Giuseppe, Principe d'Egitto

Lezione 12, 2° Trimestre 11-17 Giugno 2022

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Sabato Pomeriggio - 11 Giugno

Testo della Memoria:

"Il faraone disse a Giuseppe: "Vedi, ti ho posto a capo di tutto il paese d'Egitto". KJV - Genesi 41:41


Ancora una volta, anni prima che Israele entrasse in Egitto, Dio, nella sua provvidenza (Gen 45:5), influenzò Giacobbe a fare un mantello di molti colori per il figlio più giovane, Giuseppe. Questa apparente parzialità, insieme al sogno di Giuseppe e alla sua interpretazione da parte del padre (Gen 37:10), indusse i fratelli gelosi a venderlo come schiavo e a portarlo in Egitto per evitare che li soppiantasse in influenza o posizione. Ma in Egitto il Signore, a suo tempo, lo innalzò al secondo trono del regno, poi portò gli anni dell'abbondanza e anche quelli della carestia, come mezzo per trasferire l'intera famiglia di Giacobbe in Egitto.

Nel loro disperato tentativo di sbarazzarsi di Giuseppe per evitare di essere governati da lui, i suoi fratelli riuscirono solo (suscitando il potenziale sempre attento della Provvidenza) a esaltarlo sul trono amministrativo dell'Egitto e a farsi umiliare ai suoi piedi. Ecco una prova evidente che chi tenta di sconfiggere i propositi di Dio riesce solo a sconfiggere i propri e a promuovere quelli di Dio.

Domenica - 12 Giugno

L'ascesa Al Potere Di Giuseppe

Genesi 41:37-57

Qual è il ruolo di Dio nel successo di Giuseppe?

Penso a un altro ragazzo, un giovane adolescente: Giuseppe. Il Signore vide in lui qualcosa che non riuscì a trovare nei fratelli di Giuseppe. Non solo era il figlio preferito di suo padre, ma era anche il preferito di Dio. Dio aveva in mente qualcosa di grande per Giuseppe, più grande di quanto il mondo potesse mai pensare. Per dimostrare di essere degno di fiducia, Giuseppe dovette prima diventare uno schiavo. Doveva essere addestrato per il grande lavoro.

Così, per come funzionava la Provvidenza, i suoi fratelli lo vendettero come schiavo. Proprio in quel momento si ricordò di ciò che il Signore gli aveva promesso in sogno: che oltre ai suoi fratelli, anche suo padre e sua madre si sarebbero inchinati a lui. Riuscite a immaginare quale splendida opportunità avesse di maledire Dio quando si vide sulla via della schiavitù? Avrebbe potuto dire: "Perché dovrei servire un Dio che promette gloria e invece dà umiliazione, privazioni e isolamento?". Ma Giuseppe ha agito con la stessa saggezza di Giobbe: Sancendo Dio nel suo cuore, disse in effetti: "Anche se mi uccide, in Lui confido".

Lunedì - 13 Giugno

Giuseppe Affronta I Fratelli

Genesi 42

Che cosa è successo qui e come rivela la provvidenza di Dio nonostante la malvagità e la cattiveria umana?

Anni dopo, quando i fratelli di Giuseppe andarono in Egitto per procurarsi il cibo durante la carestia dei sette anni, Giuseppe, riconoscendo il disegno della Provvidenza nello strano dramma della sua vita dalla schiavitù all'intronizzazione, disse ai suoi fratelli mentre "si faceva conoscere" da loro: "Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita… e per farvi vivere per una grande liberazione." Gen. 45:1, 5, 7.

Così, il Signore esaltò provvidenzialmente Giuseppe a condividere il trono d'Egitto per predisporre il Faraone a concedere a Israele il permesso di entrare nel paese.

Martedì 14 Giugno

Giuseppe e Beniamino

Genesi 43

Che effetto ebbe la presenza di Beniamino sul corso degli eventi?

“Quando il governatore arrivò gli offrirono i loro doni e umilmente “s’inchinarono fino a terra davanti a lui”. Genesi 43:26. Così egli si ricordò ancora dei suoi sogni e dopo aver salutato gli ospiti chiese con impazienza: “...Vostro padre, il vecchio di cui mi parlaste, sta egli bene? Vive egli ancora? E quelli risposero: Il padre nostro, tuo servo, sta bene; vive ancora”. Allora Giuseppe si fermò davanti a Beniamino e disse: “È questo il vostro fratello più giovine di cui mi parlaste?... Iddio ti sia propizio, figliuol mio!” (Genesi 43:27-29), ma vinto dall’emozione non poté dire più niente. Entrò nella sua camera e pianse.” PP 188.1

“Riacquistato l’autocontrollo, Giuseppe ritornò nella sala e tutti si prepararono per la festa. Secondo le leggi di casta, era proibito agli egiziani mangiare con gli stranieri. Perciò i figli di Giacobbe ebbero a disposizione un tavolo riservato. Il governatore, in considerazione del suo alto rango, mangiava in un tavolo a parte, come gli altri egiziani. Quando tutti furono seduti, i fratelli notarono con stupore che erano stati sistemati per ordine di età. “Giuseppe fe’ loro portare delle vivande che aveva dinanzi” (Genesi 43:34), ma la porzione di Beniamino era cinque volte maggiore di quella dei suoi fratelli. Manifestando questa preferenza, Giuseppe voleva accertare se il fratello più piccolo, come era accaduto per lui in precedenza, fosse oggetto di odio e invidia. Pensando che il governatore non comprendesse la loro lingua, i fratelli parlavano fra loro liberamente; egli poté così conoscere i loro veri sentimenti. Li volle mettere alla prova ancora una volta e ordinò che prima della loro partenza la sua coppa d’argento fosse nascosta nel sacco del fratello più giovane.” PP 188.2

Mercoledì - 15 Giugno

La Coppa Dei Presagi

Genesi 44

Perché Giuseppe mise la coppa divinatoria nel sacco di Beniamino e non in quello di un altro fratello?

“La ricerca iniziò immediatamente. “In tutta fretta, ognuno d’essi mise giù il suo sacco a terra...” (Genesi 44:11) e l’inserviente li esaminò tutti, da quello di Ruben fino a quello del più giovane: la coppa fu trovata proprio nel sacco di Beniamino.” PP 189.1

‘I fratelli si stracciarono le vesti, per manifestare la loro profonda sofferenza, e lentamente ritornarono in città. Il giuramento che avevano pronunciato condannava Beniamino a una vita di schiavitù. Seguirono l’intendente fino al palazzo. Il governatore era ancora là ed essi si gettarono ai suoi piedi. “...Che azione è questa che avete fatta?” egli disse. “Non lo sapete che un uomo come me ha potere d’indovinare?” Genesi 44:15. Giuseppe agiva in modo da condurli a riconoscere il loro errore. Egli non aveva mai preteso di avere capacità divinatorie, ma voleva che i fratelli credessero che poteva conoscere i segreti della loro vita.” PP 189.2

"Giuda rispose: “Che diremo al mio signore? Quali parole useremo? O come ci giustificheremo? Dio ha ritrovato l’iniquità de’ tuoi servitori. Ecco, siamo schiavi del mio signore: tanto noi, quanto colui in mano del quale è stata trovata la coppa”. Genesi 44:16.” PP 189.3

Giovedì - 16 Giugno

"Io Sono Giuseppe, Vostro Fratello".

Genesi 45

Quali lezioni di amore, fede e speranza si possono trovare in questa storia?

Poi, col tempo, il Signore volle condurre Giacobbe e la sua famiglia fuori dalla terra di Canaan, in Egitto. Sapendo, però, che i figli di Giacobbe non sarebbero andati come Abramo, semplicemente dicendo loro di farlo, nella Sua provvidenza mise nel cuore di Giacobbe un amore maggiore per Giuseppe che per gli altri figli. Questo generò in loro invidia e gelosia, che a loro volta generarono odio e avidità, che si manifestarono nel trattamento crudele e nella vendita di Giuseppe, che lo portò come schiavo in Egitto.

Riconoscendo la Provvidenza in tutta la faccenda, Giuseppe disse ai suoi fratelli mentre "si faceva conoscere" da loro: "Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita… e per farvi vivere per una grande liberazione." Gen. 45:1, 5, 7.

Così il Signore esaltò provvidenzialmente Giuseppe a condividere il trono d'Egitto per predisporre il faraone a concedere a Israele il permesso di entrare nel paese.

Poi, per attirarli lì, fece arrivare i sette anni di abbondanza, seguiti dai sette anni di carestia. Allora mandò a dire a Giacobbe che Giuseppe era ancora vivo. Alla lieta notizia, nel padre nacque un desiderio irresistibile di vedere il figlio. Questo e la fame che toglieva la vita ai fratelli di Giuseppe, li costrinse a trasferirsi nella terra del Faraone, dove vivevano come re.

Venerdì - 17 Giugno

Approfondimento

“I dieci fratelli dovevano compiere ancora un atto di umiltà: confessarono al padre il loro inganno, il crimine che per così tanti anni aveva amareggiato la sua e la loro vita. Giacobbe non aveva mai sospettato che essi avessero commesso una colpa così grave.“ PP 191.4

"Ora tutto si era risolto positivamente e così egli li perdonò e li benedisse. I fratelli di Giuseppe partirono subito per l’Egitto, insieme a Giacobbe, alle loro famiglie, ai greggi, alle mandrie e ai numerosi servi. Il viaggio si svolse in un clima di grande gioia. Quando il gruppo giunse a Beer-Sceba, il patriarca offrì dei sacrifici di ringraziamento all’Eterno, invocando un segno della sua protezione. In una visione notturna egli udì la voce di Dio, che gli disse: “...Io sono Iddio, l’Iddio di tuo padre; non temere di scendere in Egitto, perché là ti farò diventare una grande nazione. Io scenderò con te in Egitto, e te ne farò anche sicuramente risalire”.” Genesi 46:3, 4.” PP 191.4

“Inoltre la terra di Canaan non poteva offrire a una nazione, come quella promessa da Dio, la possibilità di svilupparsi, poiché era abitata da potenti tribù pagane che l’avrebbero occupata ancora per quattro generazioni. Infine, se i discendenti d’Israele fossero diventati un popolo numeroso nella terra di Canaan, si sarebbero trovati di fronte a due sole alternative: cacciare gli abitanti dal paese oppure unirsi a loro, perdendo la propria identità. Nessuna delle soluzioni era conforme al piano divino: se si fossero uniti ai cananei, infatti, essi avrebbero corso il rischio di essere sedotti dall’idolatria. L’Egitto era quindi la terra più adatta per realizzare il progetto divino, tanto più che ai discendenti di Giacobbe fu offerta una zona fertile e ricca d’acqua, che favorì un rapido sviluppo. Inoltre, la resistenza che questa loro occupazione incontrò in Egitto — “...poiché gli Egiziani hanno in abominio tutti i pastori” (Genesi 46:34) — li aiutò a rimanere un popolo ben identificabile e separato, estraneo alle tradizioni religiose del paese.” PP 192.1

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