Preso e provato

Lezione 11, 3° trimestre 7-13 settembre 2024

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Sabato pomeriggio, 7 settembre

Testo della memoria

“E diceva: "Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu".  Marco 14:36 


Era il momento di transizione fra i due patti, ognuno dei quali aveva la sua grande festa. Gesù, l'immacolato Agnello di Dio, stava per presentare se stesso come offerta per il peccato. Questa offerta avrebbe concluso quel complesso sistema di tipi e cerimonie che per quattromila anni avevano preannunciato la sua morte. Mentre mangiava la Pasqua insieme con i discepoli, Gesù stabilì al suo posto quel servizio che doveva ricordare il suo grande sacrificio. La festa nazionale degli ebrei doveva finire per sempre e Gesù la sostituì con un rito che sarebbe stato celebrato dai suoi discepoli in tutti i paesi e per tutte le età. GDN 500.2

Attraverso gli insegnamenti del sacrificio espiatorio, la figura di Cristo doveva essere presentata a tutti i popoli in modo che chiunque l’avesse considerata, avrebbe ottenuto la vita eterna. Cristo rappresentava il fondamento della religione ebraica. I personaggi tipici e i simboli che la caratterizzavano costituivano una sintetica profezia del Vangelo, un compendio di promesse riguardanti la redenzione dell’uomo. UVI 9.3

Domenica 8 Settembre

Indimenticabile


Leggi Marco 14:1-11. Quali sono le due storie che si intrecciano qui e in che modo giocano l'una con l'altra?

“Ora, quando Gesù si trovava a Betania, in casa di Simone il lebbroso, venne da lui una donna che aveva una scatola di alabastro con un unguento molto prezioso e glielo versò sul capo, mentre sedeva a tavola. Matteo 26:6, 7. CTr 252.1

Questo episodio è pieno di istruzioni. Gesù, il Redentore del mondo, si sta avvicinando al momento in cui darà la Sua vita per un mondo peccatore. Eppure, anche i Suoi discepoli si rendevano poco conto di ciò che stavano per perdere. Maria non poteva ragionare su questo argomento. Il suo cuore era pieno di amore puro e santo. Il sentimento del suo cuore era: “Che cosa renderò al Signore per tutti i Suoi benefici verso di me?”. Questo unguento, costoso come fu valutato dai discepoli, non era che una povera espressione del suo amore per il suo Maestro. Ma Cristo poté apprezzare il dono come espressione del suo amore, e il cuore di Maria fu riempito di pace e felicità perfette. CTr 252.2

“Cristo si compiace del desiderio sincero di Maria di fare la volontà del suo Signore. Accoglie la ricchezza di un affetto puro che i Suoi discepoli non hanno capito, non hanno potuto capire.... L'unguento di Maria era un dono d'amore, e questo gli dava valore agli occhi di Cristo.... Gesù vide Maria ritirarsi imbarazzata, aspettandosi di sentire un rimprovero da Colui che amava e adorava. Ma invece sente parole di elogio. “Perché ti preoccupi della donna?” Egli disse, “perché ha compiuto un'opera buona su di me. Perché voi avete i poveri sempre con voi; ma io non li ho sempre. Poiché ha versato questo unguento sul mio corpo, lo ha fatto per la mia sepoltura. In verità vi dico: dovunque sarà predicato questo Vangelo in tutto il mondo, sarà detto anche questo, che questa donna ha fatto, come memoriale di lei”. Nessun'altra unzione avrebbe ricevuto Gesù, perché il sabato era vicino e loro osservavano il sabato secondo il comandamento.... Il desiderio che Maria aveva di compiere questo servizio per il suo Signore aveva più valore per Cristo di tutto il nardo e l'unguento prezioso del mondo, perché esprimeva il suo apprezzamento per il Redentore del mondo. Era l'amore di Cristo che la costringeva.... CTr 252.3

“Maria, grazie al potere dello Spirito Santo, vide in Gesù colui che era venuto a cercare e a salvare le anime che erano pronte a morire. Ognuno dei discepoli avrebbe dovuto essere ispirato da una devozione simile.-Manoscritto 28, 1897”. CTr 252.4

“Quando Giuda tradì il suo Maestro, non si aspettava che Cristo si sarebbe lasciato prendere. Quante volte aveva visto gli scribi e i farisei, mentre Gesù insegnava loro la verità in parabole, lasciarsi trasportare dalle figure impressionanti presentate. Quando erano state poste delle domande per la loro decisione, avevano pronunciato un giudizio contro se stessi, condannando il corso che essi stessi stavano seguendo. Quante volte, quando Cristo aveva applicato la Parola ai loro cuori e aveva mostrato che erano loro quelli che Egli stava illustrando davanti al popolo, la semplice verità, rimandata a casa, li aveva fatti infuriare e, nella loro mortificazione e follia, avevano preso delle pietre da scagliare contro il Redentore del mondo! Più e più volte sarebbe stato ucciso, se non fosse stato per gli angeli celesti che Lo assistettero e custodirono la Sua vita fino al momento in cui sarebbe stato deciso il caso dei Giudei come nazione. Questa vita umana doveva essere custodita dalla potenza di Dio fino alla fine del Suo giorno di lavoro. 12LtMs, Ms 28, 1897, par. 5

“Ma Giuda non ha ragionato secondo il proposito di Dio. Se Cristo era riuscito a sfuggire a tante insidie tese per distruggerLo, pensava, certamente non si sarebbe lasciato prendere dai Farisei e dai Sadducei. Lui, Giuda, avrebbe fatto la sua parte nel vendere il suo Signore e avrebbe ottenuto la sua ricompensa, mentre il popolo sarebbe stato truffato del suo denaro. Anche fino alla fine della sua compagnia con i discepoli, Giuda non fu sospettatodel proposito malvagio che aveva nel cuore. 

Lunedì, 9 Settembre

L'Ultima Cena


Leggi Marco 14:22-31. Quale grande significato per la fede cristiana si trova in questo racconto?

Mentre mangiavano, Gesù prese del pane e, dopo aver detto la benedizione, lo ruppe e lo diede ai suoi discepoli dicendo: Prendete, mangiate, questo è il mio corpo. Poi, preso un calice e rese grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per il perdono dei peccati. Vi dico che da ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. Matteo 26:26-29. GDN 501.3

Giuda, il traditore, era presente a quel servizio sacro. Anch'egli ricevette da Gesù i simboli del suo corpo spezzato e del suo sangue versato, e udì le sue parole: “Fate questo in memoria di me”. Accanto all'Agnello di Dio, il traditore meditava i suoi foschi propositi e accarezzava pensieri di vendetta. GDN 501.4

Al momento dell'abluzione dei piedi, Gesù aveva dimostrato di aver compreso il carattere di Giuda. “Non tutti siete netti”. Giovanni 13:11. Quelle parole convinsero quel falso discepolo che Gesù conosceva i suoi pensieri. Gesù poi parlò più chiaramente. Mentre erano a tavola, guardando i discepoli, disse: “Non parlo di voi tutti; io conosco quelli che ho scelti; ma, perché sia adempiuta la Scrittura: Colui che mangia il mio pane, ha levato contro di me il suo calcagno”. Versetto 18.GDN 501.5

Sebbene Gesù conoscesse l'animo di Giuda, gli lavò i piedi. Il traditore ebbe il privilegio di partecipare alla cerimonia istituita da Gesù. Con infinita pazienza, il Salvatore tentò con ogni mezzo di aiutare il peccatore a pentirsi e purificarsi del suo peccato. Questo è un esempio per noi. Non dobbiamo separarci da chi si trova nell'errore o nel peccato. Se lo facessimo, potremmo abbandonarlo alla tentazione e spingerlo sul terreno di Satana. Gesù non ha agito così. Proprio perché i suoi discepoli sbagliavano ed erano colpevoli, egli lavò loro i piedi; e tutti, fuorché uno, furono indotti al pentimento. GDN 503.4

Prendendo il pane e il vino, simboli del corpo del Cristo e del suo sangue sparso per noi, ci ritroviamo idealmente nella camera alta alla celebrazione della Cena. Ci sembra di passare attraverso il giardino che è stato consacrato dall’agonia di colui che ha portato su di sé i peccati di tutto il mondo. Diventiamo testimoni della dura lotta combattuta per la nostra riconciliazione con Dio. Il Cristo, così, è come se venisse nuovamente crocifisso fra noi. SU 507.4

“Dopo l’inno, uscirono. Passarono attraverso le strade affollate e si diressero verso il monte degli Ulivi. Procedevano lentamente, ognuno assorto nei propri pensieri. Appena iniziarono la salita, Gesù disse con tristezza: “Questa notte voi tutti avrete in me un’occasione di caduta; perché è scritto: Io percoterò il pastore, e le pecore della greggia saranno disperse”. Matteo 26:31. I discepoli rimasero stupiti e addolorati. Si ricordavano che nella sinagoga di Capernaum, quando Gesù aveva parlato di sé come del pane della vita, molti si erano scandalizzati e se ne erano andati; ma i dodici erano rimasti fedeli. Pietro allora, parlando anche a nome dei suoi fratelli, aveva dichiarato la sua fedeltà al Cristo. Il Salvatore aveva replicato: “Non ho io scelto voi dodici? Eppure, un di voi è un diavolo!” Giovanni 6:70. In occasione dell’ultima cena Gesù aveva detto che uno dei dodici lo avrebbe tradito e Pietro lo avrebbe rinnegato, ma ora le sue parole si riferivano a tutti. SU 517.1

Pietro protestò con veemenza: “Quand’anche tutti fossero scandalizzati, io però non lo sarò”. Marco 14:29. Poco prima aveva detto: “Metterò la mia vita per te!” Giovanni 13:37. Gesù lo aveva avvisato che in quella notte stessa avrebbe rinnegato il suo Salvatore. In questo momento il Maestro ripete ancora: “In verità io ti dico che tu, oggi, in questa stessa notte, avanti che il gallo abbia cantato due volte, mi rinnegherai tre volte. Ma egli vie più fermamente diceva: Quantunque mi convenisse morir teco non però ti rinnegherò. E lo stesso dicevano pure tutti gli altri”. Marco 14:30, 31. Essi avevano tanta fiducia in se stessi che respinsero la ripetuta affermazione di colui che conosceva tutto. Non erano pronti per affrontare la prova, e solo al momento della tentazione si sarebbero resi conto della loro debolezza. SU 517.2

Quando Pietro disse che avrebbe seguito il suo Signore sino alla prigionia e alla morte, sapeva quello che diceva, ma non conosceva se stesso. Nel suo cuore vi erano ancora delle debolezze che solo in seguito si sarebbero manifestate. Pietro, non accorgendosi di quel pericolo, correva il rischio della condanna eterna. Vi erano in lui un egoismo e un’eccessiva fiducia in sé che avrebbero potuto travolgere perfino il suo amore per il Salvatore. Aveva manifestato molte debolezze, peccati non ancora vinti, un’insufficienza spirituale, un carattere non santificato e leggerezza nell’esporsi alla tentazione. Gesù lo esortava solennemente a esaminare il proprio animo. Pietro aveva bisogno di confidare meno in se stesso e più in Gesù. Se avesse accolto con umiltà quell’avvertimento, avrebbe chiesto al Pastore del gregge la sua protezione. Quando nel mar di Galilea era sul punto di affondare, gridò: “Signore, salvami!” Matteo 14:30. Gesù gli porse la mano. Se anche in questo momento si fosse affidato a Gesù, sarebbe stato soccorso. Ma Pietro pensò che il Maestro non avesse fiducia in lui, e questo gli dispiacque. Si sentì offeso e insistette ulteriormente nella sua presunzione. SU 517.3

Martedì 10 Settembre

Getsemani


Leggi Marco 14:32-42. Che cosa pregò Gesù nel Getsemani e come fu esaudita la preghiera?

“Gesù tornò ancora nel suo luogo di preghiera e cadde prostrato, angosciato per l'orrore delle profonde tenebre. In quell'ora di prova, l'umanità del Figlio di Dio tremava. Non pregava per la fede dei suoi discepoli ma per sé, per il suo spirito tentato e agonizzante. Era venuto il momento terribile in cui si sarebbe deciso il destino del mondo. La sorte dell'umanità era in bilico, come su una bilancia. Gesù avrebbe potuto rifiutarsi di bere la coppa preparata per l'uomo colpevole. Poteva ancora farlo. Poteva tergersi le gocce di sangue dalla fronte e lasciare che gli uomini morissero per la loro malvagità. Poteva abbandonare i trasgressori ai loro peccati e tornarsene al Padre. Il Figlio di Dio avrebbe accettato l'amaro calice dell'umiliazione e dell'agonia? Quell'essere innocente avrebbe accondisceso a sopportare le conseguenze della maledizione del peccato per salvare i colpevoli? Dalle pallide labbra di Gesù uscirono queste parole: “Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza ch'io lo beva, sia fatta la tua volontà”. GDN 528.2

Tre volte ripeté questa preghiera. Per tre volte l'umanità di Gesù esitò davanti all'ultimo e supremo sacrificio. Ma ecco delinearsi allo Spirito del Redentore del mondo la storia della razza umana: Egli vede i trasgressori della legge abbandonati a se stessi, destinati a perire; vede l'uomo in uno stato disperato; scorge la potenza del peccato e gli appaiono il dolore e i lamenti di un mondo condannato. La sua decisione è presa: salverà l'uomo a qualunque costo. Accetta il battesimo di sangue, perché con la sua morte milioni di esseri umani possano avere la vita eterna. Per salvare l'unica pecora perduta, il solo mondo caduto nel peccato, egli ha lasciato il cielo dove tutto è purezza, felicità e gloria; non rinuncerà alla sua missione e diventerà una vittima propiziatoria per una razza votata al peccato. La sua preghiera ora esprime solo sottomissione: “Se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza ch'io lo beva, sia fatta la tua volontà”. GDN 528.3

Dopo questa decisione, cadde al suolo agonizzante. Non c'erano i discepoli per sollevare il capo del loro Maestro, per bagnarne la fronte angustiata dai più grandi tormenti mai sopportati da nessun uomo. Il Salvatore calcò l'uva nello strettoio da solo, senza che nessuno dei suoi fosse con lui. GDN 529.1

Ma Dio soffrì con il Figlio. Gli angeli contemplarono l'agonia del Salvatore; lo videro circondato da legioni di demoni, in preda a un angoscioso e incomprensibile timore. C'era silenzio in cielo; nessun'ar-pa vibrava. Se gli uomini avessero potuto scorgere lo sbigottimento degli angeli mentre silenziosi osservavano il Padre che ritirava dal Figlio la sua luce, il suo amore e la sua gloria, avrebbero compreso meglio la gravità del peccato. GDN 529.2

I mondi che non hanno conosciuto il peccato e gli angeli osservavano con grande interesse la conclusione del conflitto. Anche Satana e i suoi seguaci guardavano attentamente la grande lotta per la redenzione. Le potenze del bene e del male attendevano ansiosamente la risposta di Dio alla preghiera che Gesù aveva ripetuto tre volte. Gli angeli avrebbero voluto aiutare quell'essere divino che soffriva, ma non potevano. Nessuna via d'uscita si apriva per il Figlio di Dio. In quella tremenda crisi, quando ogni cosa era in gioco e il calice misterioso tremava nelle mani di Cristo sofferente, i cieli si aprirono, una luce squarciò quelle tenebre oscure e l'angelo possente che occupa, alla presenza di Dio, il posto di Satana prima della sua caduta, scese al fianco di Cristo. L'angelo non venne per togliere il calice della sua mano, ma per aiutarlo a berlo e per infondergli la certezza dell'amore del Padre. L'angelo venne a dare forza all'essere divino e umano che pregava. Indicò a Gesù i cieli aperti; gli parlò degli uomini salvati grazie alle sue sofferenze; gli ricordò che il Padre è più grande e più potente di Satana e che egli sarebbe stato pienamente sconfitto con la sua morte, che il regno di questo mondo sarebbe stato assegnato ai santi dell'Altissimo. Inoltre gli disse che avrebbe visto il frutto del tormento del suo spirito e ne sarebbe stato placato: la grande folla salvata per tutta l'eternità. GDN 529.3

Cristo, nonostante l'agonia continuasse, ritrovò il coraggio. La tempesta che si era scatenata dentro di lui non si era affievolita, ma ora si sentiva più forte per affrontarne la furia. Ritrovò la calma e la fiducia, mentre la pace del cielo riposava sul suo volto insanguinato. Aveva sperimentato ciò che nessun essere umano avrebbe potuto sopportare; aveva assaporato per ogni uomo le sofferenze della morte. GDN 529.4

Mercoledì 11 Settembre

Lasciare tutti per fuggire da Gesù


Leggi Marco 14:43-52. Che cosa accade qui di così cruciale per il piano di salvezza?

Li guardò rattristato e disse loro: “Dormite pure oramai, e riposatevi! Ecco, l'ora è vicina, e il Figlio dell'uomo è dato nelle mani dei GDN 530.2

peccatori”. Matteo 26:45. GDN 530.3

Mentre diceva queste parole, udì lo scalpiccìo della plebaglia che lo cercava, e aggiunse: “Alzaatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce è vicino”. Versetto 46. GDN 530.4

Dal volto di Gesù erano spariti i segni dell'agonia, ed egli si mosse per andare incontro a colui che lo tradiva. Si allontanò dai discepoli e chiese: “Chi cercate? Gli risposero: Gesù il Nazareno! Gesù disse loro: Io sono”. Giovanni 18:4, 5. Appena ebbe pronunciato queste parole, l'angelo che lo aveva soccorso si mise fra lui e la folla. Una luce divina illuminò il volto del Salvatore e una forma di colomba si delineò su lui. La folla sanguinaria non poté resistere neppure per un momento davanti a quella gloria divina. Tutti si ritrassero indietro; Pietro, sacerdoti, anziani, soldati, e perfino Giuda, caddero come morti al suolo. GDN 530.5

L'angelo si ritirò e la luce sparì. Gesù avrebbe potuto allontanarsi, ma restò calmo e padrone di sé. Come un essere glorificato, si ergeva fra quella turba indurita che giaceva impotente ai suoi piedi. I discepoli guardavano attoniti e impauriti. GDN 530.6

Rapidamente la scena mutò. La folla si alzò; i soldati romani, i sacerdoti e Giuda si raccolsero intorno a Gesù. Si vergognavano della loro debolezza e temevano che egli fuggisse. Di nuovo il Salvatore chiese loro: “Chi cercate?” Essi avevano avuto la prova che colui che stava davanti a loro era il Figlio di Dio, ma non volevano convincersene. Alla sua domanda risposero di nuovo: “Gesù il Nazareno!” GDN 530.7

Gesù disse: “Vi ho detto che sono io; se dunque cercate me, lasciate andare questi”. Giovanni 18:8. Gesù si riferiva ai discepoli, perché sapeva che la loro fede era debole e voleva preservarli dalla tentazione e dalla prova. Era pronto a sacrificarsi per loro. GDN 531.1

Giuda non si dimenticò del compito che doveva svolgere. Guidava la folla, e accanto a lui c'era il sommo sacerdote. A coloro che volevano arrestarlo aveva dato questo segnale: “Quello che bacerò, è lui; prendetelo”. Matteo 26:48. Fingendo di non aver niente a che fare con loro, si avvicinò; gli prese amichevolmente la mano e gli dette un lungo bacio dicendogli: “Ti saluto, Maestro!” Versetto 49. Simulava il pianto, come se simpatizzasse con il suo Maestro in pericolo.GDN 531.2

Gesù gli chiese: “Amico, che cosa sei venuto a fare?” Versetto 50. La sua voce tremava di dolore quando aggiunse: “Giuda, tradisci il Figlio dell'uomo con un bacio?” Luca 22:48. Le parole di Gesù avrebbero dovuto risvegliare la coscienza di quel traditore e commuovere il suo cuore indurito, ma Giuda ormai non conosceva più né onore né fedeltà né tenerezza. Era là, fiero e sicuro di sé, per nulla disposto a cedere. Si era abbandonato completamente a Satana e non poteva più resistergli. Gesù non respinse il bacio del traditore. GDN 531.3

La folla si fece baldanzosa quando vide che Giuda toccava colui che poco prima era stato glorificato davanti ai loro occhi. Si impadronirono di Gesù e legarono quelle mani preziose che erano state sempre impegnate a fare del bene. GDN 531.4

I discepoli pensavano che il Salvatore non si sarebbe lasciato catturare, e che la stessa potenza che aveva fatto cadere a terra la folla come morta, l'avrebbe resa inoffensiva perché Gesù e i suoi potessero fuggire; perciò rimasero delusi e indignati quando videro che venivano legate le mani di colui che essi amavano. Pietro nella sua ira estrasse la spada e cercò di difendere il Maestro, ma riuscì solo a tagliare un orecchio del servitore del sommo sacerdote. Gesù intervenne, lo liberò dai soldati romani e disse: “Lasciate, basta!” Versetto 51. Toccò l'orecchio ferito che guarì immediatamente. Poi disse a Pietro: “Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada. Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in questo istante più di dodici legioni d'angeli?” Matteo 26:52, 53. Una legione al posto di ogni discepolo. I discepoli si chiedevano come mai egli non volesse salvare se stesso e loro. Rispondendo alla loro domanda inespressa, Gesù aggiunse: “Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che così avvenga?” Versetto 54. “Non berrò forse il calice che il Padre mi ha GDN 531.5

dato?” Giovanni 18:11. GDN 532.1

I discepoli erano terrorizzati perché Gesù si era lasciato prendere e legare. Li offendeva il pensiero che una simile umiliazione fosse inflitta al Maestro e a loro stessi. Non riuscivano a capire il suo modo di fare e non approvavano la sua sottomissione alla folla che lo maltrattava. Indignati e terrorizzati, accettarono l'idea di Pietro di fuggire. “Allora tutti i discepoli, l'abbandonarono, e fuggirono”. Matteo 26:56. Gesù aveva predetto quel tradimento. “L'ora viene, anzi è venuta, che sarete dispersi, ciascuno per conto suo, e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me”. Giovanni 16:32. GDN 532.4

Giovedì 12 Settembre

Chi sei tu?


Leggi Marco 14:60-72. Confronti il modo in cui Gesù rispose agli eventi in contrasto con quello che fece Pietro. Quali lezioni possiamo imparare dalla differenza?

“Infine Caiafa, alzando la mano destra verso il cielo, si rivolse a Gesù con questa formula solenne di giuramento: “Ti scongiuro per l’Iddio vivente a dirci se tu se’ il Cristo, il Figliuol di Dio”. Matteo 26:63. SU 539.3

Gesù non poteva tacere a una simile domanda. Se c’è un tempo per tacere, c’è anche un tempo per parlare. Gesù non aveva risposto finché non era stato citato in giudizio direttamente. Sapeva che rispondere ora significava la morte sicura. Ma siccome questa domanda era posta dalla più alta autorità della nazione e veniva rivolta in nome dell’Altissimo, Gesù non volle mancare di rispetto alla legge. Inoltre, era in questione la sua relazione con il Padre, ed era invitato a manifestare chiaramente il suo carattere e la sua missione. SU 539.4

Gesù dichiarò: “Da ora innanzi vedrete il Figliuol dell’uomo sedere alla destra della Potenza, e venire su le nuvole del cielo”. Le parole di Gesù tracciavano una scena completamente rovesciata. In quel giorno il Signore della vita e della gloria sarà seduto alla destra di Dio, come Giudice di tutta la terra. Le sue sentenze saranno definitive. Tutti i segreti saranno portati alla luce da Dio, e ognuno verrà giudicato secondo le proprie opere. SU 540.1

Ma questa scena sparì ben presto dalla sua mente. Come sadduceo, le parole di Gesù lo avevano punto nel vivo. Caiafa, respingendo la dottrina della risurrezione, del giudizio e della vita futura, fu preso da furore diabolico. Quest’uomo che stava davanti a lui come prigioniero, osava attaccare le sue teorie più care? Si strappò le vesti per fare impressione sul popolo e chiese che il prigioniero fosse subito condannato come bestemmiatore: “Che bisogno abbiamo più di testimoni? Ecco, ora avete udito la sua bestemmia. Che ve ne pare?” Matteo 26:65. Tutti furono d’accordo con lui. SU 540.3

Quando Caiafa si lacerò l’abito, senza volerlo annunciò quale sarebbe stata ormai la posizione della nazione ebraica davanti a Dio. Quel popolo, fino a quel momento eletto da Dio, si separava da lui e cessava di appartenergli. Quando Gesù sulla croce gridò: “È compiuto!” (Giovanni 19:30) e la cortina del tempio si strappò in due, il Signore annunciò che il popolo ebraico aveva respinto definitivamente colui che era stato prefigurato da tutti i loro tipi, colui che era la realtà di tutti i loro simboli. Israele si era ormai diviso per sempre da Dio. Caiafa poteva ben strapparsi la sua veste ufficiale, che lo indicava come il rappresentante del grande Sommo Sacerdote; quella veste ormai non aveva più alcun significato né per lui né per il suo popolo. Ormai il sommo sacerdote poteva davvero strapparsi la veste per manifestare il suo sgomento per se stesso e per tutto il popolo. SU 541.3

Pietro, benché manifestasse un atteggiamento indifferente, era profondamente afflitto per le ingiurie e i maltrattamenti a cui Gesù era sottoposto. Inoltre era sorpreso e irritato perché Gesù accettava la sua umiliazione e quella dei discepoli. Per nascondere meglio i suoi sentimenti, si era unito ai persecutori di Gesù. Ma il suo comportamento non era naturale perché non corrispondeva a quello che sentiva e, pur cercando di parlare con indifferenza, rivelava indignazione per gli insulti rivolti al Maestro. SU 543.2

Mentre quei vergognosi giuramenti erano ancora sulle labbra di Pietro e il canto del gallo riecheggiava nelle sue orecchie, il Salvatore distolse lo sguardo dai suoi accusatori e guardò a lungo il povero discepolo. Gli occhi di Pietro si incontrarono con quelli del Maestro. Il discepolo vi lesse non la condanna, ma solo una pietà e un dolore profondi. SU 543.5

Quel viso pallido e sofferente, quelle labbra tremanti, quello sguardo di compassione e perdono, trafissero il cuore di Pietro. La sua coscienza si risvegliò, ed egli si ricordò che poche ore prima aveva promesso al Maestro di seguirlo in prigione e alla morte, e che si era offeso quando il Salvatore, nella camera alta, gli aveva detto che lo avrebbe rinnegato tre volte. Pietro aveva appena affermato di non conoscere Gesù, ma ora si rendeva conto che il Salvatore conosceva lui e leggeva con chiarezza nel suo cuore, in quel cuore del quale lo stesso Pietro non vedeva ancora tutta la falsità. SU 544.1



Venerdì 13 Settembre

Approfondimento

“Quando i giudici pronunciarono la condanna di Gesù, un furore satanico si impadronì della folla. Le loro grida erano simili a quelle di animali selvaggi. La plebaglia si precipitò verso Gesù gridando: “È colpevole, sia messo a morte!” Senza l’intervento dei soldati romani, Gesù non sarebbe vissuto abbastanza per esser inchiodato sulla croce, ma sarebbe stato fatto a pezzi in presenza dei suoi giudici. Le autorità romane si opposero con la forza alla violenza della plebaglia. SU 545.6

Quei pagani erano indignati per la violenza usata contro qualcuno la cui colpevolezza non era stata ancora provata. Gli ufficiali romani affermarono che gli ebrei, condannando Gesù, infrangevano l’autorità romana, e che condannare qualcuno a morte sulla base della sua sola testimonianza era perfino contrario alla legge ebraica. Quell’intervento rallentò per un momento la procedura; ma i capi del popolo erano ormai insensibili sia alla pietà sia alla vergogna. SU 546.1

I sacerdoti e i capi, dimenticando la dignità del proprio ruolo, rivolsero contro il Figlio di Dio gli epiteti più offensivi. Si beffavano della sua parentela e dicevano che la sua presunzione di essere il Messia meritava la morte più vergognosa. Gli uomini più corrotti inflissero al Salvatore maltrattamenti obbrobriosi: gettarono sul suo capo un vecchio abito e lo colpirono al viso dicendo: “O Cristo profeta, indovinaci: Chi t’ha percosso?” Matteo 26:28. Quando gli fu tolto l’abito, un miserabile gli sputò in viso. SU 546.2

Gli angeli di Dio registravano fedelmente ogni sguardo, ogni parola e ogni atto ingiurioso di cui il loro condottiero era vittima. Un giorno quei vili schernitori che hanno sputato sul volto sereno e pallido del Cristo lo vedranno nella sua gloria, più splendida di quella del sole. SU 546.3