Conflitti

Lezione 3,3° Trimestre 13-19 Luglio 2024.

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Sabato Pomeriggio, 13 Luglio

Testo Di Memoria:

E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato». Marco 2:27, 28


"Quando lo Spirito Santo opera l'agente umano, non ci chiede in che modo deve operare. Spesso si muove in modi inaspettati. Cristo non è venuto come i Giudei si aspettavano. Non venne in modo da glorificarli come nazione. Il Suo precursore venne per preparare la strada a Lui, invitando il popolo a pentirsi dei propri peccati, a convertirsi e a farsi battezzare. Il messaggio di Cristo fu: "Il regno dei cieli è vicino; convertitevi e credete al Vangelo". [Marco 1:15.] I Giudei rifiutarono di ricevere Cristo, perché non era venuto secondo le loro aspettative. Le idee di uomini finiti erano ritenute infallibili, perché logorate dall'età. Questo è il pericolo a cui la Chiesa è ora esposta: che le invenzioni di uomini finiti segnino la via precisa per la venuta dello Spirito Santo. Anche se non vogliono riconoscerlo, alcuni lo hanno già fatto. 11LtMs, Lt 38, 1896, par. 12

"E poiché lo Spirito deve venire non per lodare gli uomini o per costruire le loro teorie errate, ma per rimproverare il mondo del peccato, della giustizia e del giudizio, molti si allontanano da esso. Non sono disposti a privarsi degli abiti della loro auto-giustizia. Non sono disposti a scambiare la propria giustizia, che è ingiustizia, con la giustizia di Cristo, che è verità pura e non adulterata. Lo Spirito Santo non lusinga nessuno, né opera secondo le idee dell'uomo. Gli uomini finiti e peccatori non devono operare lo Spirito Santo. Quando verrà come rimproveratore, attraverso un agente umano che Dio sceglierà, è compito dell'uomo ascoltare e obbedire alla sua voce". 11LtMs, Lt 38, 1896, par. 13

Domenica, 14 luglio

Guarire un paralitico


Leggi Marco 1:21-28. Quale esperienza indimenticabile accadde nella sinagoga di Cafarnao e quale verità spirituale possiamo trarre da questo racconto?

I portatori del paralitico moltiplicavano invano i loro tentativi di passare tra la folla. Il malato si guardava intorno angosciato. Come poteva rinunciare alla sua speranza proprio mentre il soccorso tanto atteso era a portata di mano? Per sua proposta, gli amici lo portarono sul tetto e, dopo averlo scoperchiato, attraverso quell’apertura lo calarono ai piedi di Gesù. Il discorso si interruppe. Il Salvatore guardò il volto triste del malato, il suo sguardo supplichevole e ne comprese la condizione. Quando il paralitico si trovava ancora in casa sua, Gesù aveva già parlato alla sua coscienza. Si era pentito dei suoi peccati, aveva creduto nella potenza di Gesù e stava già ricevendo nel cuore la grazia vivificante. Gesù aveva visto accendersi in lui il primo barlume di fede; aveva visto questa fede svilupparsi, aggrapparsi a lui come unica speranza e rafforzarsi nella lotta per giungere alla sua presenza. SU 192.1

Con parole che per le orecchie del malato erano come musica sublime, il Salvatore gli disse: “O uomo, i tuoi peccati ti sono rimessi”. Luca 5:20. Il malato si sentì libero dal peso della disperazione, avvertì la pace del perdono e il suo volto divenne risplendente. Le sue sofferenze fisiche erano sparite; si sentiva trasformato. Il paralitico impotente era guarito. Il grande peccatore era perdonato. SU 192.2

Con una fede semplice accettò le parole di Gesù come il dono di una vita nuova. Non chiese altro e rimase silenzioso nella sua beatitudine. La sua gioia era indicibile. Una luce divina risplendeva sul suo volto, mentre i presenti erano presi da timore. SU 192.3

I rabbini erano ansiosi di vedere che cosa avrebbe fatto Gesù di fronte a quell’uomo. Si ricordavano che il malato aveva chiesto invano il loro aiuto. Erano stati duri e gli avevano perfino detto che la maledizione di Dio pesava su di lui per i suoi peccati. Quando videro il malato si ricordarono di tutto questo. Notarono anche che tutti seguivano con interesse quella scena e temettero di perdere il loro ascendente sul popolo. SU 192.4

Leggi Michea 6:6-8. Come spiega questa prova ciò che stava accadendo tra Gesù e i capi?

 I rabbini erano ansiosi di vedere che cosa avrebbe fatto Gesù di fronte a quell'uomo. Si ricordavano che il malato aveva chiesto invano il loro aiuto. Erano stati duri e gli avevano perfino detto che la maledizione di Dio pesava su di lui per i suoi peccati. Quando videro il malato si ricordarono di tutto questo. Notarono anche che tutti seguivano con interesse quella scena e temettero di perdere il loro ascendente sul popolo. GDN 192.4

Quei dignitari non parlarono fra loro ma, guardandosi in viso si resero conto che avevano tutti lo stesso pensiero e sentirono che dovevano fare qualcosa per frenare quell'entusiasmo travolgente. Gesù aveva detto che i peccati del paralitico erano perdonati. I farisei intesero quelle parole come una bestemmia e pensarono che potevano es sere considerate l'espressione di un peccato degno di morte. Dissero perciò nei loro cuori: “Chi è costui che bestemmia? Chi può perdonare i peccati se non Dio solo?” Versetto 21. Gesù li fissò e mentre si ritraevano intimoriti disse: “Che ragionate nei vostri cuori? Che cosa è più agevole dire: I tuoi peccati ti son rimessi, oppur dire: Lèvati e cammina? Ora, affinché sappiate che il Figliuol dell'uomo ha sulla terra autorità di rimettere i peccati: Io tel dico (disse al paralitico), lèvati, togli il tuo lettuccio, e vattene a casa tua”. A quelle parole, colui che era stato condotto da Gesù sul suo giaciglio, si alzò con l'elasticità e la forza di un giovane. Il sangue vivificatore circolava nelle sue vene e ogni organo del corpo riprendeva improvvisamente il suo vigore. Un colorito sano si era sostituito al pallore mortale del suo viso. “E subito il paralitico si alzò in presenza loro, preso il suo giaciglio e se ne andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono presi da stupore e glorificavano Dio; e, pieni di spavento, dicevano: Oggi abbiamo visto cose straordinarie”. Versetti 25, 26. GDN 192.5

Lunedì, 15 luglio

La chiamata di Levi e la questione del digiuno


Marco 2:13-22. Chi era Levi, figlio di Alfeo, e perché ci sarebbe stata un'obiezione al fatto che diventasse discepolo di Gesù?

La chiamata rivolta a Matteo, perché diventasse discepolo del Cristo, fece sorgere una grande indignazione. Il fatto che un maestro religioso scegliesse come suo collaboratore un pubblicano, era considerata una grave offesa contro i costumi religiosi, sociali e nazionali. Facendo leva sui pregiudizi del popolo, i farisei speravano di volgere contro Gesù i sentimenti popolari. SU 196.2

Invece fra i pubblicani sorse un grande interesse. I loro cuori si volsero verso il divino Maestro. Nella gioia del suo nuovo discepolato, Matteo desiderava portare a Gesù i suoi ex colleghi. Perciò organizzò un banchetto nella sua casa e chiamò parenti e amici. Si trattava non solo di pubblicani ma anche di altre persone di dubbia reputazione, tenuti alla larga dai loro vicini più scrupolosi. SU 196.3

Il banchetto fu fatto in onore di Gesù il quale non esitò ad accettare quell’invito pur sapendo che il suo atto avrebbe offeso il partito dei farisei e lo avrebbe messo in cattiva luce agli occhi del popolo. Ma non permise che nessuna considerazione di carattere diplomatico influisse sulla sua condotta. Per lui non avevano alcun peso le distinzioni esteriori. Chi si rivolgeva a lui era un’anima assetata dell’acqua della vita. SU 196.4

Gesù si sedette come ospite onorato alla tavola dei pubblicani. Mostrò con la simpatia e la gentilezza il suo rispetto per la dignità della persona umana. Gli uomini desideravano diventare degni della sua fiducia. Nei loro cuori assetati le sue parole si trasformarono in benedizioni capaci di apportare una potenza di vita. Si risvegliarono nuove energie, e la possibilità di una nuova vita si schiuse anche a quegli uomini che erano ai margini della società. SU 196.5

Molte persone, intervenute a quel banchetto, rimasero impressionate dagli insegnamenti del Salvatore, anche se lo riconobbero solo dopo la sua ascensione. Quando lo Spirito Santo fu sparso e tremila persone si convertirono in un giorno, molte avevano udito per la prima volta la verità alla tavola dei pubblicani e alcune divennero messaggere del Vangelo. Per Matteo stesso, l’esempio di Gesù al banchetto fu una lezione costante. Il pubblicano disprezzato divenne uno dei collaboratori più devoti e nel suo ministero seguì da vicino i passi del Maestro. SU 196.6

Quando i rabbini vennero a sapere della presenza di Gesù alla festa di Matteo, colsero quell’occasione per accusarlo, e lo fecero tramite i discepoli. Facendo leva sui loro pregiudizi, speravano di allontanarli dal Maestro. La loro politica consisteva nell’accusare il Cristo davanti ai discepoli e i discepoli davanti al Cristo. Puntavano le loro frecce dove speravano di colpire più facilmente. In questo modo ha operato Satana fin da quando si è allontanato dal cielo e così hanno agito anche tutti coloro che cercano di provocare discordie e divisioni. SU 197.1

“Perché il vostro maestro mangia coi pubblicani e coi peccatori?” Matteo 9:11. Era questa la domanda dei rabbini invidiosi. SU 197.2

Gesù non attese che i suoi discepoli rispondessero all’accusa, ma disse: “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Or andate e imparate che cosa significhi: Voglio misericordia, e non sacrifizio; poiché io non son venuto a chiamar de’ giusti, ma dei peccatori”. Matteo 9:12, 13. I farisei pretendevano di essere spiritualmente sani e quindi di non aver bisogno del medico, mentre consideravano i pubblicani e i Gentili come persone che soffrivano per malattie spirituali. Non era quindi il suo lavoro, come medico, rivolgersi a coloro che avevano bisogno del suo aiuto? SU 197.3

Nonostante i farisei avessero una così alta opinione di se stessi, in realtà si trovavano in una condizione peggiore di quella dei pubblicani e dei Gentili. I pubblicani erano meno fanatici e orgogliosi, più aperti all’azione della verità. Gesù disse ai rabbini: “Or andate e imparate che cosa significhi: Voglio misericordia, e non sacrifizio”. Mostrava così che essi, mentre pretendevano di spiegare la Parola di Dio, in realtà non ne avevano affatto compreso lo spirito. SU 197.4

I farisei non volevano ammettere che Gesù mangiava con i pubblicani e con i peccatori per trasmettere la luce del cielo a coloro che vivevano nelle tenebre. Non volevano rendersi conto del fatto che ogni parola pronunciata dal divino Maestro era un seme che avrebbe potuto portare frutto alla gloria di Dio. Erano decisi a non accettare il messaggio del Cristo e, sebbene si fossero opposti alla missione di Giovanni Battista, ora volevano conquistare l’amicizia dei suoi discepoli per avere la loro collaborazione contro Gesù. Si resero conto che Gesù stava distruggendo le antiche tradizioni, perciò confrontarono l’austera pietà del Battista con il modo di fare di Gesù che partecipava alle feste con i pubblicani e con i peccatori. SU 198.2

Martedì, 16 Luglio

Il Signore del sabato


Leggi Marco 2:23-28. In che modo Gesù contrasta l'accusa mossa dai Farisei?

I maestri ebrei si vantavano della loro conoscenza delle Scritture, ma la risposta del Salvatore conteneva un implicito rimprovero per quelle Scritture che essi non ricordavano. “Non avete voi letto quel che fece Davide, quando ebbe fame, egli e coloro ch’eran con lui? Come egli entrò nella casa di Dio, e come mangiarono i pani di presentazione i quali non era lecito di mangiare né a lui, né a quelli ch’eran con lui, ma ai soli sacerdoti?” Matteo 12:3, 4. “Poi disse loro: Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”. Marco 2:27. “Ovvero, non avete voi letto nella legge che nei giorni di sabato, i sacerdoti nel tempio violano il sabato e non ne sono colpevoli? Or io vi dico che v’è qui qualcosa di più grande del tempio”. Matteo 12:5, 6. “Il Figliuol dell’uomo è Signore del sabato”. Luca 6:5. SU 206.1

Se Davide poteva sfamarsi mangiando i pani riservati a un uso sacro, anche i discepoli potevano provvedere alle proprie necessità sradicando delle spighe durante le ore sacre del giorno di sabato. Inoltre, i sacerdoti in giorno di sabato svolgevano nel tempio un’attività più intensa che negli altri giorni. Quel lavoro non sarebbe stato lecito se si fosse trattato di affari personali; ma essi, al servizio di Dio, celebravano quei riti che rappresentavano la redenzione del Cristo e il loro lavoro era in armonia con il fine per cui il sabato era stato stabilito. Ma ora il Cristo stesso era venuto. I suoi discepoli erano al servizio di Dio e potevano svolgere anche in giorno di sabato tutto ciò che quel servizio richiedeva. SU 206.2

Leggi Marco 3:1-6. In che modo questa storia illustra il punto di vista di Gesù secondo cui il sabato è stato creato per l'umanità?

Gesù voleva insegnare ai discepoli e ai suoi accusatori che il servizio per il Signore deve sempre avere il primo posto. L’obiettivo che Dio si pone è la redenzione dell’uomo. Ciò che si fa in giorno di sabato per il raggiungimento di quel fine è in accordo con la legge di Dio. Gesù completò poi la sua argomentazione presentandosi come “Signore del sabato”, al di sopra di ogni polemica e di ogni legge. Questo Giudice supremo assolve i discepoli in nome di quella stessa legge che essi, secondo l’accusa, avrebbero trasgredito. SU 206.3

Mercoledì, 17 luglio

Storia Sandwich Parte 1


Leggi Marco 3:20-35. Quale connessione vede tra le due storie intrecciate?

. Gesù disse chiaramente che attribuendo a Satana l’opera dello Spirito Santo, si separavano dalla fonte della grazia. Coloro che avevano parlato contro Gesù senza conoscerne il carattere divino potevano essere perdonati, perché lo Spirito Santo poteva rivelare i loro errori e spingerli al pentimento. Qualsiasi peccato, se un uomo si pente e crede, viene purificato tramite il sacrificio del Cristo. Ma se qualcuno respinge l’opera dello Spirito Santo, si pone dove il pentimento e la fede non possono giungere. Dio opera nei cuori attraverso lo Spirito Santo, e quando gli uomini lo respingono volontariamente, attribuiscono la sua opera a Satana e interrompono l’unico canale tramite il quale Dio può comunicare con loro. Quando alla fine lo Spirito è completamente respinto, Dio non può fare più nulla. SU 236.3

Leggi Marco 3:28-30. Che cos'è il peccato imperdonabile e che cosa significa?

Intimamente connesso con l’esortazione di Gesù a proposito del peccato contro lo Spirito Santo, è l’insegnamento sulle parole oziose e malvagie. Le parole manifestano i sentimenti del cuore. “Poiché dall’abbondanza del cuore la bocca parla”. Matteo 12:34. Le parole, però, sono qualcosa di più di una manifestazione del carattere: esse agiscono sul carattere. Gli uomini subiscono l’influsso delle loro parole. Accade spesso che, momentaneamente indotti da Satana, esprimano sentimenti di invidia e gelosia senza nemmeno credervi; ma le parole pronunciate agiscono a loro volta sui loro pensieri. Così sono ingannati dalle loro stesse parole e giungono a credere vero ciò che hanno detto per istigazione di Satana. Avendo espresso un’opinione o manifestato una decisione, gli uomini sono spesso troppo orgogliosi per cambiarla, e cercano così di mostrare che è giusta, sino a convincersi che lo è realmente. È pericoloso esprimere parole di dubbio sulla luce divina e criticarla. L’abitudine a una critica leggera e irriverente reagisce sul carattere e alimenta la mancanza di rispetto e l’incredulità. Molti, indulgendo in questa abitudine, si sono posti in una situazione pericolosa, arrivando a criticare e a rigettare l’opera dello Spirito Santo. Gesù ha detto: “Or io vi dico che d’ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderan conto nel giorno del giudizio; poiché dalle tue parole sarai giustificato, e dalle tue parole sarai condannato”. Matteo 12:36, 37. SU 237.2

Giovedì, 18 Luglio

Storia Sandwich: Parte 2


Leggi Marco 3:20, 21. Quale esperienza portò la famiglia di Gesù a considerarlo fuori di sé?

I figli di Giuseppe non approvavano l’opera di Gesù. Le notizie che ricevevano sulla sua vita e sulla sua missione li riempivano di stupore e sgomento. Sapevano che consacrava notti intere alla preghiera e che durante il giorno era talmente assediato dalla folla che non aveva neppure il tempo per mangiare. I suoi amici temevano che si esaurisse per quel lavoro continuo; non riuscivano a comprendere il suo atteggiamento nei confronti dei farisei, e alcuni temettero persino per il suo equilibrio psichico. SU 236.1

I suoi fratelli vennero a conoscenza di queste cose e anche dell’accusa dei farisei secondo cui cacciava i demoni con il potere di Satana. E sentirono che la parentela con Gesù costituiva un pericolo per la loro reputazione. Seppero dell’agitazione prodotta dalle sue parole e dalle sue azioni; si allarmarono per le sue dichiarazioni esplicite e si indignarono per le accuse che rivolgeva agli scribi e i farisei. Allora decisero, con la persuasione o con la forza, di indurlo a cambiare modo di agire, e convinsero Maria a unirsi a loro per far leva sul suo amore filiale e indurlo a una maggiore prudenza. SU 236.2

Leggi Marco 3:31-35. Cosa vuole la famiglia di Gesù e come risponde?

Tutti coloro che accettano il Cristo per fede si uniscono a lui con un legame più stretto di quello di una qualsiasi parentela umana. Essi diventano una stessa cosa con lui, come Egli lo è con il Padre. Sua madre, credendo e mettendo in pratica le sue parole, si univa a lui con una parentela più intima di quanto non lo fosse quella naturale. I suoi fratelli non avrebbero ricevuto alcun beneficio dalla loro parentela con Gesù se non lo avessero accettato come personale Salvatore. SU 239.4

Sarebbe stata una grande consolazione per il Cristo se i suoi parenti terreni avessero creduto in lui come inviato dal cielo e avessero collaborato con lui nel compiere l’opera di Dio. La loro incredulità gettò un’ombra sulla vita terrena di Gesù. Fu una parte dell’amara coppa di dolore che egli bevve sino in fondo. SU 240.1

Il Figlio di Dio avvertì profondamente l’ostilità nata nel cuore degli uomini contro il Vangelo e provò un dolore particolare quando sorse nella sua casa, perché il suo cuore traboccava di tenerezza e di amore per i suoi familiari. I suoi fratelli volevano che Gesù condividesse le loro idee, ma se le avesse accettate si sarebbe completamente allontanato dalla sua missione. Pensavano che avesse bisogno dei loro consigli; lo giudicavano dal loro punto di vista e ritenevano che se avesse predicato un messaggio gradito agli scribi e ai farisei, avrebbe potuto evitare tutte le polemiche che le sue parole facevano sorgere. Pensavano che fosse fuori di sé quando pretendeva di avere un’autorità divina e quando rimproverava le colpe dei rabbini. Sapevano che i farisei cercavano un pretesto per accusarlo e si erano accorti che Gesù aveva offerto sufficienti occasioni per permettere che lo facessero. SU 240.2

Venerdì, 19 luglio

Approfondimento

Apocalisse 12:17 - Allora il drago si infuriò contro la donna e se ne andò a fare guerra contro il resto della sua discendenza, contro quelli che custodiscono i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù.

Qui, vedete, il residuo - coloro che sono rimasti dopo che gli altri sono stati inghiottiti dalla terra, per così dire - osserva i comandamenti di Dio e ha la testimonianza di Gesù Cristo. Questo resto, o setta, che osserva i comandamenti di Dio, quindi, è l'unico che l'Ispirazione raccomanda, l'unico a cui vale la pena unirsi, l'unico che può essere utile a qualcuno. Solo essa possiede il potere di sfuggire a tutte le calamità che si stanno verificando in tutto il mondo. È l'unica setta che trova il favore di Dio. Nessun'altra andrebbe bene, perché nessun'altra potrebbe giovarle.

Inoltre, essa è l'unica ad avere la testimonianza di Gesù Cristo - lo Spirito vivente della Profezia in mezzo a lei (Apoc. 19:10), - lo Spirito che conduce a tutta la Verità, che solo può interpretare giustamente le Scritture (2 Pt. 1:20, 21). Chiaramente, quindi, l'Ispirazione vuole che lei non si unisca a nessuna setta se non a questo "resto".

L'osservanza dei comandamenti di Dio, tuttavia, implica l'osservanza di tutti i comandamenti, perché "Chiunque osservi tutta la legge e tuttavia trasgredisca in un punto, è colpevole di tutto". Giacomo 2:10. E ricordi anche che l'osservanza dei comandamenti può essere riconosciuta apertamente solo dall'osservanza del comandamento del Sabato, il comandamento che dice:

"Sei giorni lavorerai e farai tutti i tuoi lavori; ma il settimo giorno è il sabato del Signore tuo Dio: in esso non farai alcun lavoro, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né il tuo forestiero che è dentro le tue porte: Perché in sei giorni il Signore fece il cielo e la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore benedisse il giorno del sabato e lo santificò". Es. 20:9-11.

Il giorno del sabato, vedete, è stato creato santo, ma i primi sei giorni sono stati creati per lavorare. Il sabato del settimo giorno è l'unico sabato e in tutta la sacra Parola di Dio non c'è alcun comando di osservare un altro giorno al suo posto. Solo l'osservanza del Sabato del settimo giorno testimonia la fede nel Creatore e contro l'evoluzione. Un sostituto del sabato, quindi, non può essere accettabile come comandamento di Dio più di quanto possa essere accettata l'offerta di Caino come sacrificio ordinato da Dio.

No, non contraddica il Signore dicendo che il settimo giorno è solo per i Giudei, perché il Signore dice:

Isaia 56:2-7 - "Beato l'uomo che così agisce e il figlio dell'uomo che a questo si attiene, che osserva il sabato senza profanarlo, che preserva la sua mano da ogni male. Non dica lo straniero che ha aderito al Signore: «Certo, mi escluderà il Signore dal suo popolo!». Non dica l'eunuco: «Ecco, io sono un albero secco!». Poiché così dice il Signore: «Agli eunuchi che osservano i miei sabati, preferiscono quello che a me piace e restano fermi nella mia alleanza, io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un monumento e un nome più prezioso che figli e figlie; darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato. Gli stranieri, che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore, e per essere suoi servi, quanti si guardano dal profanare il sabato e restano fermi nella mia alleanza, li condurrò sul mio monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera. I loro olocausti e i loro sacrifici saranno graditi sul mio altare, perché la mia casa si chiamerà casa di preghiera per tutti i popoli».

L'unico sabato che Gesù abbia mai conosciuto è il sabato del settimo giorno, e guardando alla grande tribolazione, nel profondo dell'era cristiana, Egli disse: "Ma pregate che la vostra fuga non avvenga in inverno, né in giorno di sabato; perché allora ci sarà una grande tribolazione, quale non c'è stata dal principio del mondo fino ad oggi, né mai ci sarà". Matteo 24:20, 21. Il sabato, vedete, è per tutti i popoli, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento. Inoltre, sempre parlando dell'era cristiana, il momento in cui la terra sarà resa nuova...