“Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti". Marco 10:45
Nuovamente si stava riaccendendo la questione su chi fosse il maggiore. Ma Gesù chiamò i discepoli indignati, e disse loro: “Voi sapete che quelli che son reputati principi delle nazioni le signoreggiano; e che i loro grandi usano potestà sopra di esse. Ma non è così tra voi”. Marco 10:42, 43. SU 413.3
Nei regni terreni la posizione significava maggiore o minore prestigio. I popoli esistevano per i vantaggi dei capi. L’autorità, la ricchezza e l’educazione erano mezzi per conquistare il dominio delle masse secondo le intenzioni dei capi. Le classi elevate pensavano, decidevano, godevano e comandavano, mentre quelle umili dovevano ubbidire e servire. La religione, come tutte le altre cose, era una questione di autorità. Il popolo doveva credere e comportarsi secondo le direttive dei superiori. Si ignorava completamente il diritto dell’uomo di pensare e agire secondo coscienza. SU 413.4
Gesù avrebbe stabilito un regno basato su princìpi opposti. Egli chiamava gli uomini non a rivestire dei ruoli con autorità, ma a servire. Il forte avrebbe dovuto sostenere il debole. La potenza, la posizione, le capacità, l’educazione spingevano al dovere di servire i propri simili. Persino ai più umili dei discepoli del Cristo viene detto: “Poiché tutte queste cose avvengono per voi”. 2 Corinzi 4:15. SU 414.1
“Poiché anche il Figliuol dell’uomo non è venuto per esser servito ma per servire, e per dar la vita sua come prezzo di riscatto per molti”. Marco 10:45. Il Cristo sopportò gli affanni e i pesi dei suoi discepoli, condivise la loro povertà, praticò l’abnegazione in loro favore. Li precedette per appianare le loro difficoltà: poi avrebbe concluso la sua opera sulla terra offrendo la propria vita. SU 414.2
Il principio che è stato alla base della vita del Cristo deve ispirare i membri della chiesa, che è il suo corpo. L’essenza del piano della salvezza è l’amore. Nel regno del Cristo sono grandi coloro che seguono il suo esempio e si comportano come pastori del suo gregge. SU 414.3
Le parole di Paolo indicano la dignità e l’onore della vita cristiana. “Poiché, pur essendo libero da tutti, mi son fatto servo a tutti... non cercando l’utile mio proprio, ma quello de’ molti, affinché siano salvati”. 1 Corinzi 9:19; 10:33. SU 414.4
Nelle questioni di coscienza ognuno deve essere lasciato libero. Nessuno deve dominare la mente di un altro, giudicare al posto di un altro o prescrivergli il suo dovere. Dio concede a ognuno la libertà di pensare e seguire le proprie convinzioni. “Così dunque ciascun di noi renderà conto di se stesso a Dio”. Romani 14:12. SU 414.5
Leggi Marco 10:1-12, nonché Genesi 1:27 e Genesi 2:24. Quale trappola si nascondeva sotto la domanda dei farisei sul divorzio e quale lezione ha insegnato Gesù nella sua risposta?
“Nella mente dei giovani, il matrimonio è rivestito di romanticismo ed è difficile liberarlo da questa caratteristica, con la quale l'immaginazione lo ricopre, e imprimere nella mente il senso delle pesanti responsabilità che comporta il voto matrimoniale. Questo voto lega i destini dei due individui con legami che nient'altro che la mano della morte può recidere”. 4T 506.3
“Ogni impegno matrimoniale deve essere considerato con attenzione, perché il matrimonio è un passo che si fa per tutta la vita. Sia l'uomo che la donna devono valutare attentamente se possono legarsi l'uno all'altra attraverso le vicissitudini della vita, fino a quando vivranno entrambi”. 11LtMs, Lt 17, 1896, par. 8
“Tra gli Ebrei era permesso all'uomo di allontanare la moglie per le offese più banali, e la donna era poi libera di risposarsi. Questa pratica portava a una grande miseria e al peccato. Nel Sermone sul Monte, Gesù dichiarò chiaramente che non poteva esserci scioglimento del vincolo matrimoniale, se non per infedeltà alla promessa di matrimonio. “Chiunque”, disse, ‘allontana la propria moglie, se non per causa di fornicazione, la fa diventare adultera; e chiunque la sposerà quando è stata allontanata, commette adulterio’. R.V. MB 63.1
“Quando in seguito i Farisei Lo interrogarono sulla liceità del divorzio, Gesù riportò i Suoi uditori all'istituzione matrimoniale ordinata al momento della creazione. “A causa della durezza del vostro cuore”, disse, ‘Mosè vi ha permesso di separare le vostre mogli; ma da principio non era così’. Matteo 19:8. Ha fatto riferimento ai giorni benedetti dell'Eden, quando Dio dichiarò tutte le cose “molto buone”. Allora il matrimonio e il sabato ebbero la loro origine, istituzioni gemelle per la gloria di Dio a beneficio dell'umanità. Poi, quando il Creatore unì le mani della coppia santa nel matrimonio, dicendo: “L'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una cosa sola” (Genesi 2:24), enunciò la legge del matrimonio per tutti i figli di Adamo fino alla fine dei tempi. Ciò che il Padre Eterno stesso aveva dichiarato buono era la legge di massima benedizione e sviluppo per l'uomo. MB 63.2 'Gesù è venuto nel nostro mondo per correggere gli errori e ripristinare l'immagine morale di Dio nell'uomo. Sentimenti sbagliati riguardo al matrimonio avevano trovato posto nella mente degli insegnanti di Israele. Stavano rendendo ininfluente la sacra istituzione del matrimonio. L'uomo stava diventando così duro di cuore che, per la scusa più banale, si separava dalla moglie o, se sceglieva, la separava dai figli e la mandava via. Questo era considerato una grande disgrazia e spesso era accompagnato dalla sofferenza più acuta da parte di chi veniva scartato”. 14LtMs, Ms 16, 1899, par. 10
“Cristo non è venuto per distruggere la Legge, ma per adempiere ogni sua specifica. Venne per abbattere e distruggere le opere di oppressione che il nemico aveva innalzato ovunque. Era in perfetta armonia con il Suo carattere e la Sua opera far conoscere il fatto che il matrimonio è un'istituzione sacra e santa”. 14LtMs, Ms 16, 1899, par. 31
Leggi Marco 10:13-16. Che cosa fece Gesù per coloro che gli portarono dei bambini?
Gesù ha sempre amato i bambini e ne ha sempre gradito le manifestazioni di simpatia e l’affetto spontaneo. Le espressioni di riconoscenza che sgorgavano dalle loro labbra innocenti erano come una musica per le sue orecchie e lo consolavano delle amarezze provate a contatto con uomini ingannatori e ipocriti. Ovunque il Salvatore si recasse, riusciva a conquistare l’affetto e la fiducia dei bambini con la sua gentilezza e affabilità. SU 387.1
Gli ebrei avevano l’abitudine di portare i bambini da un rabbino affinché imponesse loro le mani e li benedicesse. I discepoli di Gesù pensarono però che non fosse opportuno interrompere per questa consuetudine l’importantissima opera di Gesù. Così, quando le madri si avvicinarono al Maestro con i loro figli, i discepoli non ne furono contenti. Pensarono che fossero ancora troppo piccoli per ottenere qualche beneficio da un incontro con Gesù e conclusero che il Maestro non li avrebbe graditi. Ma ciò che non apprezzò fu l’atteggiamento dei suoi discepoli. Il Salvatore capì il desiderio di quelle madri che cercavano di educare i loro figli secondo i princìpi della Parola di Dio e ascoltò le loro preghiere. Egli stesso le aveva invitate ad avvicinarsi a lui. SU 387.2
Dapprima una sola madre aveva lasciato la casa con il suo bambino per recarsi da Gesù. Lungo la strada parlò del suo progetto a una vicina che si unì a lei. Poi vennero diverse madri, con i loro figli, alcuni dei quali non erano più bambini ma già adolescenti. Gesù ascoltò con benevolenza le richieste timide e incerte di quelle madri, ma volle vedere come i discepoli le avrebbero trattate. Quando vide che le mandavano via pensando di fargli un favore, indicò loro l’errore che stavano commettendo: “Lasciate i piccoli fanciulli venire a me; non glielo vietate, perché di tali è il regno di Dio”. Marco 10:14. Prese i bambini fra le braccia, pose le mani sul loro capo e impartì la benedizione che erano venuti a chiedere. SU 387.3
Le madri tornarono a casa consolate, piene di coraggio e riconoscenza per le parole di Gesù, pronte ad assumersi le proprie responsabilità con nuove forze e lavorare per i loro figli con maggiore fiducia. Oggi le madri dovrebbero accogliere le parole di Gesù con la stessa fede. Gesù è sempre lo stesso Salvatore di allora ed è disposto anche oggi ad aiutare le madri, come quando accolse tra le sue braccia quei bambini della Giudea. I nostri sono stati riscattati con il suo sacrificio come quelli di allora. SU 387.4
Gesù conosce i tormenti del cuore di ogni madre. Anche sua madre fu costretta a lottare contro le privazioni e la povertà. Egli, quindi, può comprendere le preoccupazioni di ogni madre. Colui che affrontò un lungo viaggio per alleviare l’ansia di una donna cananea, farà altrettanto per le madri di oggi. Colui che restituì alla vedova di Nain il suo unico figlio e che nell’agonia della croce si ricordò della propria madre, ha compassione anche oggi del dolore delle madri. In ogni dolore e in ogni necessità Egli assicura conforto e aiuto. SU 388.1
Le madri si accostino con fiducia a Gesù e gli facciano conoscere le loro preoccupazioni. Riceveranno grazia e aiuto sufficienti per educare i loro bambini. La porta è aperta a ogni madre che vuole deporre il suo peso ai piedi del Salvatore. Colui che ha detto: “Lasciate i piccoli fanciulli venire a me; non glielo vietate”, invita ancora oggi le madri a condurgli i figli affinché siano benedetti. Anche il neonato può vivere all’ombra dell’Onnipotente per la fede della madre che si accosta a Dio in preghiera. Giovanni Battista fu guidato dallo Spirito Santo fin dalla nascita. Se viviamo in comunione con Dio, possiamo aspettarci che lo spirito di Dio agisca sui nostri figli in ogni momento. SU 388.2
Gesù scorse nei bambini che gli venivano presentati, uomini e donne che sarebbero diventati eredi della sua grazia e cittadini del suo regno; alcuni avrebbero addirittura affrontato il martirio per amore suo. Sapeva che quei bambini lo avrebbero ascoltato e accettato come loro Redentore più facilmente degli adulti, molti dei quali possedevano sapienza, ma avevano un cuore duro. Gesù adattò il suo insegnamento alla loro capacità di comprensione. Egli, il Re del cielo, non si rifiutò di rispondere alle loro domande e semplificare per la loro piccola mente le sue importanti lezioni. Gettò in loro il seme della verità, che negli anni seguenti avrebbe portato frutti di vita eterna. SU 388.3
Il bambino è sensibilissimo agli insegnamenti del Vangelo e il suo cuore, aperto all’influsso divino, ricorda a lungo le lezioni ricevute. I fanciulli possono essere cristiani con un’esperienza adeguata alla loro età. Bisogna che siano educati nelle verità spirituali e che i genitori forniscano loro l’occasione di formarsi un carattere simile a quello del Cristo. SU 388.4
Leggi Marco 10:17-31. Quali lezioni cruciali sulla fede e sul costo del discepolato per chiunque, ricco o povero, vengono rivelate qui?
Gesù mise alla prova quest’uomo. Lo invitò a scegliere tra i tesori celesti e gli onori terreni. Seguendo Gesù gli sarebbero stati assicurati i tesori celesti; bisognava però che trionfasse sul proprio egoismo e sottomettesse al Cristo la sua volontà. Gesù offrì a quel giovane la vera santità di Dio, la possibilità di diventare un figlio di Dio, coerede con il Cristo delle ricchezze del cielo. Ma doveva prima prendere la sua croce e seguire il Salvatore nel sentiero della rinuncia. SU 393.3
Le parole di Gesù ripetevano l’invito: “Scegliete oggi a chi volete servire”. Giosuè 24:15. Gesù desiderava ardentemente la sua conversione e gli offrì la possibilità di scegliere. Il Maestro gli aveva indicato il difetto del suo carattere e osservava con grande interesse la reazione a quell’invito. Se avesse deciso di seguire Gesù, avrebbe dovuto ubbidire completamente alla sua parola e abbandonare i suoi ambiziosi progetti. Con un profondo interesse il Salvatore guardava quel giovane, sperando in una sua risposta positiva all’invito dello Spirito di Dio. SU 393.4
Il Cristo chiese la sola rinuncia che avrebbe permesso al giovane di acquisire un carattere veramente cristiano. Le sue parole erano sagge, sebbene sembrassero severe ed esigenti. L’unica speranza per lui stava nell’accettarle e nel seguirle. Ma la sua alta posizione e le sue ricchezze esercitavano un influsso negativo sul suo carattere; accordando loro un’importanza esagerata, avrebbero preso nel suo cuore il posto di Dio. Rifiutare a Dio qualcosa significava indebolire la forza morale perché le attrattive di questo mondo, se accarezzate, per quanto incerte e indegne, crescono sino a impegnare tutta la nostra attenzione. SU 393.5
apprezzato la possibilità che gli era stata offerta, non avrebbe esitato a schierarsi fra i discepoli di Gesù. Era un membro rispettato del consiglio degli ebrei e Satana lo tentava con le allettanti prospettive di un brillante futuro. Egli desiderava i tesori del cielo, ma anche i vantaggi terreni che le ricchezze gli avrebbero assicurato. Si rattristò per quella condizione. Desiderava la vita eterna, ma non era disposto al sacrificio richiesto. Il costo della vita eterna gli sembrava troppo alto, e se ne andò via triste, “perché avea di gran beni”. Marco 10:22. SU 394.1
Non era vero che avesse sempre osservato la legge di Dio. Le ricchezze erano il suo idolo. Non poteva osservare i comandamenti di Dio se il mondo era al vertice delle sue aspirazioni: amava le benedizioni di Dio più di Dio stesso. Gesù gli aveva offerto la sua amicizia e lo aveva invitato a seguirlo. Ma il Salvatore non valeva ai suoi occhi tanto quanto la sua reputazione e le sue ricchezze. Rinunciare ai tangibili tesori terreni per gli invisibili tesori del cielo gli sembrava un rischio troppo grande. Rifiutò l’offerta della vita eterna e se ne andò: aveva scelto di continuare a servire il mondo. Migliaia di persone passano attraverso simili prove, indecise tra il Cristo e il mondo; molte, purtroppo, scelgono il mondo e, come quel giovane, si allontanano dal Salvatore rifiutandosi di accettarlo come loro Maestro. SU 394.2
Il modo in cui Gesù trattò quel giovane ci offre una lezione. Dio ha stabilito la regola di condotta che ognuno dei suoi figli deve seguire. È la lezione di un’ubbidienza alla legge, completa e non formale, un’ubbidienza che penetra nella vita e si manifesta nel carattere. Dio ha posto un ideale morale davanti a tutti coloro che vogliono diventare sudditi del suo regno. Solo coloro che diventano collaboratori del Cristo e consacrano al Signore i loro beni e la loro persona, saranno riconosciuti come figli e figlie di Dio. Pensate alla grande perdita di quanti desiderano il cielo e tuttavia se ne allontanano perché non vogliono adempiere le condizioni richieste per entrarvi! Pensate a cosa significhi dire di no al Cristo! Quel giovane rispose negativamente. Diciamo anche noi la stessa cosa? Il Salvatore offre di svolgere insieme a noi l’opera che Dio ci ha affidato e usare i mezzi che Dio ci ha dato per sviluppare la sua opera nel mondo. Soltanto in questo modo Egli può salvarci. SU 394.3
A quel giovane erano state accordate le ricchezze perché fosse un fedele amministratore, usandole in favore di quelli che ne avevano bisogno. Così Dio affida oggi agli uomini dei mezzi, dei talenti e delle opportunità, affinché diventino suoi strumenti per aiutare i poveri e i bisognosi. Colui che usa, secondo la volontà di Dio, i doni che gli sono stati affidati, diventa un collaboratore del Salvatore. Egli conquista degli uomini al Cristo perché ne rappresentino il carattere. SU 395.1
A coloro che, come quel giovane, si trovano in una posizione di prestigio e hanno molte ricchezze, può sembrare un sacrificio troppo grande rinunciare a tutto per seguire Gesù. Ma questo è richiesto a chi vuole diventare suo discepolo. Niente potrebbe sostituire l’ubbidienza. La rinuncia è la sostanza stessa dell’insegnamento del Cristo. Spesso questo insegnamento viene presentato con termini che sembrano autoritari; ma non vi è un altro modo per salvare gli uomini se non eliminare quei peccati che, se non vengono abbandonati, possono portare l’uomo alla rovina. SU 395.2
Quando i discepoli del Cristo restituiscono al Signore ciò che hanno ricevuto, mettono da parte dei tesori che saranno dati loro quando udranno le parole: “Va bene, buono e fedel servitore... entra nella gioia del tuo Signore”. Matteo 25:23. “Il quale per la gioia che gli era posta dinanzi sopportò la croce sprezzando il vituperio, e s’è posto a sedere alla destra del trono di Dio”. Ebrei 12:2. La ricompensa, per tutti coloro che seguono le orme di colui che li ha invitati a seguirlo, sarà la gioia di vedere delle anime redente, salvate per sempre. SU 395.3
Leggi Marco 10:33-45. In che modo questi versetti rivelano la continua ignoranza dei discepoli riguardo non solo alla missione di Gesù, ma anche a ciò che significa seguirlo?
Gesù riunì nuovamente intorno a sé i dodici e con maggior chiarezza parlò loro del tradimento e delle sofferenze che avrebbe provate. “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e saranno adempiute rispetto al Figliuol dell’uomo tutte le cose scritte dai profeti; poiché Egli sarà dato in man de’ Gentili, e sarà schernito ed oltraggiato e gli sputeranno addosso; e dopo averlo flagellato, l’uccideranno; ma il terzo giorno risusciterà. Ed essi non capirono nulla di queste cose; quel parlare era per loro oscuro, e non intendevano le cose dette loro”. Luca 18:31-34. SU 411.2
Non avevano proclamato ovunque che il regno di Dio era vicino? Gesù stesso non aveva promesso che molti si sarebbero seduti a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno di Dio? Non aveva promesso che coloro che rinunciavano a tutto per amor suo avrebbero ricevuto cento volte tanto in questa vita e nel regno futuro la vita eterna? Non aveva promesso di dare ai dodici una posizione di privilegio nel suo regno, ponendoli sui troni a giudicare le dodici tribù d’Israele? Anche poco prima aveva ripetuto che tutte le cose scritte su di lui dai profeti si sarebbero adempiute. E i profeti non avevano preannunciato la gloria del regno del Messia? Alla luce di questi pensieri, le sue parole sul tradimento, sulla persecuzione e sulla morte apparivano vaghe e tristi. Qualsiasi difficoltà potesse sopraggiungere, essi credevano che il regno sarebbe stato presto stabilito. SU 411.3
Giovanni, figlio di Zebedeo, era stato uno dei primi a seguire Gesù. Con suo fratello Giacomo appartenevano a quel gruppo che aveva lasciato tutto per seguirlo. Con gioia essi avevano abbandonato casa e amici per lui; avevano camminato e parlato con lui; erano stati con lui in privato e in pubblico. Gesù aveva placato i loro animi, li aveva liberati dal pericolo, li aveva sollevati nelle sofferenze, confortati nel dolore e li aveva istruiti con pazienza e tenerezza. I loro cuori si erano uniti al suo e nel loro amore desideravano essere più vicini a lui nel suo regno. Giovanni coglieva ogni possibile occasione per porsi vicino al Salvatore e anche Giacomo desiderava un simile onore. SU 411.4
Gesù li trattò con tenera pazienza; non rimproverò il loro egoismo che li spingeva a ricercare un ruolo di preminenza sui propri fratelli. Lesse nei loro cuori e vi scorse la profondità del loro affetto per lui. Il loro amore non era un sentimento puramente umano; sebbene fosse contaminato da moventi terreni, esso sgorgava dalla fonte del suo amore redentore. Non volendolo respingere, ma approfondire e purificare, Gesù rispose: “Potete voi bere il calice ch’io bevo, o esser battezzati del battesimo del quale io son battezzato?” Marco 10:38. Essi si ricordarono delle sue misteriose parole sulle prove e le sofferenze, tuttavia risposero con fiducia: “Sì, lo possiamo”. Consideravano un grande onore poter dimostrare la loro lealtà partecipando a tutto ciò che sarebbe accaduto al loro Signore. SU 412.3
“Voi certo berrete il calice ch’io bevo e sarete battezzati del battesimo del quale io sono battezzato”. Marco 10:39. Davanti a lui si profilava una croce al posto di un trono, con due malfattori come compagni, l’uno a destra e l’altro a sinistra. Giovanni e Giacomo avrebbero condiviso le sofferenze del Maestro; uno di loro sarebbe stato il primo a morire per la spada; l’altro avrebbe sopportato più a lungo la lotta, le accuse, la persecuzione. SU 412.4
Gesù continuò: “Ma quant’è al sedermi a destra o a sinistra, non sta a me il darlo, ma è per quelli cui è stato preparato”. Marco 10:40. Nel regno di Dio la posizione non si guadagna mediante i favoritismi; non si merita e neppure si riceve come un dono arbitrario. Essa è il risultato del carattere. La corona e il trono sono i segni esteriori di una posizione conseguita: la vittoria su se stesso tramite Gesù Cristo. SU 412.5
Molto più tardi, quando Giovanni entrò in comunione con Cristo tramite la partecipazione alle sue sofferenze, il Signore gli rivelò la condizione di vicinanza nel suo regno. “A chi vince io darò di seder meco sul mio trono, come anch’io ho vinto e mi son posto a sedere col Padre mio sul suo trono... Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne uscirà mai più; e scriverò su lui il nome del mio Dio... ed il mio nuovo nome”. Apocalisse 3:21, 12. L’apostolo Paolo ha scritto: “Quanto a me io sto per esser offerto a mo’ di libazione, e il tempo della mia dipartenza è giunto. Io ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede; del rimanente mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno”. 2 Timoteo 4:6-8. SU 412.6
Sarà più vicino al Cristo colui che sulla terra avrà più profondamente attinto al suo spirito di sacrificio e al suo amore, amore che “non si vanta, non si gonfia... non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male”. 1 Corinzi 13:4, 5. Un amore che induce i discepoli, come ha indotto il nostro Signore, a offrire tutto, a vivere, a lavorare e a sacrificarsi fino alla morte, per la salvezza dell’umanità. Questo spirito si manifestò chiaramente nella vita di Paolo. Egli aveva scritto: “Poiché per me il vivere è Cristo, e il morire guadagno”. Filippesi 1:21. La sua vita era una rivelazione del Cristo agli uomini e la sua morte un guadagno per il Cristo, perché la morte stessa rivela la potenza della sua grazia e conquista anime a lui. “Cristo sarà magnificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte”. Filippesi 1:20. SU 413.1
Leggi Marco 10:46-52. Come reagì Bartimeo al passaggio di Gesù?
“Allora Gesù gli disse: "Che vuoi che io ti faccia?". E il cieco a lui: "Rabbunì, che io riabbia la vista!". Marco 10:51
“Solo quando il peccatore sente il bisogno di un Salvatore, il suo cuore va alla ricerca di Colui che può aiutarlo. Quando Gesù camminava tra gli uomini, erano i malati che volevano un medico. I poveri, gli afflitti e gli angosciati, lo seguivano per ricevere l'aiuto e il conforto che non potevano trovare altrove. Bartimeo cieco sta aspettando sul ciglio della strada; ha aspettato a lungo di incontrare Cristo. Folle di persone che possiedono la vista passano di qua e di là, ma non hanno alcun desiderio di vedere Gesù. Uno sguardo di fede toccherebbe il suo cuore d'amore e porterebbe loro le benedizioni della Sua grazia; ma non conoscono la malattia e la povertà della loro anima e non sentono alcun bisogno di Cristo. Non è così per il povero cieco. La sua unica speranza è in Gesù. Mentre aspetta e veglia, sente il calpestio di molti piedi, e chiede con impazienza: “Che cosa significa questo rumore di passi? Gli astanti rispondono che “Gesù di Nazareth passa”. Con la foga di un desiderio intenso, grida: “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Cercano di farlo tacere, ma lui grida con più veemenza: “Tu, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Questo appello viene ascoltato. La sua fede perseverante viene premiata. Non solo gli viene restituita la vista fisica, ma si aprono anche gli occhi della sua comprensione. In Cristo vede il suo Redentore e il Sole della giustizia risplende nella sua anima. Tutti coloro che sentono il bisogno di Cristo come il cieco Bartimeo, e che saranno seri e determinati come lui, riceveranno, come lui, la benedizione che desiderano. RH 15 marzo 1887, par. 3
“Gli afflitti, i sofferenti che cercavano Cristo come loro aiutante, erano affascinati dalla perfezione divina, dalla bellezza della santità che risplendeva nel suo carattere. Ma i farisei non vedevano in lui alcuna bellezza che li spingesse a desiderarlo. Il suo abbigliamento semplice e la sua vita umile, priva di ostentazioni esteriori, lo rendevano per loro come una radice che esce da un terreno arido”. RH 15 marzo 1887, par. 4
“Coloro che ricevono Cristo per fede riceveranno anche il potere di diventare figli di Dio”.72 SD 126.5
Per essere un cristiano agli occhi di Dio, non deve mai lodare se stesso, ma lodare Dio e la Sua bontà. Non si vanti mai dei suoi interessi e dei suoi successi, ma si vanti di quelli di Dio. Non cerchi mai di promuovere i suoi affari, ma cerchi sempre di promuovere quelli di Dio. Non preghi mai di avere la luce per sapere cosa fare e dove andare per far prosperare i suoi affari, i suoi interessi, ma piuttosto preghi la luce affinché Dio la aiuti a fare la cosa o ad andare nel luogo in cui potrà servire al meglio la Sua causa, affinché Lui la guidi e le insegni come far progredire il Suo regno. Allora, e solo allora, scoprirà di non sbagliare mai! Qualsiasi motivo diverso da questo la porterà dove Dio non la vuole e dove dovrà portare il suo fardello indipendentemente da Lui.
Quando oggi le cose vanno contro la propria volontà e il proprio modo di fare, la maggior parte dei cristiani dà il merito al Diavolo. Solo quando le cose vanno secondo i loro desideri, danno credito a Dio! Anche Balaam era felice quando gli si aprì la strada per andare da Balak, ma quando l'angelo del Signore bloccò la strada che stava percorrendo, Balaam divenne pazzo come un cane e colpì l'asino.
No, niente, a parte lei stesso, può sconfiggere i piani di Dio per lei. Sia che si tratti di amici o di nemici, sia che si tratti di bestie o di re, li troverà tutti involontariamente o consapevolmente a lavorare per il suo bene piuttosto che per il suo male, se sta facendo gli ordini di Dio. Che ricca risorsa è il Cielo! E chi lo sa!
Si ricordi ora che qualsiasi cosa possa ostacolare il suo cammino, che sia il Mar Rosso o il fiume Giordano, che sia una montagna o un deserto, diventerà il suo trampolino di lancio.
Questa è la giustizia del Signore, e può averla a costo della sua stessa giustizia. Allora troverà le vie del Signore molto più alte delle sue, come il Cielo è più alto della terra. Quando questo accadrà, allora solo lei potrà dire con comprensione: “Il Signore è la nostra giustizia”.
“Il suo animo è saldo; tu gli assicurerai la pace, pace perché in te ha fiducia. Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna; perché egli ha abbattuto
coloro che abitavano in alto; la città eccelsa l'ha rovesciata, rovesciata fino a terra, l'ha rasa al suolo. I piedi la calpestano, i piedi degli oppressi, i passi dei poveri.” Isa. 26:3-6.