Epilogo: Conoscere Gesù e la Sua Parola

Lezione 13,4° trimestre 21-27 dicembre 2024.

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Sabato pomeriggio 21dicembre

Testo di memoria:

“Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza.@ Giovanni 5:39


“Una chiara concezione di ciò che Dio è e di ciò che Egli ci chiede di essere porterà a una sana umiltà. Chi studia bene la Sacra Parola imparerà che l'intelletto umano non è onnipotente. Imparerà che senza l'aiuto che solo Dio può dare, la forza e la saggezza umana sono solo debolezza e ignoranza. CT 53.2

Chi segue la guida divina ha trovato l'unica vera fonte di grazia salvifica e di felicità reale, e ha ottenuto il potere di impartire felicità a tutti coloro che lo circondano. Nessun uomo può davvero godersi la vita senza religione. L'amore per Dio purifica e nobilita ogni gusto e desiderio, intensifica ogni affetto e illumina ogni piacere degno. Permette agli uomini di apprezzare e godere di tutto ciò che è vero, buono e bello. CT 53.3

“Ma ciò che più di ogni altra considerazione dovrebbe indurci ad apprezzare la Bibbia è che in essa viene rivelata agli uomini la volontà di Dio. Qui apprendiamo l'oggetto della nostra creazione e i mezzi con cui tale oggetto può essere raggiunto. Impariamo come migliorare saggiamente la vita presente e come assicurarci la vita futura. Nessun altro libro può soddisfare le domande della mente o i desideri del cuore. Ottenendo la conoscenza della Parola di Dio e prestandovi attenzione, gli uomini possono elevarsi dalle più basse profondità della degradazione per diventare figli di Dio, soci degli angeli senza peccato”. CT 53.4

Domenica 22dicembre

Incontro in Galilea


Leggi Giovanni 21:1-19. Quali verità cruciali vengono rivelate qui, soprattutto sulla grazia di Dio e sull'umiltà umana?

Il successo non viene mai meno quando si obbedisce al comando del Maestro. Se il ministero avesse chiesto costantemente a Gesù dove e come gettare la rete, ci sarebbe stata una moltitudine di “pesci” - convertiti - e mai una mancanza di “carne” - cioè.

Vivida si ripresentò alla loro memoria quella scena lungo il mare, quando Gesù aveva ordinato loro di seguirlo. Si ricordarono che alla sua parola erano andati al largo, avevano gettato le reti e le avevano ritirate così piene che quasi si rompevano. Allora Gesù li aveva invitati a lasciare le barche e le reti, e aveva promesso loro che li avrebbe fatti pescatori di uomini. Adesso Egli ripeteva lo stesso miracolo per ricordare loro quella scena e imprimerla più profondamente nei loro cuori. Fu come se Gesù avesse rinnovato il suo mandato e indicato che la sua morte non li aveva affatto esentati dal compiere l’opera affidata loro. SU 620.3

Sebbene fossero ormai privi della sua compagnia e dei mezzi di sostentamento del loro antico mestiere, il Salvatore risorto avrebbe avuto sempre cura di loro. Per tutto il tempo che avrebbero svolto quest’opera, il Salvatore avrebbe provveduto alle loro necessità. Di proposito Gesù aveva ordinato loro di gettare la rete a destra della barca; Egli si trovava sulla spiaggia da quel lato: era il lato della fede. Lavorando in collaborazione con lui — la sua potenza divina si sarebbe unita alla loro opera umana — il successo sarebbe stato immancabile. SU 620.4

Gesù voleva dare, soprattutto a Pietro, un’altra lezione. Rinnegando il Maestro, Pietro si era messo in contraddizione con le sue precedenti professioni di fedeltà. Aveva disonorato il Cristo e aveva perso la fiducia dei suoi fratelli. Essi pensavano che non sarebbe stato più reintegrato nella sua posizione primitiva, ed egli stesso sentiva di aver tradito il suo mandato. Prima di essere richiamato al ministero apostolico, doveva dimostrare il suo pentimento. Se non lo avesse fatto, avrebbe distrutto la sua autorità come apostolo del Cristo. Il Salvatore gli offrì un’occasione per riconquistare la fiducia dei suoi fratelli ed eliminare così il più possibile l’ombra che aveva gettato sul messaggio del Vangelo. SU 620.5

In questo modo Gesù offriva una lezione a tutti i suoi discepoli. Il Vangelo non giunge a nessun compromesso con il peccato e non lo scusa. I peccati segreti devono essere confessati in segreto a Dio, ma i peccati commessi in pubblico esigono una confessione pubblica. Il biasimo per il peccato di un discepolo ricade sul Cristo, fa trionfare Satana ed è un’occasione d’intoppo per i più deboli. Il discepolo che si pente deve fare tutto quello che sta in lui per cancellare questa vergogna. SU 621.1

Mentre i discepoli mangiavano con Gesù lungo la riva del lago, il Salvatore disse a Pietro, indicando i suoi fratelli: “Simon di Giovanni, m’ami tu più di questi?” Pietro, che una volta aveva affermato: “Quand’anche tu fossi per tutti un’occasion di caduta, non lo sarai mai per me” (Matteo 26:33), ora che conosceva meglio se stesso, rispose: “Sì, Signore, tu sai che io t’amo”. Giovanni 21:15. Non pretende che il suo amore sia più grande di quello dei suoi fratelli, e non esprime un giudizio personale sulla profondità del suo attaccamento. Rimette il giudizio sulla sua sincerità a colui che può leggere tutti i moventi del cuore. “Tu sai che io t’amo”, e Gesù gli dice: “Pasci i miei agnelli”. SU 621.2

Di nuovo Gesù rivolse la domanda a Pietro, ripetendo le sue prime parole: “Simon di Giovanni, m’ami tu?” Questa volta non gli chiese se lo amava più dei suoi fratelli. La seconda risposta fu simile alla prima, priva di ogni vanto. “Sì, Signore; tu sai che io t’amo”. Gesù gli disse: “Pastura le mie pecorelle”. Giovanni 21:16. Ancora una volta il Salvatore lo mise alla prova con la domanda: “Simon di Giovanni, mi ami tu?” Pietro si turbò pensando che Gesù dubitasse del suo amore. Sapeva che il Maestro avrebbe avuto ragione di dubitare di lui, e con il cuore profondamente rattristato rispose: “Signore, tu sai ogni cosa; tu conosci che io t’amo”. Gesù gli disse ancora: “Pasci le mie pecore”. Giovanni 21:17. SU 621.3

Per tre volte Pietro aveva apertamente rinnegato il suo Signore e per tre volte Gesù volle che il discepolo dichiarasse il suo amore e la sua lealtà, affinché quella domanda penetrasse profondamente nel suo cuore ferito. Così, davanti ai discepoli, fu manifestata la profondità del pentimento di Pietro e la piena umiltà di quel discepolo, un tempo tanto spavaldo. SU 621.4

Lunedì, 23 dicembre

Mantenere lo sguardo su Gesù


Leggi Giovanni 21:20-22. Quale domanda ha portato Pietro su una strada sbagliata? In che modo Gesù ha raddrizzato la strada?

Pietro, mentre camminava accanto a Gesù, vide che Giovanni li seguiva. Sentì il desiderio di conoscere qualcosa sul futuro di quel discepolo e “disse a Gesù: Signore, e di lui che sarà? Gesù gli rispose: Se voglio che rimanga finch’io venga, che t’importa? Tu, seguimi”. Giovanni 21:21, 22. Pietro avrebbe dovuto considerare che il suo Signore gli rivelava solo ciò che poteva essergli utile. Ognuno ha il dovere di seguire il Cristo, senza preoccuparsi del compito assegnato agli altri. SU 623.6

Molti assomigliano a Pietro. Si interessano degli affari e dei doveri altrui, e così corrono il rischio di trascurare il proprio dovere. Il nostro compito consiste nel seguire l’esempio di Gesù. Noi scorgiamo gli errori e i difetti di carattere degli altri perché l’umanità è imperfetta. Ma in Cristo possiamo trovare la perfezione; contemplandolo, saremo trasformati. SU 624.1

Leggi Giovanni 21:23-25. Come è stata fraintesa la dichiarazione di Gesù? In che modo l'apostolo Giovanni ha corretto questo fraintendimento?

Dicendo: “Se voglio che rimanga finch’io venga”, Gesù non promise che il suo discepolo sarebbe vissuto fino al suo ritorno. Riaffermò semplicemente la sua autorità e fece notare che le sue intenzioni nei confronti di Giovanni non lo riguardavano in nessun modo. Il futuro di Giovanni e quello di Pietro erano nelle mani del Signore. Entrambi avevano il dovere di seguirlo, ubbidendogli. SU 623.6

Giovanni visse sino a tarda età. Vide la distruzione di Gerusalemme e la rovina del tempio, simbolo di quella del mondo. Fino ai suoi ultimi giorni, Giovanni seguì da vicino il suo Signore. La sua continua raccomandazione alle chiese era questa: “Diletti, amiamoci gli uni gli altri... Chi dimora nell’amore, dimora in Dio, e Dio dimora in lui”. 1 Giovanni 4:7, 16. SU 624.2

Pietro era stato reintegrato nell’apostolato, ma l’onore e l’autorità ricevute dal Cristo non gli avevano conferito la supremazia sopra i suoi fratelli. Gesù lo espresse chiaramente quando alla domanda di Pietro: “E di lui, che sarà?”, rispose: “Che t’importa? Tu, seguimi”. Pietro non fu costituito capo della chiesa. I suoi fratelli ebbero fiducia in lui sia perché il Cristo lo aveva perdonato della sua colpa e gli aveva affidato il compito di pascere il gregge sia perché era stato fedele nel seguire il Cristo. Grande fu l’influsso di Pietro sulla chiesa. Non dimenticò mai la lezione che Gesù gli insegnò lungo il mar di Galilea. Scrivendo alle chiese, sotto la guida dello Spirito, disse: SU 624.3

Martedì, 24 dicembre

Luce e tenebre


Leggi Giovanni 1:4-10; Giovanni 3:19-21; Giovanni 5:35; Giovanni 8:12; Giovanni 9:5; Giovanni 11:9, 10 e Giovanni 12:35. Quale grande contrasto è presente qui e perché questo contrasto è così fondamentale per comprendere la verità?

Queste parole erano in armonia con quelle che Gesù stesso aveva pronunciato, quando fermato Saulo sulla via di Damasco gli disse: “Per questo ti sono apparito; per stabilirti ministro e testimone delle cose che tu hai vedute, e di quelle per le quali ti apparirò ancora, liberandoti da questo popolo e dai Gentili, ai quali io ti mando per aprir loro gli occhi, onde si convertano dalle tenebre alla luce e alla potestà di Satana a Dio, e ricevano, per la fede in me, la remissione dei peccati e la loro parte d’eredità fra i santificati”. Atti 26:16-18 (Luzzi). UVI 80.1

Un oggetto nero e sporco non riflette mai, consuma tutta la luce verso di sé. La luna brilla perché la sua superficie è di sostanza bianca. Se fosse fatta di sostanza nera, non potrebbe riflettere alcuna luce. Lo stesso vale per la luce spirituale: se siamo desiderosi di brillare, ora dobbiamo alzarci e ripulirci, mettere via i nostri abiti neri e sporchi - prendere parte attiva a questa rinascita e riforma sotto la supervisione dello Spirito Santo. La stupidità, il fanatismo e l'indifferenza devono essere abbandonati e il pensiero divino deve essere messo in azione, così comanda il Signore: 

Leggi Giovanni 8:42-44. Come descrive Gesù il falso fondamento su cui i leader religiosi di Israele avevano basato la loro fede?

Gesù negò che gli ebrei fossero figli di Abramo. Disse: “Voi fate le opere del padre vostro”. Con tono di scherno essi risposero: “Noi non siam nati di fornicazione; abbiamo un solo Padre: Iddio”. Giovanni 8:41. Queste parole contenevano un’allusione alle circostanze della sua nascita, ed erano state dette per denigrare il Cristo davanti a coloro che credevano in lui. Gesù non prese in considerazione quella vile insinuazione, ma disse: “Se Dio fosse vostro Padre, amereste me, perché io son proceduto e vengo da Dio”. Giovanni 8:42. SU 354.1

Le loro opere testimoniavano della loro parentela con colui che è stato bugiardo e assassino fin dal principio. “Voi siete progenie del diavolo” disse Gesù “ch’è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c’è verità in lui... E a me, perché dico la verità, voi non credete”. Giovanni 8:44, 45. Ma la vera ragione per cui i capi non lo accolsero era dovuta al fatto che diceva la verità e la diceva con autorità. La verità offendeva quegli uomini orgogliosi, smascherava l’inganno dell’errore, condannava i loro insegnamenti e il loro comportamento, e per queste ragioni non era bene accetta. Essi preferivano chiudere i loro occhi alla verità piuttosto che umiliarsi e confessare di avere sbagliato. Non amavano la verità, non la desideravano, sebbene fosse la verità. SU 354.2

Mercoledì, 25 dicembre

Teologia dall'alto o dal basso


Leggi Giovanni 4:46-54. Quale problema portò il funzionario da Gesù e quale fu la vera questione di fondo?

Nonostante le prove della messianicità di Gesù, quell’ufficiale aveva deciso di far dipendere la sua fede in lui dall’esaudimento della richiesta. Il Salvatore paragonò quella sfiducia dubbiosa alla fede semplice dei samaritani che non avevano chiesto né miracoli né segni. La sua parola, dimostrazione palese della sua divinità, era stata sufficiente per convincere i loro cuori. Il Cristo era addolorato perché i membri del suo popolo, ai quali erano stati affidati gli oracoli divini, non riconoscevano la voce di Dio che parlava loro attraverso suo Figlio. SU 138.1

Ma l’ufficiale aveva un po’ di fede, per questo era venuto a chiedere ciò che considerava la benedizione più preziosa. Ma Gesù poteva concedergli un dono ancora più grande; non desiderava soltanto guarire il fanciullo, ma far beneficiare l’ufficiale e la sua casa delle benedizioni della salvezza, accendere una luce in Capernaum, cittadina che presto sarebbe diventata il centro del suo lavoro. Ma quell’ufficiale, prima di desiderare la grazia del Cristo, doveva rendersi conto di che cosa aveva bisogno. Quell’uomo assomigliava a molti israeliti che si interessavano di Gesù per motivi egoistici. Essi speravano di ricevere qualche vantaggio dalla sua potenza ed erano disposti a credere solo se le loro richieste venivano soddisfatte; ignoravano però la loro malattia spirituale e non sentivano alcuna necessità della grazia di Dio. SU 138.2

Le parole del Salvatore illuminarono il cuore dell’ufficiale. Egli comprese che cercava Gesù per un motivo egoistico e, sentendo la fede vacillare, temette che il suo dubbio potesse costargli la vita del figlio. Si rese conto di trovarsi alla presenza di chi poteva leggere i suoi pensieri e al quale tutto era possibile. Con il cuore stretto dall’angoscia gridò: “Signore, scendi prima che il mio bambino muoia”. Giovanni 4:49. Si attaccò con forza a Gesù per fede, come Giacobbe che nella lotta con l’angelo aveva esclamato: “Non ti lascerò andare prima che tu m’abbia benedetto!” Genesi 32:26. SU 138.3

Giovedì, 26 dicembre

Dimorare in Gesù


Leggi Giovanni 12:32. In che modo questa sorprendente dichiarazione descrive l'autorità di Gesù Cristo?

Così diceva per significare di qual morte dovea morire”. Giovanni 12:31-33. È il momento critico per il mondo. Se Gesù diventa una vittima propiziatoria per il peccato degli uomini, il mondo sarà illuminato. Il dominio di Satana finirà, l’immagine di Dio, oscurata dal peccato, verrà ristabilita negli uomini e una famiglia di santi erediterà infine il regno dei cieli. Questo è il risultato della morte del Cristo. Il Salvatore è come rapito nella scena di trionfo che si presenta ai suoi occhi. Egli contempla la croce, e quella croce crudele con tutte le sue sofferenze gli appare splendente di gloria. SU 477.3

Ma l’opera della redenzione umana non è l’unico risultato della croce. L’amore di Dio si manifesta in tutto l’universo. Il principe di questo mondo è scacciato. Le accuse di Satana contro Dio vengono confutate e il sospetto che egli ha lanciato contro il cielo è annullato per sempre. Angeli e uomini sono attratti dal Redentore: “E io, quando sarò innalzato dalla terra, trarrò tutti a me”. SU 477.4

Leggi Giovanni 15:1-11. Qual è il segreto della crescita e della salute spirituale?

Gesù ha detto: “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto”. Giovanni 15:8. Dio desidera manifestare tramite voi la santità, la benevolenza e la compassione del suo carattere. Il Salvatore non chiede ai suoi discepoli di compiere degli sforzi per portare frutto, ma si limita a invitarli ad affidarsi a lui. “Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto”. Giovanni 15:7. Il Cristo vive nei suoi discepoli tramite la Parola. Si tratta della stessa comunione vitale già rappresentata con l’immagine del mangiare la sua carne e bere il suo sangue. Le parole di Gesù sono spirito e vita. Quando le ricevete, ricevete la vita. Voi vivete “d’ogni parola che procede dalla bocca di Dio”. Matteo 4:4. La vita del Cristo produce in voi gli stessi frutti che ha prodotto in lui. Vivendo in Cristo, essendo uniti e sostenuti da lui, traendo da lui il vostro nutrimento, porterete frutti simili ai suoi. SU 520.2

Venerdì 27 dicembre

Approfondimento

Come dalla radice la linfa arriva fino ai rami più lontani, così il Cristo comunica forza spirituale a ogni credente. Finché il nostro spirito è unito al Cristo non c’è pericolo che appassisca e si inaridisca. La forza della vite si manifesta nei frutti rigogliosi. Gesù ha detto: “Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete far nulla”. Giovanni 15:5. SU 519.5

Quando noi, per fede, viviamo in comunione con il Figlio di Dio, allora nella nostra vita si manifesteranno tutti i frutti dello Spirito. “Il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, Egli lo toglie via”. Un’unione solo apparente con la pianta non è un’unione vitale e sarà priva di crescita e di frutti. Possiamo anche stabilire un’unione superficiale con il Cristo, senza una reale comunione con lui mediante la fede. Gli uomini entrano nella chiesa attraverso una professione di fede, ma la vera unione con il Cristo si manifesta solo tramite il carattere e il comportamento. Se non portano frutto, sono rami inutili. La loro separazione dal Cristo produce una rovina totale, come quella dei rami secchi. “Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; cotesti tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano”. SU 520.1