Solo sii forte e molto coraggioso, cercando di agire secondo tutta la legge che ti ha prescritta Mosè, mio servo. Non deviare da essa né a destra né a sinistra, perché tu abbia successo in qualunque tua impresa. Giosuè 1:7
Ora il capo riconosciuto d’Israele era Giosuè. Egli si era distinto soprattutto come guerriero, aveva delle qualità preziose per questa fase della storia del popolo d’Israele. Coraggioso, deciso, perseverante, sollecito, incorruttibile, pronto a trascurare gli interessi personali in favore di coloro che gli erano stati affidati e soprattutto ispirato da una profonda fede in Dio, quest’uomo, scelto dal Signore aveva il carattere adatto per guidare le schiere d’Israele nella terra promessa. Durante il soggiorno nel deserto, Giosuè era stato il primo ministro di Mosè. Era stato fedele, senza rivendicare nulla, e aveva dimostrato di essere degno di succedergli anche prima di essere chiamato a questo incarico da Dio stesso, dimostrandosi fermo nel sostenere la verità nei momenti di pericolo, quando gli altri tentennavano. Giosuè era molto preoccupato per l’opera che l’attendeva e fu necessario un messaggio di Dio per fugare i suoi timori e le sue incertezze.PP 406.4
Leggi Deuteronomio 18:15-22 e Giosuè 1:1-9. Perché è significativo che il libro di Giosuè inizi riprendendo una promessa relativa a ciò che sarebbe accaduto dopo la morte di Mosè?
“...Come sono stato con Mosè, così sarò teco...” (Giosuè 1:5) gli assicurò l’Eterno. “...Tu metterai questo popolo in possesso del paese che giurai ai loro padri di dare ad essi”. Giosuè 1:6. “Ogni luogo che la pianta del vostro piede calcherà, io ve lo do come ho detto a Mosè”. Giosuè 1:3. Tutto il territorio che si estendeva dalle lontane cime del Libano alla costa del mar Morto, e in oriente sino agli argini dell’Eufrate, doveva appartenere a Israele. PP 407.1
Leggi Esodo 33:11; Numeri 14:6, 30, 38; Numeri 27:18; Numeri 32:12; Deuteronomio 1:38; Deuteronomio 31:23; e Deuteronomio 34:9. Cosa ci dicono questi testi su Giosuè?
«Giosuè fu scelto da Dio per succedere a Mosè nella guida del popolo ebraico verso la terra promessa. Fu consacrato solennemente al futuro importante compito di guidare, come pastore fedele, il popolo d'Israele. «E Giosuè, figlio di Nun, era pieno dello spirito di saggezza, perché Mosè aveva posto le mani su di lui. E i figli d'Israele gli obbedirono e fecero come il Signore aveva comandato a Mosè». E di fronte a tutta la congregazione d'Israele, egli diede a Giosuè questo incarico: «Sii forte e coraggioso, perché tu condurrai i figli d'Israele nella terra che ho giurato loro di dare, e io sarò con te». Egli parlò a Giosuè al posto di Dio. Fece anche radunare davanti a sé gli anziani e i capi delle tribù e li incaricò solennemente di agire con giustizia e rettitudine nei loro uffici religiosi e di obbedire fedelmente a tutte le istruzioni che egli aveva dato loro da parte di Dio. Chiamò il cielo e la terra a testimoniare contro di loro, che se si fossero allontanati da Dio e avessero trasgredito i suoi comandamenti, egli sarebbe stato innocente, poiché li aveva fedelmente istruiti e avvertiti». 1SP 335.1
Leggi Giosuè 1. Cosa possiamo imparare sulla struttura del libro da questo capitolo iniziale?
A questa promessa l’Eterno aggiunse un incoraggiamento e un ordine: “Solo, sii forte e fatti risolutamente animo, avendo cura di mettere in pratica tutta la legge che Mosè, mio servo, t’ha data... Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte... non te ne sviare ne a destra né a sinistra... poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai”. Giosuè 1:7, 8. PP 407.2
Gli israeliti erano accampati proprio davanti al primo ostacolo da superare per occupare Canaan: il fiume Giordano. Il primo messaggio che Dio aveva dato a Giosuè: “...Levati, passa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figliuoli d’Israele” (Giosuè 1:2), non conteneva nessuna informazione su come attraversare il fiume. Giosuè sapeva che Dio avrebbe dato al suo popolo la possibilità di eseguire i suoi ordini e, animato da questa fede, l’intrepido condottiero iniziò a fare i preparativi per l’avanzata. PP 407.3
Pochi chilometri oltre il fiume, davanti all’accampamento degli israeliti, sorgeva la grossa e potente città di Gerico; una fortezza che costituiva la via d’accesso all’interno del paese, ma che appariva un ostacolo terribile all’avanzata d’Israele. Giosuè vi inviò due spie, due giovani che dovevano visitare la città per valutarne la popolazione, le risorse e la consistenza delle sue fortificazioni. L’impresa era particolarmente pericolosa, perché gli abitanti di Gerico, spaventati e insospettiti dalla vicinanza d’Israele, erano costantemente all’erta. Ma una donna della città, di nome Rahab, protesse i due giovani, i quali le manifestarono la loro gratitudine promettendole di risparmiarla quando la città sarebbe stata presa.PP 407.4
Le spie tornarono all’accampamento sane e salve con questo messaggio: “Certo, l’Eterno ha dato in nostra mano tutto il paese. e già tutti gli abitanti del paese han perso coraggio dinanzi a noi”. Giosuè 2:24. PP 407.5
A Gerico, infatti, era stato detto loro: “Abbiamo udito come l’Eterno asciugò le acque del mar Rosso d’innanzi a voi quando usciste dall’Egitto, e quel che faceste ai due re degli Amorei, di là dal Giordano, Sihon e Og, che votaste allo sterminino. E non appena l’abbiamo udito, il nostro cuore si è strutto e non è rimasto più coraggio in alcuno, per via di voi; poiché l’Eterno, il vostro Dio, e Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra”. Giosuè 2:10, 11. PP 407.6
Leggi Giosuè 1:4-6 ed Ebrei 6:17, 18. In quel momento, la Terra Promessa era esattamente questo, una promessa. Eppure, Dio la chiama eredità. Cosa significa essere eredi delle promesse di Dio?
Ed ecco delinearsi il panorama della terra promessa. Vide passare tutte le regioni di quel paese. Non in modo vago e confuso a causa della distanza ma come un quadro di una chiarezza e bellezza straordinarie. Non vedeva la terra promessa così com’era allora, ma come sarebbe diventata in seguito alle benedizioni divine, quando l’avrebbe posseduta Israele, e gli parve come il giardino dell’Eden. Le montagne erano rivestite di cedri del Libano; sulle colline, verdi e ricche di ulivi, si poteva gustare il profumo delle viti; ampie e fertili pianure erano ricche di fiori e vi crescevano palme tropicali; vedeva i campi ondeggianti di grano e orzo, le vallate ridenti, allietate dal mormorio dei ruscelli e dal canto degli uccelli; più in là belle città, giardini e laghi ricchi di pesci; sui fianchi delle colline pascolavano i greggi e tra le rocce le api custodivano i loro tesori. Era davvero un paese simile a quello che Mosè, ispirato da Dio, aveva descritto a Israele: “...Benedetto dall’Eterno coi doni più preziosi del cielo, con la rugiada, con le acque dell’abisso che giace in basso, coi frutti più preziosi che il sole matura... coi migliori prodotti dei monti antichi... coi doni più preziosi della terra e di quanto essa racchiude”. Deuteronomio 33:13-15. PP 401.1
Mosè vide quando il popolo eletto, si sarebbe stabilito in Canaan, vide che ogni tribù aveva un proprio territorio; venne a conoscenza anche della lunga e triste storia degli israeliti dopo il loro insediamento nella terra promessa, fatto di apostasie e punizioni. Vide gli ebrei soggiogati, dispersi fra i pagani, prigionieri in terre lontane, con le loro città in rovina. Li vide anche tornare nella terra dei loro padri e, infine, oppressi dal dominio di Roma. PP 401.2
Prima che si procedesse alla spartizione del paese, Caleb, accompagnato dagli anziani della sua tribù, avanzò una richiesta particolare. Dopo Giosuè, egli era l’uomo più anziano d’Israele; erano state le uniche due spie che avevano dato un rapporto positivo della terra promessa, incoraggiando il popolo ad avanzare per prenderne possesso nel nome dell’Eterno; e in segno di riconoscimento di questa loro fedeltà avevano ricevuto una promessa: “La terra che il tuo piede ha calcata sarà eredità tua e dei tuoi figliuoli in perpetuo, perché hai pienamente seguito l’Eterno, il mio Dio”. Giosuè 14:9. Caleb, ricordando a Giosuè questa promessa, chiedeva il territorio di Hebron, dove erano vissuti per tanti anni Abramo, Isacco e Giacobbe, sepolti poi nella caverna di Macpela. PP 429.2
È vero che Hebron era abitata dai temibili Anakim, il cui aspetto aveva talmente spaventato le spie da scoraggiare tutto Israele. Ma era proprio il luogo che Caleb, confidando nella forza di Dio aveva scelto come sua eredità. PP 429.3
La promessa della terra (la Canaan celeste) è per la discendenza di Abramo. Gesù disse: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. [Se non siete figli di Abramo] Voi siete figli del diavolo, vostro padre, e volete compiere i desideri del padre vostro». Vedi Giovanni 8:39-44. (Facendo le opere di Abramo), «allora siete discendenti di Abramo ed eredi secondo la promessa». Gal. 3:29
Leggi Giosuè 1:7-9. Perché il Signore ha dovuto sottolineare due volte a Giosuè che doveva essere forte e coraggioso?
Gli ebrei, pur essendo entrati in Canaan, non potevano disporre di quelle terre e da un punto di vista umano, la lotta per la conquista di quel paese, abitato da un popolo forte e pronto a opporsi all’invasore, appariva lunga e difficile. Inoltre, poiché il pericolo era comune, le varie tribù decisero di unire le loro forze. A loro vantaggio i cananei avevano cavalli, carri da guerra, la conoscenza del territorio e l’abitudine alla guerra; inoltre il paese era custodito da fortezze, “città grandi e fortificate fino al cielo” (Deuteronomio 9:1); insomma gli israeliti avrebbero potuto sperare di riuscire vittoriosi nell’imminente conflitto, solo con l’aiuto di una forza superiore. PP 411.1
Leggi Efesini 6:10-18. Anche se oggi non ci viene richiesto di partecipare a combattimenti militari, come possiamo applicare le parole di incoraggiamento rivolte a Giosuè alle nostre lotte spirituali quotidiane?
«Una delle fortezze più potenti del paese, la grande e ricca città di Gerico, si trovava proprio davanti a loro, a poca distanza dal loro accampamento a Ghilgal. Situata al confine di una fertile pianura ricca di prodotti tropicali vari e abbondanti, con palazzi e templi dimora di lusso e vizio, questa città orgogliosa, protetta dalle sue massicce mura, sfidava il Dio d'Israele. Gerico era uno dei principali centri di culto idolatra, dedicato in particolare ad Astarte, la dea della luna. Qui si concentrava tutto ciò che c'era di più vile e degradante nella religione dei Cananei. Il popolo d'Israele, che aveva ancora fresco nella mente il terribile risultato del proprio peccato a Bet-Peor, poteva guardare a questa città pagana solo con disgusto e orrore. PP 487.2
«Giocoson considerò la conquista di Gerico come il primo passo nella conquista di Canaan. Ma prima di tutto cercò la certezza della guida divina, e gli fu concessa. Ritiratosi dall'accampamento per meditare e pregare che il Dio d'Israele precedesse il suo popolo, vide un guerriero armato, di alta statura e di presenza imponente, «con la spada sguainata in mano». Alla domanda di Giosuè: «Sei per noi o per i nostri avversari?», la risposta fu: «Come capitano dell'esercito del Signore, sono venuto ora». Lo stesso comando dato a Mosè in Horeb: «Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale stai è santo», rivelò il vero carattere del misterioso straniero. Era Cristo, l'Eccelso, che stava davanti al capo d'Israele. Colpito da un senso di soggezione, Giosuè cadde con la faccia a terra e lo adorò, e udì la rassicurazione: «Ho dato nelle tue mani Gerico, il suo re e i suoi uomini valorosi», e ricevette istruzioni per la conquista della città. PP 487.3
Leggiamo insieme Giosuè 1:7-9 insieme a Genesi 24:40, Isaia 53:10 e Salmo 1:13. Sulla base di questi testi, cosa significa essere prosperi e di successo?
Ecco alcune indicazioni positive che arrivano fino ai nostri giorni. Dio ci sta parlando in questi ultimi giorni e sarà compreso e obbedito. Dio parlò a Israele attraverso i Suoi servitori: «Questo libro della legge non si allontanerà dalla tua bocca, ma mediterai su di esso giorno e notte, affinché tu osservi e metta in pratica tutto ciò che vi è scritto; allora renderai prospera la tua via e avrai successo». «La legge del Signore è perfetta, converte l'anima; la testimonianza del Signore è sicura, rende saggio il semplice». «L'ingresso delle tue parole dà luce, dà comprensione al semplice». «La tua parola è una lampada ai miei piedi e una luce sul mio sentiero». 5T 328.3
Leggi Romani 3:31. Cosa dice questo testo sul rapporto tra legge e fede?
«Poiché non sono i semplici ascoltatori della legge [la legge dei dieci comandamenti] che sono giusti davanti a Dio, ma coloro che mettono in pratica la legge saranno giustificati». Romani 2:13.
Paolo prosegue spiegando che nessuno è realmente giustificato dall'osservanza della legge (il decalogo) in sé, ma che essa mette in evidenza la trasgressione del peccatore, pronuncia la sua condanna e lo invia a Cristo, suo Salvatore, che solo, attraverso i meriti del suo sangue espiatorio versato per tutti i peccatori, può perdonarlo, giustificarlo e santificarlo. Così scrive l'apostolo:
«Perciò nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge, poiché mediante la legge viene la conoscenza del peccato [non il perdono]. Ma ora è manifestata la giustizia di Dio senza la legge, testimoniata dalla legge e dai profeti, cioè la giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo per tutti quelli che credono; poiché non c'è differenza, poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, essendo giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù... Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo, anzi, confermiamo la legge. Romani 3:20-24, 31.
«Questo libro della legge non si allontanerà dalla tua bocca, ma mediterai su di esso giorno e notte, affinché tu osservi e metta in pratica tutto ciò che vi è scritto; allora renderai prospera la tua via e avrai successo. Giosuè 1:8. CC 116.1
«Se gli uomini cammineranno nel sentiero che Dio ha tracciato per loro, avranno un consigliere la cui saggezza è di gran lunga superiore a qualsiasi saggezza umana. Giosuè era un generale saggio perché Dio era la sua guida. La prima spada che Giosuè usò fu la spada dello Spirito, la Parola di Dio... CC 116.2
«Fu proprio perché le influenze più forti avrebbero dovuto opporsi ai suoi principi di giustizia che il Signore, nella sua misericordia, gli ordinò di non deviare né a destra né a sinistra. Egli doveva seguire una linea di condotta improntata alla più rigorosa integrità... Se Giosuè non avesse avuto alcun pericolo da affrontare, Dio non gli avrebbe ripetuto più volte di essere coraggioso. Ma nonostante tutte le sue preoccupazioni, Giosuè aveva il suo Dio a guidarlo. CC 116.3
«Non c'è inganno più grande per l'uomo che supporre di poter trovare, in qualsiasi difficoltà, una guida migliore di Dio, un consigliere più saggio in qualsiasi emergenza, una difesa più forte in qualsiasi circostanza... CC 116.4
«Il Signore ha una grande opera da compiere nel nostro mondo. A ogni uomo ha dato il Suo lavoro da svolgere. Ma l'uomo non deve fare dell'uomo la sua guida, per non essere sviato; questo è sempre pericoloso. Sebbene la religione biblica incarni i principi dell'attività nel servizio, allo stesso tempo è necessario chiedere quotidianamente la saggezza alla Fonte di tutta la saggezza. Qual è stata la vittoria di Giosuè? Tu mediterai sulla Parola di Dio giorno e notte. La parola del Signore giunse a Giosuè proprio prima che attraversasse il Giordano... Questo era il segreto della vittoria di Giosuè. Egli fece di Dio la sua Guida.26 CC 116.5
«Coloro che ricoprono la carica di consiglieri dovrebbero essere uomini altruisti, uomini di fede, uomini di preghiera, uomini che non osano affidarsi alla propria saggezza umana, ma cercano sinceramente la luce e l'intelligenza per capire qual è il modo migliore di condurre i loro affari. Giosuè, il comandante d'Israele, studiò diligentemente i libri in cui Mosè aveva fedelmente riportato le istruzioni date da Dio — le Sue richieste, i Suoi rimproveri e le Sue restrizioni — per non agire in modo avventato».27 CC 116.6