la loro viva opposizione, il Cristo acquistava presso il popolo, perfino in Gerusalemme, una notorietà maggiore della loro. Molte persone che non provavano alcun interesse per i discorsi dei rabbini, erano invece attratte dal suo insegnamento. Esse capivano i suoi messaggi e il cuore ne era consolato. Le sue parole rivelavano Dio non come un giudice vendicatore ma come un padre amorevole, ed egli stesso rifletteva nella sua vita l’immagine di Dio. Le sue parole erano come un balsamo per le anime afflitte. Con il suo insegnamento e con la sua condotta misericordiosa infrangeva il potere opprimente delle tradizioni e dei comandamenti degli uomini, e presentava l’amore di Dio in tutta la sua pienezza inesauribile. SU 144.1

Gesù era venuto per “rendere la sua legge grande e magnifica”. Isaia 42:21. Egli non voleva sminuirne la dignità, anzi accrescerla. Le Scritture affermano: “Egli non verrà meno e non si abbatterà finché abbia stabilito la giustizia sulla terra”. Versetto 4. Cristo era venuto a liberare il mondo da quelle pesanti prescrizioni che lo trasformavano da benedizione in maledizione. GDN 145.2

Per questo motivo aveva deciso di guarire a Betesda in giorno di sabato. Avrebbe potuto guarire il malato in qualsiasi altro giorno della settimana o avrebbe potuto guarirlo senza ordinargli di portarsi via il letto. Ma questo non gli avrebbe offerto l'occasione desiderata. Ogni azione di Cristo sulla terra aveva un'intenzione positiva. Tutto quello che faceva aveva valore in sé e per gli insegnamenti che dava. Alla vasca, fra tutti i sofferenti, scelse il caso più disperato e ordinò all'uomo di portare via il letto e andare in giro per la città, perché tutti sapessero la grande opera che era venuto a compiere. Questo avrebbe aperto il problema su quello che era lecito fare in giorno di sabato; gli avrebbe offerto l'occasione di condannare le restrizioni arbitrarie imposte dagli ebrei e dichiarare che erano prive di validità. GDN 145.3

Venerdì 20 giugno

Approfondimento

Sta per scoccare l’ora in cui ognuno di noi sarà messo alla prova. Sarà imposta l’osservanza del falso sabato e si scatenerà la lotta fra i comandamenti di Dio e quelli degli uomini. Coloro che si sono adeguati a poco a poco alle esigenze della società e si sono conformati alle abitudini mondane cederanno alle sollecitazioni umane piuttosto che esporsi al ridicolo, alla derisione, alla minaccia di carcerazione e di morte. Allora l’oro sarà separato dalle scorie. La vera religione sarà nettamente distinta dalla semplice apparenza. Molte stelle da noi ammirate per il loro splendore svaniranno nelle tenebre. Coloro che hanno indossato i paramenti sacerdotali ma non hanno rivestito la giustizia di Cristo appariranno in tutta la vergogna della loro nudità. PR 106.1

Fra gli abitanti della terra, sparsi in ogni parte del mondo, ve ne sono alcuni che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal. Simili alle stelle che appaiono solo di notte, questi fedeli risplenderanno quando le tenebre copriranno la terra e una fitta oscurità avvolgerà i popoli. Nell’Africa pagana, nei paesi cattolici in Europa, in America del sud, in Cina, in India, nelle isole lontane e in ogni angolo sperduto della terra il Signore ha un gran numero di fedeli che brilleranno in mezzo alle tenebre rivelando chiaramente all’umanità apostata la potenza trasformatrice dell’ubbidienza alla sua legge. PR 106.2