"Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa contaminarlo; sono invece le cose che escono dall'uomo a contaminarlo". Marco 7:15
"Questa deputazione fu inviata da Gerusalemme con l'esplicito scopo di sorvegliare Gesù, per trovare qualcosa con cui accusarlo. I farisei videro che i discepoli non osservavano diligentemente le tradizioni degli anziani. Non praticavano l'usanza di "lavare le coppe e i vasi, i vasi di bronzo e le tavole". Sperando di provocare una controversia, i farisei dissero a Cristo: "Perché i Tuoi discepoli non camminano secondo la tradizione degli anziani, ma mangiano il pane con mani non lavate?". Pensavano di trarre da Cristo parole di cui avrebbero potuto fare tesoro. Ma Egli rispose loro con autorità, mentre la divinità si rivelava con una potenza sorprendente: "Bene ha fatto Esaia a profetizzare di voi ipocriti, come sta scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Ma invano mi adorano, insegnando come dottrine i comandamenti degli uomini. Infatti, mettendo da parte il comandamento di Dio, seguite la tradizione degli uomini, come il lavaggio dei vasi e delle tazze; e fate molte altre cose simili". RH 8 marzo 1898, par. 2
"'Poi chiamò la folla e disse loro: 'Ascoltate e comprendete'. Parlò senza esitazione, ma con autorità, come uno che fa luce su tutto ciò che lo circonda. "Non ciò che entra nella bocca contamina l'uomo; ma ciò che esce dalla bocca, questo contamina l'uomo". Queste parole, pronunciate all'udienza della folla, fecero infuriare i poteri ecclesiastici. I cavillatori cercavano di distruggere l'influenza di Cristo sul popolo, ma Lui fece balenare una tale verità divina che non osarono fargli altre domande. Cristo sapeva che se avesse potuto parlare direttamente al popolo, aprendo loro le Scritture, sarebbe stato ascoltato; perché erano in uno stato d'animo molto più ricettivo dei dirigenti. La punizione sarebbe caduta su coloro che li stavano conducendo fuori dal sentiero della rettitudine. Il popolo ascoltò avidamente tutto ciò che Cristo disse; perché mai prima di allora avevano sentito parole simili. Erano chiare, dirette, forti e brevi, e definivano chiaramente il vero significato del peccato e dell'inquinamento". RH 8 marzo 1898, par. 4
Leggi Marco 7:1-13. Quali verità rilevanti sono presentate qui?
Come la prima volta, gli venne rimproverato di non riconoscere i precetti della tradizione che appesantivano la legge di Dio. Questi precetti erano stati fissati per favorire l’osservanza della legge, ma a poco a poco ne avevano offuscato la sacralità. E quando erano in contrasto con la legge di Dio, si accordava loro addirittura la preferenza. SU 294.2
Un precetto scrupolosamente osservato era quello della purificazione cerimoniale. Trascurare di compiere certi riti prima dei pasti era considerato un grave peccato, punibile in questo mondo e nell’altro. Si riteneva giusto uccidere il trasgressore. SU 294.3
La purificazione era regolamentata da innumerevoli prescrizioni. Occorreva una vita intera per conoscerle tutte. Coloro che volevano seguire le prescrizioni rabbiniche dovevano continuamente lottare contro il pericolo delle contaminazioni cerimoniali e della non osservanza di una serie lunghissima di purificazioni e abluzioni. SU 294.4
Così, mentre la mente si orientava verso distinzioni e osservanze di scarsissima importanza, non richieste da Dio, venivano dimenticati i grandi princìpi della legge divina. SU 294.5
Gesù e i suoi discepoli non seguivano le abluzioni cerimoniali; le spie li accusarono proprio di questo. Non attaccarono direttamente Gesù ma i suoi discepoli, e chiesero a lui, in presenza della folla: “Perché i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione degli antichi? poiché non si lavano le mani quando prendono cibo”. Matteo 15:1, 2. SU 294.6
Quando il messaggio della verità produce una profonda impressione, Satana ricorre a tutti i mezzi per impegnare gli uomini in dispute su questioni di secondaria importanza. Ottiene così il risultato di distogliere l’attenzione da ciò che è essenziale. SU 295.1
Appena viene iniziata una buona opera sorgono cavillatori che intavolano discussioni su questioni marginali e puramente formali per cercare di allontanare la mente dalle realtà viventi. Quando si vede che Dio opera in modo particolare in favore del suo popolo, non ci si deve impelagare in controversie che producono solo la rovina degli uomini. Le domande che invece dovremmo farci sono: Credo sinceramente nel Figlio di Dio? La mia vita è in armonia con la legge divina? “Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita”. Giovanni 3:36. “E da questo sappiamo che l’abbiam conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti”. 1 Giovanni 2:3. SU 295.2
Leggi Marco 7:14-19. Che cosa intendeva Gesù con l'indovinello in Marco 7:15?
Rivolgendosi a quelle vili spie, disse: “Ipocriti, ben profetò Isaia di voi quando disse: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il cuor loro è lontano da me. Ma invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che son precetti d’uomini”. Matteo 15:7-9. Queste parole di Gesù erano un atto di accusa contro il sistema farisaico che ponendo i loro regolamenti al di sopra della legge di Dio, ponevano se stessi al di sopra di Dio. SU 296.1
I delegati di Gerusalemme si infuriarono. Non potevano più accusare Gesù di essere trasgressore della legge data al Sinai perché l’aveva difesa contro le loro tradizioni. Ma i grandi precetti che aveva ricordati erano in aperto contrasto con le regole meschine inventate dagli uomini. SU 296.2
Gesù mostrò, prima alla folla e poi in modo più esauriente ai discepoli, che la contaminazione non viene dall’esterno ma dall’interno. La purezza e l’impurità riguardano lo spirito. Ciò che contamina l’uomo sono il comportamento, le parole malvagie, i pensieri cattivi, la trasgressione della legge di Dio e non la mancata osservanza di riti esteriori inventati dagli uomini. SU 296.3
Leggi Marco 7:20-23. Che cosa disse Gesù che causa la contaminazione di una persona?
Quindi soggiunse: "Ciò che esce dall'uomo, questo sì contamina l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono le intenzioni cattive: fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, inganno, impudicizia, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dal di dentro e contaminano l'uomo". Marco 7:20-23
Lo stesso errore è stato ripetuto nei tempi successivi. I precetti umani hanno sostituito i comandamenti di Dio. Esistono anche tra i cristiani istituzioni e usi che non hanno altro fondamento che le tradizioni dei padri. Queste regole, fondate unicamente su un’autorità umana, hanno sostituito ciò che Dio aveva stabilito. Gli uomini si affezionano alle loro tradizioni, rispettano le loro abitudini e odiano coloro che cercano di indicare loro l’errore che commettono. Oggi, quando richiamiamo l’attenzione sui comandamenti di Dio e la fede di Gesù, vediamo nascere la stessa ostilità del tempo del Cristo. È scritto: “E il dragone si adirò contro la donna e andò a far guerra col rimanente della progenie d’essa, che serba i comandamenti di Dio e ritiene la testimonianza di Gesù”. Apocalisse 12:17. SU 297.1
“Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata, sarà sradicata”. Dio ci esorta ad accettare la Parola del Padre, Signore del cielo e della terra, anziché l’autorità degli uomini più stimati. In queste parole c’è la verità senza errori. Il salmista diceva: “Io ho più intelletto di tutti i miei maestri, perché le tue testimonianze son la mia meditazione. Io ho più intelligenza de’ vecchi, perché ho osservato i tuoi precetti”. Salmi 119:99, 100. Coloro che accettano un’autorità umana, sia consuetudini della chiesa sia tradizioni, ascoltino l’avvertimento del Cristo: “Ma invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che son precetti d’uomini”. SU 297.2
Leggi Marco 7:24-30. Quali lezioni importanti si trovano in questa storia?
La donna insistette ancora, e prostrata ai piedi del Cristo gridava: “Signore, aiutami!” Matteo 15:25. Sembrava che Gesù respingesse ancora le sue preghiere. Infatti, secondo la mentalità degli ebrei, rispose: “Non è bene prendere il pan dei figliuoli per buttarlo ai cagnolini”. Matteo 15:26. Voleva dire che non era giusto distribuire a degli estranei e a dei nemici d’Israele le benedizioni che Dio aveva concesso al suo popolo. Questa risposta avrebbe scoraggiato un ricercatore meno perseverante, ma la donna si rese conto che il suo momento era giunto. SU 299.3
Dietro all’apparenza, intravedeva una compassione che non era del tutto nascosta. Rispose: “Dici bene, Signore; eppure anche i cagnolini mangiano dei minuzzoli che cadono dalla tavola dei lor padroni”. Matteo 15:27. Quando i bambini mangiano alla tavola del padre, i cani non vengono dimenticati. Possono cibarsi delle briciole che cadono da una tavola riccamente imbandita. Se vi erano tante benedizioni per Israele, non ve ne sarebbe stata una anche per lei? Poiché la si considerava un cane, non aveva il diritto di cibarsi delle briciole? SU 299.4
Gesù aveva appena lasciato il suo campo di lavoro perché gli scribi e i farisei cercavano di togliergli la vita. Mormoravano e accusavano. Increduli e invidiosi, respingevano la salvezza così generosamente offerta. E ora Gesù incontrava una creatura appartenente a una razza infelice e disprezzata, non favorita dalla luce della Parola di Dio, ma che accoglieva subito il divino influsso del Cristo e credeva nella sua capacità di accordarle la grazia richiesta. Supplicava per avere le briciole della tavola del Maestro. Purché le si accordino i privilegi di un cane, è disposta a essere considerata tale. Nessun pregiudizio, nessun orgoglio nazionale o religioso influiscono sulla sua condotta, ed essa riconosce subito in Gesù il Redentore, colui che può fare tutto ciò che gli viene chiesto. SU 299.5
Il Salvatore è soddisfatto. Ha messo alla prova la fede di quella donna; le ha mostrato che non è più una straniera, indegna di partecipare alle benedizioni accordate a Israele, ma è diventata una figlia della casa di Dio. Come gli altri figli ha diritto ai doni del Padre. Gesù esaudisce la sua richiesta, concludendo così la lezione destinata ai discepoli. Volgendosi a lei con sguardo tenero e compassionevole, le dice: “O donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi”. Matteo 15:28. In quello stesso istante la figlia fu guarita. Il demone cessò di tormentarla. La donna se ne andò lodando il Salvatore, felice per l’esaudimento ottenuto. SU 300.1
Questo fu l’unico miracolo che Gesù fece in quel viaggio. Fu proprio per compierlo che si recò nei pressi di Tiro e Sidone. Desiderava aiutare quella donna afflitta e nello stesso tempo lasciare un esempio della sua opera di misericordia nei confronti di un popolo disprezzato, affinché i suoi discepoli imparassero quella lezione per il tempo in cui non sarebbe stato più in mezzo a loro. Egli voleva che essi ampliassero la concezione esclusivista degli ebrei e pensassero al loro ministero presso altri popoli. SU 300.2
Gesù voleva svelare il profondo mistero della verità che era stata nascosta da secoli, secondo cui i pagani sarebbero stati eredi con gli ebrei e “partecipi della promessa fatta in Cristo Gesù mediante l’Evangelo”. Efesini 3:6. I discepoli comprendevano con molta lentezza questo concetto e il divino Maestro ripeté più volte quella lezione. Ricompensando la fede del centurione di Capernaum e predicando il messaggio del Vangelo agli abitanti di Sichar, aveva già mostrato di non condividere l’intolleranza degli ebrei. Ma i samaritani avevano una certa conoscenza di Dio e il centurione aveva dimostrato benevolenza verso Israele. Ora, invece, Gesù li mise in relazione con una donna pagana che, secondo i discepoli, non aveva alcun diritto di aspettarsi di essere esaudita da lui e che era del tutto estranea al popolo eletto. Egli dette l’esempio di come bisognava trattare queste persone. I discepoli avevano pensato che Gesù dispensasse troppo liberamente i doni della sua grazia, ma Egli avrebbe dimostrato che il suo amore non era circoscritto a una razza e a una nazione. SU 300.3
Quando disse: “Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d’Israele”, disse la verità e nella sua opera in favore di quella donna cananea adempiva la sua missione. Quella donna era una delle pecore perdute che Israele avrebbe dovuto ricercare. Il Cristo stava svolgendo l’opera che Israele aveva trascurato. SU 301.1
Questo miracolo fece comprendere meglio ai discepoli l’opera che avrebbero dovuto compiere fra i pagani. Essi videro il vasto campo di lavoro al di fuori della Giudea; videro uomini e donne soffrire per dolori ignorati dai popoli privilegiati. Fra coloro che gli ebrei disprezzavano vi erano uomini che imploravano l’aiuto del grande Medico e che avevano bisogno di quella verità che Israele aveva ricevuto in abbondanza. SU 301.2
Più tardi, quando gli ebrei si allontanarono decisamente dai discepoli perché confessavano che Gesù era il Salvatore del mondo, e quando il muro di separazione fra ebrei e pagani fu abbattuto dalla morte del Cristo, questa lezione e altre analoghe sulla diffusione del Vangelo a tutte le razze e nazioni esercitarono un grandissimo influsso sui discepoli e sul loro lavoro. SU 301.3
Leggi Marco 7:31-37. Chi fu portato da Gesù e cosa fece Gesù per lui?
Nella regione della Decapoli gli indemoniati erano stati guariti e gli abitanti, allarmati per la perdita dei porci, avevano chiesto a Gesù di allontanarsi. Ma avevano poi ascoltato i messaggeri che Egli aveva lasciato, ed era sorto in loro il desiderio di conoscere meglio quel Maestro. Al suo ritorno, una grande folla si raccolse intorno a lui, e gli portarono un uomo che era sordo e muto. Gesù, diversamente dalle sue abitudini, non guarì quest’uomo servendosi soltanto della parola. Lo portò in disparte, gli mise le dita nelle orecchie e gli toccò la lingua. Levando poi gli occhi al cielo, trasse un sospiro al pensiero delle tante orecchie che si rifiutavano di ascoltare la verità e delle tante lingue che non volevano proclamarlo Redentore. Alla parola: “Apriti!” (Marco 7:34) quell’uomo recuperò la capacità di parlare e di udire, e senza tener conto del divieto di raccontare, parlò ovunque della sua guarigione. SU 303.2
Gesù salì su un monte e una gran folla si avvicinò a lui portando ai suoi piedi malati e zoppi. Egli li guarì tutti e la folla, benché pagana, glorificava il Dio d’Israele. Per tre giorni si accalcò intorno al Salvatore, dormiva all’aperto e di giorno accorreva per ascoltare le parole di Gesù e vedere i suoi miracoli. Poi il cibo mancò. Gesù non voleva congedare quelle persone affamate e disse ai discepoli di dare loro da mangiare. Ma la loro fede era ancora scarsa. Essi avevano visto come a Betsaida la loro piccola provvista, grazie alla benedizione di Gesù, fosse stata sufficiente per sfamare tanta gente; tuttavia non portarono tutto ciò che avevano a Gesù perché con la sua potenza lo moltiplicasse per la folla. Non bisogna dimenticare che coloro che Gesù aveva nutrito a Betsaida erano ebrei, mentre questi erano pagani. SU 303.3
Leggi Marco 8:11-13. Quale approccio dei Farisei deluse profondamente Gesù?
I farisei e i sadducei si avvicinarono a Gesù e gli chiesero un segno dal cielo. Al tempo di Giosuè, quando Israele combatteva contro i cananei a Beth-horon, il sole si era fermato all’ordine del condottiero sino al conseguimento della vittoria, e molti altri prodigi simili erano accaduti durante la loro storia. Ora si chiedeva a Gesù un segno di questo genere. Ma gli ebrei non avevano bisogno di segni. Le manifestazioni esteriori non potevano essere di nessuna utilità. Non avevano bisogno di una maggiore comprensione, ma di un rinnovamento spirituale. SU 304.3
A loro, che esaminando il cielo sapevano riconoscere il tempo futuro, Gesù disse: “L’aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni de’ tempi non arrivate a discernerli?” Matteo 16:3. Le parole di Gesù, accompagnate dalla potenza dello Spirito Santo che convince di peccato, erano il segno dato da Dio per la loro salvezza. Segni del cielo erano già stati dati per provare la missione divina del Cristo. Il canto degli angeli uditi dai pastori; la stella che guidava i magi; la colomba e la voce dal cielo al momento del suo battesimo: erano tutte testimonianze in suo favore. SU 304.4
Ogni miracolo compiuto da Gesù era un segno della sua divinità. Egli svolgeva l’opera del Messia proprio come era stata rivelata dai profeti. Ma per i farisei quelle opere di misericordia erano una colpa. I capi della nazione ebraica erano indifferenti verso le sofferenze degli uomini. In molti casi erano stati proprio il loro egoismo e la loro ingiustizia a causare quei dolori che il Cristo alleviava. Così i suoi miracoli erano un rimprovero indiretto per loro. SU 305.1
Gli ebrei respinsero l’opera del Salvatore in base alle prove più evidenti della sua natura divina. Il grande significato dei suoi miracoli lo si scorge proprio nel fatto che miravano al bene dell’umanità. La prova più grande della sua origine divina è la rivelazione del carattere di Dio nella sua vita. Egli compiva le opere di Dio e pronunciava le parole di Dio. Una tale vita è il più grande miracolo. SU 305.2
Anche oggi molti, come gli ebrei, quando viene presentato il messaggio della verità, dicono: Mostrateci un segno; fateci un miracolo. Ma Gesù non fece nessun miracolo per i farisei. Non ne aveva fatti neppure nel deserto, in risposta alle insinuazioni di Satana. Egli ci comunica la sua potenza non perché ce ne serviamo per affermare noi stessi o per soddisfare le richieste degli increduli. Il Vangelo ha in sé i segni della sua origine divina. Non è forse un miracolo la liberazione dalla schiavitù di Satana? L’ostilità verso Satana non nasce naturalmente nel cuore, ma è il prodotto della grazia di Dio.
Leggi Marco 8:14-21. Che cosa avevano dimenticato i discepoli e quale punto di vista ha sollevato Gesù?
Gesù “dopo aver sospirato nel suo spirito” ed essersi allontanato da quei cavillatori, salì sulla barca con i suoi discepoli. Attraversarono il lago silenziosi e tristi. Non tornarono nel luogo che avevano lasciato, ma si diressero verso Betsaida, la località in cui cinquemila persone erano state sfamate. Vicino alla riva, Gesù disse loro: “Vedete di guardarvi dal lievito dei Farisei e de’ Sadducei”. Matteo 16:5. Sin dal tempo di Mosè, al sopraggiungere della Pasqua gli ebrei toglievano tutto il lievito dalle loro case perché lo consideravano simbolo del peccato. Ma i discepoli non compresero che cosa Gesù volesse dire. Nella loro repentina partenza da Magdala, si erano dimenticati di prendere del pane. Pensavano che Gesù alludesse a questo fatto e che li invitasse a non comprare pane né dai farisei né dai sadducei. Spesso, a causa della loro scarsa fede e della limitata visione spirituale, avevano frainteso le sue parole. Gesù li rimproverò per aver pensato che colui che aveva nutrito cinquemila persone con pochi pani e pochi pesci, con quel solenne avvertimento potesse riferirsi soltanto al cibo materiale. C’era il pericolo che gli astuti ragionamenti dei farisei e dei sadducei facessero nascere il dubbio nella mente dei discepoli, inducendoli a non fare attenzione alle opere del Cristo. SU 306.2
Il lievito opera in maniera impercettibile, ma trasforma tutta la pasta. Così l’ipocrisia accolta nel cuore permea il carattere e la vita. Gesù aveva già indicato un esempio notevole dell’ipocrisia dei farisei, quando aveva condannato la loro tradizione detta “Corban”, con la quale si camuffava la trasgressione di un dovere nei confronti dei genitori con il pretesto della generosità verso il tempio. Gli scribi e i farisei proponevano princìpi che generavano inganno. Dissimulavano il vero scopo delle loro dottrine e approfittavano di ogni occasione per inculcarle nella mente dei loro ascoltatori. Quei falsi princìpi, una volta accettati, operavano come il lievito nella pasta, permeando e trasformando il carattere. Quell’insegnamento sbagliato rese ancora più difficile l’accettazione da parte del popolo della parola del Cristo. SU 306.
Un influsso analogo lo esercitano oggi coloro che presentano la legge di Dio conciliandola con le loro abitudini. Essi non attaccano direttamente la legge, ma formulano teorie che ne minano i princìpi e ne indeboliscono il vigore. SU 307.1
Anche oggi fra i discepoli del Signore è ampiamente diffuso quello stesso peccato subdolo e ingannatore. Spesso, il segreto desiderio della propria esaltazione deturpa il nostro servizio verso il Cristo e le nostre relazioni fraterne. Come si desiderano la lode e l’approvazione degli uomini! È proprio l’amore di sé, la ricerca di una via facile per giungere sino a Dio che induce a mettere teorie e tradizioni umane al posto dei comandamenti di Dio. Gesù rivolge ai suoi discepoli queste parole di avvertimento: “Vedete di guardarvi dal lievito dei Farisei e de’ Sadducei”. SU 307.3
La religione del Cristo è sincerità. Lo zelo per la gloria di Dio è il movente che lo Spirito Santo ci infonde e che solo lui può suscitare. Solo la potenza di Dio può allontanare l’amore per se stessi e l’ipocrisia. Questo cambiamento è il segno della sua opera. Quando la fede distrugge l’egoismo, quando induce a cercare la gloria di Dio e non la propria, si può essere certi di trovarsi sulla giusta strada. La nota dominante della vita del Cristo espressa nelle sue parole: “Padre, glorifica il tuo nome!” (Giovanni 12:28), deve esserlo anche della nostra. Egli ci ordina di camminare come lui stesso camminò. “E da questo sappiamo che l’abbiam conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti”. 1 Giovanni 2:3. SU 307.4